Hermes: il messaggero degli dei dell’Olimpo

Hermes o Mercurio era lo spregiudicato e geniale messaggero degli dei greci. Secondo i mitologi, era considerato la personificazione del vento, di cui aveva molti attributi: la velocità, la leggerezza, l’incostanza nei propositi, la monelleria e l’umore scherzoso.

Scopriamo insieme chi era Hermes.

L’incredibile nascita di Hermes

Hermes
Mercurio di Giovanni Antonio Burrini. Bologna 1656-1727

Hermes, che i Romani identificarono con Mercurio, era figlio di Zeus e di Maia, una delle Pleiadi. Il dio nacque in una grotta scavata nei fianchi del monte Cillene, la più alta cima del Peloponneso, al confine tra l’Arcadia e l’Acaia, ed è per questo che ad Hermes è stato attribuito anche l’appellativo di Cillenio.

Appena nato, Hermes si liberò da sé dalle fasce e uscì quatto quatto dalla caverna. Dopo pochi passi, vide una tartaruga, la raccolse, tolse l’animale dal suo guscio e sulla cavità di questo tese sette corde, fabbricando così una cetra che dava un suono dolcissimo.

Il furto dei buoi

Hermes
Mercurio ruba le greggi di Apollo. Parigi, Louvre – 530 a.C.

La prima notte dopo la sua nascita, Hermes “giocò” a fare il ladro. Giunse in Pieria, in Tessaglia, dove pascolavano i buoi di Apollo. Il piccolo dio si impossessò di cinquanta capi di bestiame: con sottile malizia, affinché le tracce lasciate dagli zoccoli dei buoi sul terreno non lo tradissero, trasse i buoi per la coda, facendoli camminare a ritroso, in tal modo egli dava alla gente l’impressione che i buoi non si allontanassero dal pascolo, ma vi ritornassero.

Il furbetto portò la refurtiva sulle rive del fiume Alfeo, in Elide, dove c’era una spelonca sotterranea molto profonda, la cui apertura era ben coperta da cespugli. Così, tornò poi nella sua grotta sul monte Cillene e si rimise tranquillo nella sua culla.

Non appena si fece giorno, Apollo, che era anche il dio dei vaticini e degli oracoli, subito si accorse del furto e seppe chi lo aveva commesso. Si recò allora dal piccolo Hermes, il quale si finse un piccolo neonato innocente, che non avrebbe mai potuto compiere quell’impresa. Come avrebbe potuto un lattante rubare cinquanta buoi con le sue manine piccine piccine ? E come si sarebbe recato in Tessaglia un dolce bambino, nato da un giorno, coi suoi piedini delicati ?

Apollo, a udire come quel bambinello malizioso sapeva infilzare bugie su bugie, aveva una gran voglia di ridere; ma sforzandosi di arrabbiarsi, lo minacciò di restituirgli il bestiame. Il piccolo Hermes non si scompose e si mise a suonare la cetra. Apollo fu ammaliato da quel suono e chiese di avere quello strumento e fu qui che Hermes diede prova di saper far bene gli affari rispondendo che gli avrebbe regalato la cetra, purché Apollo gli avesse lasciato i cinquanta buoi. Così fu stabilito e da quel giorno i due dei divennero ottimi amici.

Il messaggero degli dei

Hermes
Il caduceo di Hermes

Hermes era il messaggero degli dei perché rapido come il vento. Egli riceveva da Zeus o dagli altri dei le missioni più delicate e aveva la libertà di trattarle a suo modo, poiché gli dei avevano molta fiducia nella sua furberia e abilità. Il dio fu mandato a liberare Ares, quando cadde prigioniero di Oto e di Efialte; a persuadere Hades di restituire per qualche tempo Persefone alla madre Demetra; a condurre Hera, Afrodite e Atena sul monte Ida per il giudizio di Paride; a guidare il re Priamo alla tenda di Achille per riavere il cadavere del figlio Ettore; a proteggere Ulisse contro i raggiri di Circe; a sottrarre la giovenca Io alla vigilanza di Argo; a salvare Dioniso infante dall’ira di Hera.

Hermes era anche il dio dei sogni in quanto il sogno era considerato come un messaggio di Zeus, e aveva la facoltà di far chiudere gli occhi a chi non conciliava il sonno.

Infine, il dio accompagnava le ombre dei morti nell’Erebo e perciò era chiamato con l’appellativo di Psicopompos, voce che in greco significa “conduttore di anime”.

Hermes veniva rappresentato come un giovane vigoroso e snello, ai piedi portava i talari, speciali calzari alati; in testa aveva un cappello da viaggio, detto pètaso, al quale erano aggiunte due ali e in mano aveva il cadùceo. Il Caduceo viene spesso rappresentato con due serpenti avvolti a spirale: in questo caso i due animali raffigurano le polarità del bene e del male tenute in equilibrio dalla bacchetta del dio che ne controlla le forze. Sono le correnti cosmiche riferite sia all’universo che all’uomo nella complessità del suo organismo (macro- e microcosmo). Le ali simboleggiano il primato dell’intelligenza, che si pone al di sopra della materia per poterla dominare attraverso la conoscenza.

Raffaela De Vivo

Bibliografia:

F. PALAZZI, I miti degli dei e degli eroi, Loescher editore, Torino, 2004.

Sitografia:

http://members.xoom.virgilio.it/Perrone/medicina/caduceo.htm