Il Viaggio in Occidente: le origini di Dragon Ball

La fama di Son Goku, nato dal pennino di Akira Toriyama, ha raggiunto perfino coloro che non hanno mai visto né letto Dragon Ball. Questo buffo personaggio, però, deriva in realtà da un’opera molto più antica, scritta in Cina nel XVI secolo. Il testo è noto in Italia come Viaggio in Occidente o Scimmiotto.

La verità storica del Viaggio in Occidente

Il Xiyou Ji 西游记 (lett. Resoconto del viaggio a Occidente) è un romanzo apparso a Nanjing 南京 nel 1592. Pur essendo stato pubblicato anonimamente, la paternità dell’opera è tradizionalmente attribuita al letterato Wu Cheng’en 吴承恩.

Dei due titoli con cui l’opera è nota in Italia, entrambi sono accettati. Viaggio in Occidente è la traduzione più fedele al titolo originale. Il titolo Scimmiotto, invece, deriva da una traduzione italiana del nome del protagonista che è, appunto, una scimmia.

Il romanzo prende spunto da un fatto realmente avvenuto tra il 600 e il 604 d.C. : il viaggio del monaco buddista Xuanzang 玄奘 (602-664). Questi viaggiò fino in India con lo scopo di recuperare dei testi buddisti e tradurli dal sanscrito. Fino ad allora, infatti, circolavano delle traduzioni imprecise e lacunose, perché realizzate da mercanti, che all’epoca erano coloro che più praticavano le lingue straniere.

Al suo ritorno, Xuanzang acquisì molta fama in Cina. Nel corso dei secoli il racconto reale del suo viaggio si arricchì di episodi e personaggi fantasiosi. Nacquero così leggende, opere teatrali e, soprattutto, il romanzo sopracitato che è, per l’appunto, una storia mitica. Non a caso l’unico personaggio umano è proprio il monaco, mentre tutti gli altri sono esseri sovrannaturali.

Il Viaggio in Occidente di Wu Cheng’en – caratteristiche

Il Viaggio in Occidente è un romanzo a cornice. Ciò vuol dire che la trama principale, quella del viaggio, funge da contenitore nel quale è possibile inserire un numero praticamente infinito di episodi. Questi episodi sono in genere abbastanza brevi, scollegati l’uno dall’altro, ma tenuti insieme dal filo rosso della storia principale.

L’opera, inoltre, ha avuto inoltre una stesura molto lunga, anche dopo la sua pubblicazione. Ad esempio, si possono trovare frammenti del Viaggio in Occidente scritti in coreano e risalenti al 1600.

Il romanzo, a tratti allegorico, a tratti comico o d’avventura, è intriso di elementi appartenenti alla religione buddista. Fondamentale è il ruolo dei bodhisattva e, in particolare, di Avalokiteśvara (in cinese Guanyin 观音), bodhisattva della misericordia.

Il bodhisattva è una persona che ha raggiunto l’Illuminazione buddista uscendo definitivamente dal ciclo delle reincarnazioni, ma che decide tuttavia di restare sulla Terra e non accedere al Nirvana finché anche tutti gli altri esseri umani non avranno raggiunto lo stesso traguardo.

Altra componente importante è la critica ironica alla filosofia e alla pratica taoista. Il testo, infatti, porta avanti l’idea che i poteri acquisiti attraverso lo studio del Taoismo siano adatti solamente agli sciocchi.

Il Viaggio in Occidente: La storia dello Scimmiotto di pietra

Il Viaggio in Occidente si apre con la storia di Sun Wukong 孙悟空, scimmia nata da una roccia fecondata dal vento. Questi, dopo aver condotto le scimmie presso la Montagna dei Fiori e Frutti, ne diventa il re.

Pur vivendo serenamente, lo Scimmiotto si rende però conto di essere mortale, e che quindi sarà costretto a rinunciare a tutto ciò che ha. Decide così di diventare discepolo di un monaco taoista con l’unico scopo di acquisirne i poteri e ottenere l’immortalità.

Grazie agli insegnamenti del suo maestro lo Scimmiotto non ottiene solo la vita eterna: impara anche a cavalcare una nuvola e diventa un potente guerriero. Indignato nello scoprire che Sun Wukong lo ha solo sfruttato, il suo maestro lo caccia.

Il Re Scimmia ritorna così dal suo popolo, al quale insegna a combattere, e con il quale sottomette tutte le altre specie. Ottiene inoltre un bastone che può allungarsi e accorciarsi a piacimento, e che diventerà la sua principale arma di combattimento.

Lo Scimmiotto alla corte dell’Imperatore di Giada

Le imprese dello Scimmiotto, però, finiscono per insospettire l’Imperatore di Giada, che ha la sua residenza nel Cielo. Questi chiama Sun Wukong al suo servizio e gli affida un incarico che, però, il Re Scimmia reputa troppo umile per sé. Pur di poterlo tenere d’occhio, l’Imperatore lo nomina Grande Santo Pari al Cielo e gli dà un altro incarico, che lo Scimmiotto stavolta reputa più adeguato.

Non molto tempo dopo viene organizzato un banchetto. Durante il pasto gli abitanti del Cielo avrebbero mangiato le Pesche dell’Immortalità, che permettono loro di vivere in eterno. Il Re Scimmia scopre però di non essere stato invitato. Indignato, ruba le Pesche, le mangia e si presenta poi al banchetto creando scompiglio. Decide quindi di ritornarsene alla Montagna dei Fiori e Frutti.

L’Imperatore di Giada, furioso, manda un esercito contro il popolo delle scimmie. Nonostante le abilità belliche dei sudditi del Re Scimmia, Sun Wukong viene sconfitto grazie all’aiuto, tra gli altri, della bodhisattva Guanyin. Lo Scimmiotto viene così catturato e condannato a morte. L’esecuzione, tuttavia, non ha luogo, perché il Re Scimmia resiste a tutti i supplizi a cui viene sottoposto, essendo immortale.

Così, alla fine, viene imprigionato sotto la Montagna dei Cinque Elementi e costretto all’immobilità. La punizione è particolarmente atroce per lui, perché la sua natura di scimmia lo porterebbe invece a muoversi in continuazione.

L’incontro con il monaco Xuanzang (Tripitaka)

Trascorrono cinquecento anni. Buddha incarica Guanyin di mandare qualcuno in Occidente a prendere i testi sacri buddisti originali e portarli in Cina. La scelta cade sul monaco Xuanzang (detto anche Tripitaka). Questi, essendo un essere umano, ha però bisogno di qualcuno che lo protegga dai numerosi pericoli che lo attendono. La bodhisattva decide quindi di liberare Sun Wukong, a patto che questi accompagni Tripitaka, lo protegga con i suoi poteri e ne diventi discepolo.

Sun Wukong accetta, e Guanyin fa sì che Tripitaka liberi lo Scimmiotto. Il Re Scimmia, tuttavia, infrange presto la sua promessa, disubbidendo a Xuanzang. La bodhisattva dona allora al monaco un diadema magico da far indossare allo Scimmiotto, che non lo potrà più togliere. Ogni volta che Sun Wukong tenterà di ribellarsi a un comando di Xuanzang, questi, pronunciando una formula magica, farà restringere il diadema. Il dolore procurato dalla corona sarà atroce, e terminerà soltanto quando lo Scimmiotto sarà sceso a più miti consigli. A quel punto, infatti, Tripitaka pronuncerà una contro-formula per allentare la morsa del diadema.

Il Viaggio verso Occidente

Xuanzang e Sun Wukong cominciano così il loro lungo viaggio, durante il quale il Re Scimmia sconfigge molti nemici, in generale demoni. Tre di questi, che nella vita passata erano esseri benevoli e rispettabili, si uniscono alla spedizione, offrendo il loro aiuto e la loro protezione. In questo modo sperano infatti di ottenere il perdono per gli orribili gesti che li hanno condannati a reincarnarsi. La compagnia si arricchisce così di Zhu Bajie 猪八戒, Sha Wujing 沙悟净 e un principe drago.

 Zhu Bajie (Porcellino, in una traduzione italiana) è un demone per metà uomo e metà maiale, pigro e stupido. Nella sua vita passata, invece, era stato Maresciallo della Via Lattea, dopo aver raggiunto grandi poteri attraverso la meditazione taoista. È stato condannato a reincarnarsi in un essere mostruoso per aver cercato di violentare la Dea della Luna.

Sha Wujing (noto anche come Sabbioso nella traduzione italiana) occupava a sua volta un posto di prestigio in una vita passata. Tuttavia, dopo aver rotto un Vaso Celeste, è stato condannato a diventare un demone fluviale. Pur essendo stato estremamente feroce nella sua vita da demone, durante il viaggio Sha Wujing si rivela il più mite discepolo di Xuanzang.

Il principe drago, infine, era il figlio del Re Drago del Mare del Sud. La sua mancanza di rispetto nei confronti del padre ha fatto si che divenisse un cavallo. Il suo scopo durante il viaggio sarà quello di essere la cavalcatura di Tripitaka.

Alla corte di Buddha

 Tutti i membri della spedizione affrontano, oltre a un viaggio fisico, anche un viaggio interiore, improntato alla crescita personale e al miglioramento di sé. Tale percorso terminerà con l’Illuminazione, che ognuno dei cinque raggiunge a diversi livelli.

Durante il viaggio, che dura 5048 giorni, il gruppo deve affrontare 81 pericoli, il cui superamento permette di avvicinarsi sempre di più all’Illuminazione. Materialmente, questa è rappresentata dall’arrivo alla corte del Buddha, che vive in un impero burocratico simile in tutto e per tutto a quello cinese dell’epoca.

Simbolo della raggiunta Illuminazione è Tripitaka, che vede il proprio corpo allontanarsi sull’acqua del fiume che stanno attraversando. Il monaco, infatti, è l’unico essere umano del gruppo, e per raggiungere l’Illuminazione ha bisogno di rinunciare alle proprie sembianze mortali.

Al cospetto del Buddha, i cinque ottengono l’autorizzazione a portar via tanti rotoli quante sono le imprese che hanno superato. Due funzionari, che sono due dei principali discepoli del Buddha, vengono incaricati di scegliere i rotoli da dare ai viaggiatori: tuttavia, essendo corrotti, pretendono dal gruppo il pagamento di un obolo, che viene loro negato. Pur indignati, i due consegnano comunque i rotoli, che più tardi, tuttavia, si riveleranno essere completamente vuoti.

Buddha, al quale i viaggiatori si sono rivolti una volta scoperto l’inganno, sgrida bonariamente i suoi funzionari. Rivela poi ai viaggiatori che, in realtà, sono proprio quei testi vuoti i veri testi del Buddismo. Comprendendo, però, che un tale insegnamento non sarebbe di facile comprensione, consegna al gruppo dei testi scritti.

L’ultima impresa

Mentre i cinque fanno ritorno verso la Cina, Buddha si accorge di aver calcolato male il loro compenso. Si rende conto, infatti, di aver concesso ai viaggiatori un rotolo di testi in più di quanto avrebbero dovuto ricevere. Per parificare gli sforzi fatti dai cinque con la ricompensa ottenuta, decide quindi di sottoporli a un’ultima impresa, che il gruppo supera brillantemente.

Compiuta la missione di portare i testi in Cina, i cinque vengono magicamente trasportati nella reggia di Buddha. Qui ricevono dei titoli in base al loro impegno durante la missione e ai progressi personali ottenuti.

La figura dello Scimmiotto oltre il Viaggio in Occidente

La figura del Re Scimmia è probabilmente una delle più popolari e amate della letteratura cinese e non solo. Sun Wukong, infatti, ha attraversato i confini geografici dell’impero cinese e ha resistito alla prova del tempo, adattandosi ai cambiamenti delle epoche successive. Oggi è possibile ritrovarlo frequentemente in opere soprattutto cinesi e giapponesi. Inoltre, è sempre definito da alcune precise caratteristiche fisiche e comportamentali derivate dal personaggio del Viaggio in Occidente, che lo rendono immediatamente identificabile.

Innanzitutto, Sun Wukong (o Son Goku, in giapponese) presenta un carattere infantile, istintivo e attaccabrighe. La sua arma principale è un bastone allungabile e, talvolta, utilizza una nuvola come mezzo di trasporto. Per quanto riguarda l’aspetto fisico, pur non essendo sempre rappresentato con tratti scimmieschi, è quasi sempre rappresentato con un diadema in capo. Talvolta indossa una veste da monaco buddista, portata però in modo tale da non ostacolarlo durante i combattimenti.

Scimmiotto in altre opere: da Dragon Ball a Milo Manara

Sun Wukong può essere un personaggio negativo o positivo, anche se, più spesso, compare solo come un riferimento. Due celebri opere giapponesi in cui la sua presenza è evidente sono i manga Dragon Ball, di Akira Toriyama e Saiyuki, di Kazuya Minekura, anche se in realtà le opere che fanno riferimento al Viaggio in Occidente in maniera più o meno diretta sono moltissime.

Nel caso di Dragon Ball il protagonista dell’opera è chiaramente ispirato a Scimmiotto del Viaggio in Occidente. Le somiglianze partono fin dal nome: Son Goku è infatti la traduzione in giapponese di Sun Wukong. Pur assumendo in quest’opera un aspetto umano, Goku, come il suo omologo cinese, cavalca una nuvola ed è un valido combattente. In alcuni casi, inoltre, usa un bastone come arma e manifesta caratteristiche fisiche proprie delle scimmie, come la coda.

Saiyuki consiste, invece, in una rivisitazione della storia, dei personaggi e della trama dell’intera opera in chiave più moderna e fantasy. In questo caso è possibile notare come il personaggio di Sun Wukong, anche qui chiamato Son Goku, venga ulteriormente umanizzato. Goku, infatti, non ha praticamente più nessuna caratteristica scimmiesca: conserva, tuttavia, il suo bastone magico e il diadema, che qui serve a controllare la sua natura di demone.

Nell’ambito della produzione occidentale, invece, è da segnalare il fumetto italiano Lo scimmiotto (1976), ad opera di Silverio Pisu e Milo Manara, liberamente ispirato al Viaggio in Occidente e, in particolare, alla figura di Scimmiotto.

Conclusione

È difficile stabilire perché la figura di Scimmiotto abbia avuto tanto successo fin dalla fine del Cinquecento, oltrepassando i confini della Cina imperiale per arrivare fino ai nostri giorni.

Forse è per il suo carattere impulsivo, così simile all’animo ribelle che giace in fondo ad ogni essere umano, oppure per la sua capacità di raggiungere altissime vette e di precipitare subito dopo nell’abisso della propria rovina. O forse ancora è per la sua strafottenza, il suo non guardare in faccia a nessuno e il porsi al di sopra di chiunque. Forse si tratta di tutte queste cose insieme.

Nella cultura cinese, infatti, l’essere umano è una creatura che compensa la sua debolezza fisica con la sua intelligenza, in grado di distinguere e scegliere cosa è giusto e cos’è sbagliato.

Sun Wukong, che non ha paura di niente e di nessuno, rappresenta l’irrequieta mente intellettiva dell’uomo; Tripitaka, per certi versi la sua antitesi, è invece la componente meditativa dell’essere umano, e anche il simbolo della sua fragilità corporea.

Fatto sta che il Re Scimmia è un personaggio fondamentale della cultura cinese e giapponese, perfino ai giorni nostri: lo si potrebbe paragonare, per popolarità, a Topolino della Disney.

Questa comparazione non rende però giustizia al personaggio, che è molto più di un buffo cartone animato. Al pari delle maschere della Commedia dell’Arte, Scimmiotto rappresenta quasi un archetipo, quello del ribelle ad ogni costo; e forse è stata proprio questa sua ribellione totale, ideale, a renderlo tutt’ora popolare in qualsiasi campo dell’arte, a cinque secoli di distanza.

Beatrice Bellesi

Bibliografia

  • Corradini, Piero Storia della Letteratura Cinese, Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1970, p. 85;
  • Wu, Cheng’en Lo scimmiotto, Adelphi, Milano, 1971;
  • Appunti del corso di Lingua e letteratura cinese II (a.a. 2017-2018), tenuto dal prof. Ambrogio S. presso l’Università degli Studi di Macerata.

Sitografia

Link utili

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