La fasciatura dei piedi nella Cina Imperiale

La fasciatura dei piedi, pratica di bellezza estremamente comune presso le donne cinesi di parecchie generazioni, è stata certamente uno dei tratti distintivi più evidenti agli occhi degli occidentali che per primi si recarono nel Celeste Impero.

Storia della pratica

La fasciatura dei piedi aveva banalmente il fine di rimpicciolire i piedi delle donne e renderli più graziosi. Le ragioni per cui le donne cinesi di epoca imperiale iniziarono a praticare questa lunga e fisicamente devastante tecnica di rimpicciolimento sono decisamente poco chiare.

La versione più diffusa è quella che vede una concubina imperiale (o una semplice danzatrice?) di nome Yao Niang, vissuta nel decimo secolo, esibirsi al cospetto della corte nella Danza della Luna sul Fiore di Loto, per praticare la quale si fasciò i piedi. Pare che tale danza riscosse un successo tale da scatenare una vera e propria moda a corte, per la quale le nobildonne iniziarono a fasciarsi i piedi e a rimpicciolirli facendo di tale pratica uno status-symbol.

Un’altra versione, meno nota e ancor meno chiara, vede una consorte (o concubina?) di un imperatore (di quale epoca?) nascere con una grave malformazione ai piedi, i quali apparivano a forma di zoccolo di cavallo. Per questo motivo, pare, le donne di corte furono costrette a fasciarsi i piedi in modo da ottenere la stessa forma, trasformando, così, un handicap in una moda, e influenzando i costumi della popolazione cinese nei secoli a venire.

fasciatura dei piedi

La tecnica di fasciatura dei piedi

Il processo di fasciatura dei piedi veniva avviato quando le ossa erano ancora morbide, a un’età che variava molto a seconda del ceto o della provincia di residenza ma in ogni caso prima del compimento dei dieci anni. Era una pratica estremamente lunga e dolorosa, che condannava le bambine all’immobilità totale per un tempo imprecisato (in media almeno due anni).

Le fasce venivano bagnate in una soluzione di erbe disinfettanti e poi avvolte attorno al piede precedentemente cosparso di allume per romperne le ossa e deformarlo, ancora una volta, in modo diverso a seconda di ceto e provenienza geografica. Le donne più facoltose o nobili fasciavano i piedi in modo da renderli minuscoli (e dunque meritevoli della definizione onorifica di “gigli dorati”), perché per loro non era necessario lavorare, mentre le contadine, al contrario, rimpicciolivano poco i propri piedi perché costrette a coltivare i campi e dunque ad avere pieno possesso delle proprie funzioni motorie.

Le donne più sfortunate non fasciavano i piedi e dunque non si sposavano, finendo a lavorare come domestiche o, peggio ancora, come piccole nuore, ossia donne adottate da altre famiglie come serve tuttofare e schiave sessuali degli uomini. Quanto alle differenze relative alla provenienza geografica, nel Nord della Cina era molto diffusa la forma a mezzaluna, la quale lasciava l’alluce intatto e prevedeva il ripiegamento delle altre quattro dita sotto la pianta del piede, a sua volta piegata in modo da dimezzare la lunghezza, come si può vedere nell’immagine:

 fasciatura dei piedi

Al Sud, invece, l’alluce veniva piegato all’indietro e verso l’alto. La fasciatura dei piedi era una tecnica estremamente pericolosa per chi la subiva: le donne erano ben consapevoli del fatto che almeno una bambina su dieci moriva durante il processo. La ripiegatura del piede in fasce tanto strette, infatti, causava, insieme alla rottura delle ossa di dita e pianta, naturalmente, anche cattivi odori, sanguinamenti e infezioni continue (basta pensare alle nostre ballerine classiche e ai sanguinamenti causati dalle punte; la fasciatura del piede era infinitamente più traumatica perché i piedi non li deformava temporaneamente ma in maniera definitiva, rompendoli).

Se la fasciatura dei piedi non era seguita a dovere nelle sue fasi iniziali, cambiando spesso le fasce, disinfettando i piedi ogni giorno, tagliando le unghie e asportando calli e pelle in eccesso, si trasformava in una fonte di setticemie, uccidendo la bambina in pochi giorni.

Coloro che riuscivano a sopravvivere erano destinate a convivere con un’andatura altalenante, quasi zoppa, la quale, tuttavia, era vista con ammirazione.

Significato nella cultura popolare

La pratica si tramandava di madre in figlia e una fasciatura perfetta era considerata un successo per la madre, la quale garantiva, in questo modo, un matrimonio di successo a sua figlia e prosperità alla sua intera famiglia. Più piccoli, infatti, erano i piedi, maggiori erano le speranze di contrarre matrimonio con un uomo di ceto elevato.

La fasciatura, infatti, non era solo un banale (seppur estremo) espediente di bellezza: essa era considerata la summa delle virtù della perfetta donna cinese di età imperiale. Una donna coi piedi molto piccoli, infatti, dimostrava di esser stata una figlia obbediente (perché neanche di fronte alle sofferenze più atroci si era opposta al volere della madre che gliele infliggeva), e dunque sarebbe stata certamente docile con sua suocera; inoltre dimostrava di essere totalmente dipendente dal marito e asservita alla sua volontà (perché con i piedi ridotti in quello stato non sarebbe potuta andare lontano né svolgere alcun tipo di attività lavorativa che prevedesse movimento). I piedi piccoli, inoltre, recavano un’enorme carica erotica ed erano impiegati in pratiche sessuali di vario tipo.

fasciatura dei piedi

Fasciatura e Occidente

La dinastia Qing tentò a più riprese di abolire tale pratica, la quale, tuttavia, resistette e restò diffusissima fino agli inizi del Novecento. I decreti di abolizione emanati a più riprese ebbero degli effetti importanti nel ridurre tale pratica che, nonostante ciò, resistette soprattutto nelle zone di campagna (ad oggi, in Cina, vi sono ancora alcune anziane donne che recano i segni di tale pratica).

La Repubblica di Cina e in seguito la Repubblica Popolare Cinese, in ogni caso, hanno fermamente condannato la pratica in quanto feudale e disumana. Gli occidentali hanno fatto altrettanto. Ma possono davvero permetterselo? Gli europei hanno imposto alle proprie donne l’uso del corpetto, il cui impatto sulle ossa era invasivo e inumano tanto quanto la fasciatura dei piedi. Inoltre, lo stesso uso odierno, da parte delle donne, di tacchi vertiginosi, pur non essendo distruttivo come le fasciature, ha effetti negativi sulle articolazioni e sulla circolazione sanguigna, creando problemi permanenti alle ossa e a vene e arterie.

In definitiva, il vero problema non è la fasciatura dei piedi, il corpetto o i tacchi. Il problema è la necessità, tuttora profondamente sentita dalle donne di tutte le culture, di effettuare interventi “estremi” sul proprio corpo al fine di piegarsi a un capriccio maschile che, come d’incanto, viene identificato con il volere normale e istituzionalizzato dell’intera società.

Francesca Salvati

Fonti

http://www.smithsonianmag.com/history/why-footbinding-persisted-china-millennium-180953971/

http://www.studentpulse.com/articles/927/revisiting-footbinding-the-evolution-of-the-body-as-method-in-modern-chinese-history