Alceo e Saffo furono entrambi esponenti della lirica monodica, un certo tipo di poesia greca sviluppatasi intorno al VI secolo a.C. nell’elisola di Lesbo, situata di fronte alla Troade. Questo luogo era abitato da stirpi eoliche originarie della Tessaglia, ma anche della Locride e della Beozia, le quali dominarono culturalmente molte città del territorio cumano e molte altre.
La lirica di stampo eolico
La lirica eolica è totalmente differente dall’ elegia ionica nel quale abbiamo parlato nell’ articolo precedente, con Teognide di Megara; i metri in questione, infatti, sono stati tramandati con uno schema quantitativo, ovvero caratterizzati dall’ isosillabismo (numero constante di sillabe). Nei versi sono messi insieme sistemi strofici di distici, tristico e tetratistico, evidenziando una minore elasticità sonora rispetto al giambo o alla lirica corale.
Nell’ 800 alcuni studiosi hanno avanzato ipotesi secondo le quali le forme linguistiche di questa lirica, e specialmente quella si Saffo, sono da ricondurre ad espressioni indoeuropee; tanto è vero che il sostrato omerico in taluni casi sembra quasi assente o comunque poco percepibile.
Cultura lesbica tra storia e leggenda
Lesbo fu la terra madre della poesia lirica. Forse è proprio per questo che per secoli dal poeta ellenistico Fanocle ci è stata tramandata una leggenda secondo la quale la testa del cantore Orfeo sarebbe stata spinta dal mare fino alle
La poetica di Alceo
La poetica di Alceo nasce nell’ambiente dell’ eterìa; per questo motivo, il ricorrente tema simposiaco ha un’assoluta
Interessante dal punto di vista tematico, il giudizio che Dioniso di Alicarnasso dà della poetica di Alceo: egli crede che spogliando della metrica i versi del poeta di lesbo, troveremmo un autentico discorso politico. Tuttavia, numerosi studiosi degl’ultimi due secoli sono concordi nell’affermare che questa critica è fin troppo azzardata; in tal senso ricordiamo quanto disse C. M. Bowra:
“La ristrettezza del suo modo di vedere, dopo tutto, fece sì che Alceo osservasse le cose con maggiore chiarezza e le sentisse con emozione indivisa”.
La poetica di Saffo
Il corrispettivo femminile dell’ambiente di Alceo, è il mondo di Saffo. Il tiaso saffico, non era infatti molto diverso dall’ eteria di Alceo. Il tiaso era una comunità di donne e ragazze che veneravamo Afrodite, con certe caratteristiche paideutiche. Saffo era la maestra-guida di una cerchia di ragazze che imparavano ad intrecciare ghirlande, a drappeggiare le vesti, ecc.
Capita moltissime volte che la poetessa non nasconda preferenza per una o un’altra giovane; per questo ritroviamo frequentemente nomi come Attis, Cleantide, Gòngila o Dika. Come nel fr. 1, Saffo implora Afrodite di consigliarle come
La poetessa di Lesbo, infatti, si sposò e fu madre di Kleis; era sorella di Carasso, nei confronti del quale era molto apprensiva a causa della sua vita confusionaria. Il genere innografico, coltivato al passo con Alceo, è rivolto al culto di Afrodite, attraverso toni di invocazione formale, e indirizzato ad Hera, nel quale si riferisce spesso alla saga troiana.
Quando i grammatici alessandrini raccolsero le poesie di Saffo, dedicarono l’intero nono libro agli epitalami, i canti nuziali, ispirati al linguaggio della tradizione popolare. Certamente molti di questi erano composti su commissione ma in generale sono piuttosto spontanei e dai toni freschi.
A bene vedere, è incredibile che in solo 200 frammenti che ci rimangono di Saffo, ritroviamo una varietà tematica, linguistica e metrica assai variopinta e curata fino ai minimi dettagli. Forse è per questo che il critico E. Thovez disse che avrebbe dato tutta la letteratura latina in cambio di un solo verso di Saffo.
Lisa Davide