Leibniz: la Monadologia e il grande principio

In questo articolo proveremo a conoscere un’opera fondamentale della filosofia moderna: la Monadologia di Gottfried W. von Leibniz.

Leibniz

Nell’opera, che risale al 1714, Leibniz esporrà, se pur in forma di compendio, in modo compiuto il suo sistema filosofico. Ma in cosa consisterà l’unità speculativa di fondo, cui sono riconducibili tutti i suoi pensieri? Qual è, in altri termini, la domanda fondamentale che schiude il suo orizzonte speculativo?

Leibniz individua nell’assioma nihil est sine ratione il principio universale capace di dar vita alle migliori dispute metafisiche. Ora, se niente è senza una ragione, allora ogni cosa ha una sua ratio, un suo fondamento. Dunque, in altri termini, abbiamo a che fare con il principio di ragion sufficiente.

Leibniz e il principio di ragione sufficiente

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Gottfried W. von Leibniz

Leibniz definisce tale principio come il “grande principio” il quale afferma che niente accade senza ragion sufficiente; l’unico, dunque, in grado di guidare i nostri ragionamenti verso il fondamento delle cose e, allo stesso tempo, verso l’ordine razionale che regna nelle cose stesse. Leibniz specifica che:

niente di ciò che accade, niente di ciò che giunge a esistere, è senza una ragione che sia sufficiente a determinare il perché e il come del suo esistere

Tuttavia, per il fatto che questo principio si riferisce alla realtà fenomenica, potrebbe negarne la sua stessa universalità? Assolutamente no; in altri termini, il principio di ragione sufficiente si dovrebbe estendere anche a ciò che non riesce a pervenire all’esistenza.

Una volta posto tale principio metafisico, cioè una volta detto che “nihil est sine ratione“, veniamo alla domanda che si annida nel cuore della metafisica di Leibniz, ovvero: perché esiste qualcosa e non piuttosto il nulla?

Perché esiste qualcosa e non il nulla?

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Pagina manoscritta della Monadologia

Poniamoci questa domanda: perché qualcosa esiste e non altrimenti? Non esiste una situazione di stallo tra l’esistenza e la non esistenza. Dal momento che nella domanda partiamo dalla constatazione che qualcosa esiste – e a questo non si sfugge – allora questa domanda si identifica con quella constatazione: la cosa esistente esiste. Questo esistere, come condizione di domanda, ne è anche la risposta.

Ovviamente non è possibile, invece, che dandosi il nulla si possa porre la stessa questione. Sarete curiosi a questo punto di capire da dove proverrà mai tutta l’esistenza per il nostro Leibniz; troviamo risposta immediata nella Monadologia: Dio. L’esistenza di Dio è necessaria perché altrimenti nessuna cosa avrebbe una ragione per esistere piuttosto che non esistere, nel senso che prevarrebbe il nulla stesso, essendo impossibile che una cosa qualunque contingente possa essere a capo della catena delle cause, ovvero possa essere causa di tutte le altre.

Dio e l’esistere delle cose nel senso del principio di ragion sufficiente si identificano, dunque Dio deve essere inteso come causa e quindi motivo di tutte le cose. Dio, come Ratio Realis, è causa del passaggio dal mondo logico al mondo fisico, dal Nulla all’Esistenza delle cose finite.

Sembra ermeneuticamente interessante collegare questa curvatura teologica ed il tipo di Razionalità di Leibniz con il motto di hegeliana memoria “ciò che è razionale è reale, e ciò che è reale è razionale“; per quanto questo collegamento possa apparire filosoficamente arbitrario, si tenga ben presente che tale affermazione hegeliana è vicinissima alla riduzione quale “il Razionale è il Reale”. Non siamo, a questo punto, molto distanti dalla formulazione leibniziana: Ratio est Realis.

Deborah Rosiello

Fonti

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Fonte immagine media: www.imgbuddy.com; www.wikipedia.org

Fonte citazioni: G. von Leibniz, Monadologia, 1714, Bompiani; Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, Bompiani, Milano 2006, p. 59