Neoplatonismo nell’arte: la Primavera di Botticelli

La Primavera di Botticelli è uno dei quadri dall’interpretazione più complessa e discussa della storia dell’arte italiana; basti pensare che perfino il titolo non fu attribuito al dipinto dall’autore stesso, ma dalla critica dell’Ottocento, che lo lesse come un’allegoria della Primavera. Una delle interpretazioni implica la filosofia del Neoplatonismo.

La Primavera di Botticelli: un quadro, tante interpretazioni

…un’altra Venere che le Grazie la fioriscono, dinotando la Primavera. (Giorgio Vasari)

La Primavera di BotticelliTali interpretazioni spaziano dall’ambito letterario, che vedrebbe l’opera strettamente legata alle Stanze di Poliziano, a quello politico, senza tralasciare un’interessante lettura allegorica alternativa che accosta La Primavera ad altre due celebri opere di Botticelli, “Pallade e il Centauro” e “La nascita di Venere” per ricavarne un’unica interpretazione complessiva.

Una delle letture più affascinanti e storicamente valide, comunque sia, resta quella neoplatonica fornita da Ernst Gombrich e completata da Edgar Wind. Essa inquadra l’opera di Botticelli nella temperie culturale della Corte medicea, affiancando all’elaborazione dei contenuti mitologici le suggestioni neoplatoniche del filosofo umanista fiorentino Marsilio Ficino.

Il Neoplatonismo alla Corte medicea

La Primavera di Botticelli GrazieFicino rappresentò un vero punto di riferimento per gli intellettuali e gli artisti che, nella Firenze dell’epoca, ruotavano intorno alla corte medicea. Nel 1462 fondò, per incarico di Cosimo de’ Medici, l’Accademia Neoplatonica. Questo cenacolo filosofico, più simile ad un punto di ritrovo di amici e letterati (tra gli altri ricordiamo Pico della Mirandola e Angelo Poliziano) che ad un’accademia istituzionale, amplificò la risonanza delle rielaborazioni neoplatoniche già in auge dall’inizio del secolo, di cui Ficino fu il maggiore interprete italiano.

Egli tradusse e commentò molti testi di Platone, l’antico Corpus Hermeticum del leggendario Ermete Trismegisto e le opere di Porfirio, Proclo e Plotino, le maggiori menti del neoplatonismo. La sua filosofia era quindi imbevuta non soltanto di platonismo, ma anche di misticismo e di ermetismo, producendo un modello filosofico che fondeva paganesimo e cristianesimo.

La Primavera di Botticelli Zefiro Clori FloraUno dei nuclei fondamentali del pensiero di Ficino, che porremo alla base dell’interpretazione de la Primavera di Botticelli, è la concezione del cosmo, inteso come immenso organismo animato illuminato dalla luce di Dio. Ogni cosa del mondo contiene in sé la presenza del divino ed è perciò collegata alle altre; in tale prospettiva l’uomo, “copula mundi” (cioè termine medio tra terreno e divino), non può conoscere la realtà servendosi degli aridi strumenti forniti dalla logica aristotelica, ma piuttosto attraverso rivelazioni intuitive, stabilendo catene di analogie tra le cose, perché esse sono emanazioni di Dio.

L’attività conoscitiva dell’uomo consiste quindi in un’operazione ermeneutica che giustifica ampiamente il ricorso a figure mitologiche e simboli: ogni cosa rimanda ad un’altra, e solo in questa infinita serie di rimandi l’uomo può raggiungere la comprensione del mondo e di Dio.

Le figure mitologiche

Possiamo adesso tornare alla lettura del nostro dipinto: chi sono le nove figure rappresentate nel quadro?

Se ci atteniamo all’interpretazione tradizionale, accettata (quasi) all’unanimità dalla critica, possiamo leggere le figure nella maniera seguente:

    • nel gruppo all’estrema destra Zefiro, personificazione dell’omonimo vento, insegue Clori, la ninfa di cui è innamorato; essa si muta nella donna dall’abito fiorito, Flora, identificata con la Primavera;
    • la figura centrale col drappo rosso, sul cui capo si libra Amore con le sue frecce, è Venere. Nella letteratura latina, molto cara agli umanisti, ella è datrice di vita e principio generatore della Natura, dunque perfettamente in tema con la Primavera;
    • le tre donne danzanti, coperte da leggerissimi veli trasparenti, rappresentano le tre Grazie, tradizionali compagne di Venere;
  • il personaggio a sinistra, intento a scacciare le nubi col caduceo, è Mercurio.La Primavera di Botticelli scansione compositiva

Procediamo dunque a comprendere la scelta di questi personaggi.

Il neoplatonismo dietro la Primavera di Botticelli

In una lettera di Ficino a Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, cugino del Magnifico al quale fu donata la Primavera di Botticelli, il filosofo esorta il suo pupillo a esercitare la virtù sotto la protezione di Venere-Humanitas. A partire da questo spunto, lo storico dell’arte Gombrich intuì che la Venere di Botticelli non rappresentava soltanto la Bellezza e non alludeva semplicemente al giardino delle delizie decantato da Poliziano, ma era la personificazione del principio neoplatonico dell’armonia.

La presenza della dea in un altro celebre dipinto del pittore, la nascita di Venere, rimanda alla duplice natura dell’amore descritta nel Simposio di Platone e rielaborata da Ficino: Venere Urania, l’amore divino, e Venere Pandemia, l’amore terreno.

Entrambi i generi di amore sono onorevoli e degni di lode, sebbene in grado diverso e ciascuna delle due Veneri ci spinge a procreare la bellezza, ma ciascuna in modo suo proprio.La Primavera di Botticelli e la nascita di Venere

A questo si aggiunge la concezione ficiniana dell’amore secondo i tre aspetti di Piacere (Voluptas), Castità (Castitas) e Bellezza (Pulchritudo), perfettamente esemplificati dai personaggi a destra: l’impeto amoroso di Zefiro, la Voluptas, travolge la Castitas di Clori provocando la sua trasformazione in Flora, che genera una rigogliosa primavera su tutta la terra, rappresentando così la Pulchritudo. Le Grazie rappresentano il principio vitale dell’universo, mentre la temperanza di Mercurio all’estrema sinistra si oppone all’impetuosità di Zefiro; il suo gesto di “togliere il velo delle nubi” alluderebbe, secondo lo storico dell’arte Wind, al “dis-velare“, cioè all’interpretare il mistero del cosmo.

Come già detto, la lettura neoplatonica è soltanto una delle tante possibili, ma certamente la sua profondità e organicità col contesto storico in cui visse Botticelli la rendono una delle più affascinanti e plausibili al contempo.

Maria Fiorella Suozzo

Fonti

Sandro Botticelli: la Primavera, Marco Bussagli

Il Neoplatonismo nell’arte rinascimentale, a cura di G. Pieranti