Gabriel García Márquez: vita e opere

 

Gabriel Garcia Marquez: il ricordo di un mito

Gabriel José de la Concordia García Márquez, noto semplicemente come Gabriel García Márquez Márquez  e soprannominato Gabo, nacque il 6 marzo 1927 ad Aracataca, un paesino fluviale nel nord della Colombia. Come consuetudine diffusa nei paesi ispanici, adottò i due cognomi del padre telegrafista e della madre, nota chiaroveggente. 

Naturalizzato messicano, il giovane García Márquez crebbe con i nonni materni: il colonnello liberale Nicolás Ricardo Márquez Mejía (18641936) e la sua consorte Tranquilina Iguarán Cotes (18631947), una grande conoscitrice di fiabe e leggende locali. 

Scrittore, giornalista (1948-1961) e saggista, per i suoi meriti letterari, nel 1982 ha vinto il Premio Nobel per la letteratura.

Attività letteraria di Gabriel García Márquez

Il suo esordio letterario avvenne nel 1955 con il romanzo Foglie morte, ma il primo racconto risale al 1947. Dopo il trasferimento in Messico, si dedicò in maniera costante alla scrittura ma fu nel 1967 che pubblicò Cent’anni di solitudine, considerata tra le opere più significative della letteratura del XX secolo. Intatti, il IV Congresso internazionale della Lingua Spagnola tenutosi nel marzo 2007 Cartagena de Indias (Colombia) votò il romanzo come seconda opera più importante mai scritta in lingua spagnola. Solo il celeberrimo Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes riuscì a superarlo.

Ambientato a Macondo, immaginaria e isolata città dell’America Latina, il romanzo racconta le vicissitudini della famiglia Buendía attraverso diverse generazioni di personaggi forti, combattivi e sognatori. Sono inoltre caratterizzati da un’aura di magica follia e disincanto e spesso sono votati alla solitudine e al fallimento. Un’opera complessa e ricca di folclore, miti, leggende, riferimenti e allusioni alla storia e alla cultura popolare sudamericana, in particolare colombiana.  

L’autore pubblicò il romanzo per la prima volta nel 1967, ottenne un grande successo di vendite e inaugurò il boom della letteratura ispanoamericana. Tradotto in moltissime lingue, diventò l’opera in lingua spagnola più venduta di sempre e consentì a tutti di riscoprire l’America Latina, questa volta a livello letterario. 

Il fatto che alcuni dei titoli dei suoi romanzi, come Cronaca di una morte annunciataL’amore ai tempi del colera e lo stesso Cent’anni di solitudine facciano ormai parte dei nostri modi di dire testimonia la grande popolarità di García Marquez.

Il realismo magico di Gabriel García Márquez

La solitudine moltitudinaria di García Márquez - SUR

Nonostante non fosse il primo a cimentarsi con questo tipo di scrittura, sarà Cent’anni di solitudine il romanzo che gli portò fama internazionale. La critica lo consacrò in tutto il mondo come un autore del massimo livello capace di influenzare futuri scrittori come Paulo Coelho e Isabel Allende

Considerato la massima espressione del cosiddetto movimento realismo magico, Cent’anni di solitudine. L’autore descrive un mondo apparentemente normale e plausibile nel quale sono inseriti alcuni elementi soprannaturali inspiegabili con la ragione. Nonostante ciò non destano alcuna sorpresa nei personaggi ma provocano perplessità e incanto nel lettore che vive la storia come rapito da un sogno.

Dunque, gli elementi magici all’interno della narrazione, per altri aspetti realistica, creano una sorta di realtà parallela. I tappeti volanti che vediamo apparire nel racconto, sono considerati dai protagonisti del come un normale mezzo di trasporto. 

Attività di cronaca e di politica di Gabriel García Marquez

Abbandonati gli studi di giurisprudenza, a seguito dei disordini politici del 1948 (periodo detto della Violencia) Gabriel García Marquez si trasferì prima a Cartagena. Qui si dedicò all’attività giornalistica lavorando prima come redattore e poi come reporter de “El Universal“. Successivamente si trasferì a Barranquilla nel 1949 per lavorare come opinionista e reporter a “El Heraldo“. Nel 1954 tornò a Bogotá a lavorare a El Espectador come reporter e critico cinematografico. Dopo essere stato inviato a Roma, dove seguì dei corsi di regia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Soggiornò sia a Parigi che a Londra per poi rientrare in Sudamerica e trasferirsi in Venezuela.

Nel 1958 sposò a Barranquilla Mercedes Barcha da cui ebbe due figli, Rodrigo (nato a Bogotá nel 1959) e Gonzalo (nato in Messico nel 1962). 

Dopo la salita al potere di Fidel Castro, visita Cuba dove, assieme al suo amico Cesare Zavattini, fondò la Scuola Internazionale di Cinema e TV (a San Antonio de Los Baños, alla periferia dell’Avana) tuttora molto attiva.

Ebbe modo di conoscere personalmente Che Guevara, e lavorare (prima a Bogotà, poi a New York) per l’agenzia Prensa Latina, fondata da Jorge Ricardo Masetti e dallo stesso Castro, del quale divenne un buon amico. Questa scomoda amicizia con il líder maximo – che egli definì più che politica, intellettuale e letteraria – non impedì allo scrittore di essere apprezzato anche negli Stati Uniti. Lo stesso ex Presidente Bill Clinton (che per incontrarlo alla Casa Bianca rimosse il divieto d’ingresso posto su García Marquez nel 1961 a causa della sua vicinanza a Castro) lo definisce il suo scrittore preferito.

Nel 1961 dopo aver perso l’autorizzazione alla residenza permanente come cronista di Prensa Latina a New York, sentendosi messo sotto sorveglianza dalla CIA e minacciato dagli esuli cubani anticastristi, si trasferì in Messico. 

Quando nel 1971, il governo cubano fece arrestare il poeta Heberto Padilla che fu costretto a fare pubblica autocritica per avere scritto contro la Rivoluzione e il castrismo. García Marquez fu l’unico degli intellettuali interpellati a rifiutarsi di firmare la lettera di aperta critica di molti intellettuali socialisti e comunisti. Tra i più importanti Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Alberto Moravia e Federico Fellini.

Il fatto che anche l’anticomunista Vargas Llosa lo avesse invece fatto, insieme ad un violento litigio per motivi politici e personali avvenuto nel 1976 a Città del Messico, interruppe il loro rapporto d’amicizia per trent’anni. Il 2007 fu l’anno in cui ci fu una parziale riappacificazione tra i due ma esclusivamente a livello letterario.

Colpo di stato di Pinochet e opere successive

Nel 1973, in seguito al colpo di stato cileno del generale Augusto Pinochet e all’uccisione  del presidente Salvador Allende, come segno di protesta Marquez interrompe l’attività letteraria. Per circa due anni e si dedica al giornalismo attivo e di cronaca. Nel 1974 a Roma, entra a far parte della sessione II del Tribunale Russell, organizzazione indipendente fondata con il fine di esaminare le violazioni di diritti umani in Vietnam e in Cile.

Nel 1975 seguirono altri romanzi e saggi di gran successo, fra i quali L’autunno del patriarca  e Cronaca di una morte annunciata. Il primo racconta di un dittatore che, dopo anni di regno, non riesce più a discernere la realtà dalle sue stesse menzogne, usate per plasmare la realtà e la storia a suo piacimento. Nel secondo il narratore si impegna a ricostruire gli avvenimenti precedenti e successivi a all’omicidio del giovane Santiago Nasar.

Nel 1976 Marquez decise che non avrebbe accettato più alcuna pubblicazione fintanto che il Cile non si fosse liberato di di Pinochet. Tuttavia, nel 1980 riprese i reportage sulla dittatura e i suoi dissidenti, nonché le sue pubblicazioni letterarie da cui sono state tratte le omonime trasposizioni cinematografiche. 

Il più noto di questi ultimi romanzi è L’amore ai tempi del colera. Si tratta di un’appassionante storia d’amore tra i due protagonisti Fiorentino e Fermina. I due affrontano con perseveranza e ottimismo tutti gli ostacoli sul loro cammino con l’obiettivo di stare insieme per sempre.

Dal 1975, Gabriel García Márquez visse tra il Messico, Cartagena de IndiasL’Avana e Parigi e nel 1982, vinse il Premio Nobel per la letteratura. Nel 1983, l’anno precedente alla morte del padre, García Marquez fece ritorno ad Aracataca in Colombia. Questo fu teatro di una sanguinosa guerra tra governo, narcotrafficanti e i guerriglieri delle FARC. Di nuovo ricoprì il ruolo di mediatore al fine di ottenere la pace in Colombia. Sui cartelli della droga scrisse anche Notizia di un sequestro, un libro-intervista agli ostaggi sequestrati dal purtroppo celebre trafficante Pablo Escobar.

La malattia e le ultime opere

Nel 1999 scoprì di avere un linfoma non Hodgkin. Questa notizia lo spinse, dopo un periodo di silenzio, a scrivere con impegno le sue memorie alternando la scrittura ai cicli di chemioterapia a Los Angeles.

Il 2 giugno 2000 Gabriel García Márquez in un’intervista negò la paternità de La Marioneta (un commiato agli amici scritto in realtà da Johnny Welch). Egli affermò «Quello che potrebbe uccidermi è che qualcuno creda che io abbia scritto una cosa così kitsch. È la sola cosa che mi preoccupa». 

Nello stesso periodo firma una petizione a sostegno dell’ex terrorista e scrittore italiano Cesare Battisti

Nel 2002 pubblicò la prima parte della sua autobiografia intitolata Vivere per raccontarla. Nell’opera, racconta gli anni della sua infanzia e della sua giovinezza, caratterizzati da una realtà miracolosa e da elementi magici. 

Lo scrittore vinse la malattia nel 2005, anno del suo ultimo romanzo, Memoria delle mie puttane tristi. Questo parla di un giornalista eccentrico che scopre per la prima volta l’amore vero, trovando “l’inizio di una nuova vita a un’età in cui la maggior parte dei mortali è già morta”.

Nel 2010 esce una raccolta di suoi interventi scritti e pronunciati in varie occasioni dal titolo Non sono venuto a far discorsi.  

Gli ultimi anni della vita di Gabriel García Marquez

Gabriel García Márquez e l'Eldorado della solitudine - la Repubblica

Nel 2012 l’amico Plinio Mendoza e dichiarò che lo scrittore era stato colpito dalla malattia di Alzheimer, mentre il fratello Jaime parlò di demenza senile. Successivamente la moglie smentì entrambi e attribuì i problemi di memoria all’età avanzata dello scrittore. Il 6 marzo 2013, raggiunto il suo 86º compleanno, Gabriel García Márquez dichiarò alla stampa di essere “molto felice di essere arrivato a quest’età”. Non fece alcun cenno alla presunta malattia. 

Nello stesso anno comparve in pubblico in buone condizioni di salute ma il declino giunse l’anno successivo. Garcia Marquez morì il 17 aprile 2014 all’età di 87 anni in una clinica di Città del Messico, dove era stato ricoverato pochi giorni prima per una polmonite e per un’infezione delle vie urinarie

Alla scomparsa del premio Nobel colombiano, il presidente Juan Manuel Santos dispose il lutto nazionale per tre giorni. 

«Non è vero che le persone smettono di inseguire i sogni perché invecchiano, diventano vecchi perché smettono d’inseguire sogni» 

Gabriel García Marquez

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