Pomponazzi, il libero arbitrio e i miracoli nel Rinascimento

Pomponazzi è un filosofo e medico del Rinascimento studioso di Aristotele. Le sue riflessioni sull’anima e sul libero arbitrio, valide ancora oggi, suscitano un vasto dibattito nel suo tempo. In questo articolo illustriamo questi e altri aspetti del pensiero del filosofo mantovano.

La vita di Pomponazzi

Pietro Pomponazzi nasce a Mantova nel 1462 da una famiglia agiata. Così, nel 1487 consegue la laurea in medicina. Poi, nel 1488 già insegna a Padova insieme al suo professore di filosofia, Achillini. In effetti, il soprannome di Achillini è “il secondo Aristotele”. Questo chiarisce il ruolo importante che Pomponazzi ha in qualità di professore “rivale” della stessa cattedra.

Perciò, Pietro Pomponazzi, chiamato dai contemporanei “Peretto“, trascorre la sua vita come insegnante. Ma egli lascia Padova a seguito della chiusura dello Studio padovano a causa della guerra di Cambrai. Così, insegna presso l’università di Ferrara e poi presso quella di Bologna. Ma all’insegnamento affianca la scrittura di varie opere, tra cui il De immortalitate animae del 1516.

Pomponazzi
Pomponazzi da un’illustrazione del 1577. Fonte immagine: Picryl.com.

Tuttavia, altre sue opere vedono la luce dopo la morte. In effetti, ciò trova ragione nell’accusa di eresia. Ma questa accusa deriva proprio alla scrittura di testi come il De immortalitate animae. Infatti, papa Leone X lo condanna alla ritrattazione delle sue tesi, mentre a Venezia tutte le copie del testo vanno al rogo in pubblica piazza. D’altra parte, già nel 1512 il Concilio Laterano proibisce ai professori di esporre teorie sull’anima mortale.

Pomponazzi non ritratta e anzi scrive altri testi in risposta. Eppure evita conseguenze gravi, anche grazie all’amicizia del cardinale Pietro Bembo che prende le sue difese. Così, il filosofo si sposa due volte, e per due volte resta vedovo. Ma dal primo matrimonio ha due figlie. Poi, diviene anche tutore di due figli del fratello, morto anch’egli. In effetti, sembra che dopo la morte della seconda moglie i suoi problemi di salute peggiorano. Infine, Pomponazzi muore nel 1525 a Bologna.

Cornice storica

Pomponazzi è tra i maggiori rappresentanti del pensiero rinascimentale. Infatti, studia e approfondisce l’aristotelismo riscoperto in Europa grazie ai testi del mondo orientale. In effetti, tale riscoperta contribuisce al cambiamento culturale che separa Rinascimento e Medioevo. Così, assistiamo alla contrapposizione tra due orientamenti filosofici: quello platonico e neo-platonico, e quello aristotelico. Dunque, nel primo gruppo troviamo pensatori come Cusano, Ficino e Pico della Mirandola. Invece, Pomponazzi ha come insegnanti studiosi di Aristotele. Perciò, questo indirizza il suo orientamento nel secondo filone.

Tuttavia, studiosi affermano che in Pomponazzi troviamo elementi di platonismo. Infatti, il debito nei confronti di Aristotele è grande ed egli attacca la posizione platonica. Però, va riconosciuto anche lo studio attento della corrente avversaria. Perciò, nel mantovano abbiamo una predilezione per Aristotele piuttosto che una contrapposizione netta. Dunque, da questo punto di vista, Pomponazzi ricorda Pico. Cioè, come il filosofo modenese anch’egli tenta una sintesi del sapere antico all’interno di un discorso nuovo. D’altra parte, proprio questo obiettivo contraddistingue i pensatori del Rinascimento.

Comunque, l’aristotelismo aderisce meglio alle convinzioni del filosofo, che a buon diritto consideriamo oggi aristotelico.

Pomponazzi e Aristotele: l’anima

Pomponazzi
Platone e Aristotele dall’affresco di Raffaello, rappresentanti le due anime del pensiero rinascimentale. Fonte immagine: Store Norske leksikon.

Aristotele nel De Anima tripartisce l’anima. Cioè, descrive tre “tipologie” in modo gerarchico: vegetativa, sensitiva e intellettiva. Dunque, l’anima vegetativa concerne tutti i viventi. Inoltre, conferisce l’istinto al nutrimento e alla riproduzione. Poi, quella sensitiva riguarda le sensazioni e le immagini. Infine, quella intellettiva è il ragionamento logico. Ma queste tre non vanno intese come inconciliabili. Infatti, l’uomo le possiede tutte. Però, la domanda è se una di queste sopravvive alla morte. Cioè, se l’anima umana, che corrisponde in particolare a quella intellettiva, sopravvive al disfacimento del corpo.

Dunque, le posizioni degli intellettuali rinascimentali sono differenti al riguardo. In sintesi, tutte tentano un accordo tra aristotelismo e dottrina cristiana. Invece, Pomponazzi critica questa conciliazione. Infatti, afferma che l’anima è una e inseparabile dal corpo. Ma se gli uomini appaiono diversi, con “anime differenti”, ciò dipende dalle loro tendenze. Difatti, certi uomini tendono alla condizione “brutale” e al soddisfacimento dei sensi. Poi, altri ricercano solo le risposte ai loro interrogativi, distanti dal mondo e immersi nello studio. Infine, vi sono uomini “nel mezzo”. Cioè, persone che ora vivono il soddisfacimento dei sensi ora quello delle loro domande. Dunque, proprio questi sono uomini virtuosi. Infatti, la virtù consiste nell’arricchimento dell’anima in tutte le sue forme. Insomma, l’uomo completo vive tutti gli aspetti della vita.

Ma se l’anima è indivisibile in diverse porzioni, allora l’anima è mortale. Infatti, essa riceve dall’esperienza e dai sensi gli stimoli che permettono alla facoltà intellettiva di esistere. Dunque, se l’anima e facoltà sensitiva-intellettiva equivalgono, quando il corpo cessa la sua attività anche quella dell’anima trova conclusione.

Esiste il libero arbitrio?

Comunque, Pomponazzi afferma che queste sono disquisizioni logiche separate dalla religione cristiana e dalla fede. Infatti, la fede tratta argomenti che hanno valore solo al di fuori della ragione. D’altra parte, egli afferma che ogni religione ha un ciclo di nascita e di morte. Quindi, anche il cristianesimo e la sua dottrina ha come destino la dissoluzione.

Ma se la religione non è eterna cosa ne è della morale? E l’uomo possiede il libero arbitrio? Così, il filosofo approfondisce questi temi nel suo testo De fato et libero arbitrio. In effetti, il filosofo esorcizza l’idea di ricompense e punizioni per l’anima dopo la morte. Ma la morale esiste lo stesso, anzi, diviene ancora più forte se libera da questi miti. Infatti, l’uomo virtuoso compie il bene per una ricompensa in questa vita: ciò che deriva dal comportamento retto. Quindi, la virtù rende l’uomo felice, il vizio lo rende infelice.

Ma il libero arbitrio esiste? In effetti, per Pomponazzi tale questione ha diverse problematiche. Difatti, se la natura regola tutto, la libertà sembra scomparire. Tuttavia, da un punto di vista logico, anche nell’ottica cristiana il libero arbitrio manca. Cioè, se Dio onnisciente già sa chi è peccatore, non c’è libertà alcuna. Ma proprio ciò rende la visione naturalistica preferibile. Infatti, Pomponazzi, da uomo rinascimentale, crede nell’astrologia. Cioè, ritiene che i moti degli astri condizionino ciò che accade sulla Terra. Quindi, gli uomini non possono cambiare questi influssi, perché le leggi naturali sono immodificabili. Però, possono conoscerne le regole. Così, l’uomo agisce con questa conoscenza a suo vantaggio e in modo virtuoso. Dunque, il sapiente e virtuoso è l’uomo più vicino alla condizione di uomo libero.

I miracoli

Ma un altro nodo della riflessione di Pomponazzi riguarda i miracoli. In effetti, nell’orizzonte cristiano risulta normale la presenza di eventi che contraddicono la quotidianità. Infatti, vi sono due tipi di forze, quelle rivolte al bene e provenienti da Dio, e quelle che scaturiscono da entità malefiche e diaboliche. Dunque, qualsiasi fenomeno inspiegabile è volontà di queste forze soprannaturali. Perciò, risulta inutile qualsiasi tentativo di spiegazione, in quanto i miracoli sono il frutto della volontà arbitraria di queste forze.

Pomponazzi
Illustrazione di un vitello bicefalo. Fonte immagine: Wikimedia Commons.

Ma Pomponazzi critica questo orizzonte, convinto che eventi inspiegabili sono tali solo per mancanza di conoscenza. In effetti, tale affermazione risulta chiara se prendiamo come esempio gli animali bicefali. Difatti, questo è un fenomeno che nel passato rientra tra i miracoli. Però, oggi sappiamo che ciò accade per un errore genetico durante la fecondazione di un ovulo da parte di due spermatozoi. Cioè, al posto di esseri viventi distinti e gemelli avviene una fusione. Così, anziché entità separate abbiamo un unico corpo. Dunque, questo conferma l’idea del filosofo.

Insomma, come Pomponazzi dice, alcuni eventi naturali risultano inspiegabili per ignoranza dell’uomo rispetto alle leggi della natura. Tuttavia, il filosofo crede che i “miracoli” rientrano all’interno di queste leggi. Quindi, ciò che oggi è inspiegabile può un giorno trovare spiegazione. Infatti, l’uomo svela sempre più gli arcana del mondo naturale. Perciò, viene meno l’idea che vi sono forze che in modo arbitrario modificano le leggi. Così, Pomponazzi argomenta questo tema nel De incantationibus.

Pomponazzi e il naturalismo

Il naturalismo è come oggi definiamo la filosofia che pone al centro dell’indagine la natura. In effetti, il naturalismo nasce insieme alla filosofia, dato che già il primo filosofo, Talete, descrive l’acqua come principio vitale. Però il pensiero rinascimentale differisce da quello dell’antichità. Infatti, nel primo troviamo la centralità dell’uomo. Cioè, l’uomo possiede ora un ruolo dominante rispetto al mondo in quanto dotato di ragione. Invece, nel pensiero antico l’uomo risulta immerso nella natura. Ma in che modo il naturalismo concilia la sua visione con l’orizzonte rinascimentale?

In sintesi, sia il pensiero neoplatonico sia quello aristotelico vedono l’uomo come faber fortunae suae. Però, per i neoplatonici l’uomo modifica a suo piacimento la natura quando ne scopre gli arcana. Invece, per il filone aristotelico l’aspetto magico equivale alla conoscenza delle leggi naturali e immodificabili. Perciò, per alcuni studiosi come Cassirer, Pomponazzi anticipa e prepara il terreno al discorso scientifico dei secoli successivi. Tuttavia, se separiamo il filosofo dall’ambiente del suo tempo commettiamo un errore. Infatti, come abbiamo visto, egli crede nella magia.

Insomma, qualcuno vede in Pomponazzi il primo filosofo naturalista moderno. Ma di certo la sua ricerca contribuisce molto alla storia del pensiero filosofico. Comunque, per il filosofo la natura regola tutto con le sue leggi. Dunque, la conoscenza coincide con lo svelamento di queste leggi.

L’uomo virtuoso: Pomponazzi e Machiavelli

Infine, evidenziamo un parallelo tra Pomponazzi e un altro pensatore: Machiavelli. Innanzitutto, Machiavelli vive quasi gli stessi anni di Pomponazzi. Infatti, il fiorentino nasce nel 1469 e muore nel 1527. Tuttavia, i due pensatori aderiscono a filosofie diverse. In effetti, gli studiosi distinguono i pensatori del Rinascimento tra storicisti e naturalisti. Così, Machiavelli è uno storicista. Cioè, ritiene che qualsiasi azione umana trova la sua regola in leggi storiche. Invece, Pomponazzi, come illustrato, appartiene al naturalismo. Cioè, le leggi che regolano il mondo derivano dalla natura. Eppure, entrambi affrontano la questione dell'”uomo virtuoso“. Così, per Machiavelli virtù e prudenza coincidono. Cioè, virtuoso è chi agisce in vista del proprio utile. Anche se l’azione è amorale essa risulta corretta se ha come fine il proprio benessere. Invece, con Pomponazzi il paradigma è diverso. Cioè, virtuoso è chi fa il bene perché tale azione è essa stessa bene.

Dunque, questo parallelo mostra come nel Rinascimento l’azione dell’uomo è un tema centrale. Così, due filosofi lontani dalla religione riflettono sulla natura dell’uomo virtuoso. Ma proprio il confronto con Machiavelli enfatizza la forte morale di Pomponazzi.

Luigi D’Anto’

Bibliografia

P. Pomponazzi, Tutti i trattati, a cura di F. Raimondi e J. Valverde, Bompiani, Milano 2013.

V. Sorge, Semper incertus et vagus fluctuabit. Pietro Pomponazzi interprete di Platone, in M. Borriello, A. Vitale, Princeps philosophorum, Platone nell’Occidente tardo-antico, medievale e umanistico, Città nuova, 2016.

Sitografia

Per approfondire il pensiero filosofico rinascimentale, le dicotomie platonismo-aristotelismo e filosofia-religione, e il naturalismo, si veda il seminario di Alessandro Ghisalberti.

Nota: l’immagine di copertina di questo articolo proviene dal sito pixabay.com.