Medicina

Punto G della donna: dove si trova e come si stimola?

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Il punto G è uno delle grandi curiosità riguardanti il sesso. Leggende metropolitane su questo argomento si sono susseguite per anni; molti si chiedono: “esiste davvero?”, “dove si trova?”, “con quali posizioni sessuali si stimola?”. Andiamo ad approfondire le ricerche in campo medico che sono state fatte per identificare questo importante punto anatomico.

La scoperta del punto G

Fin dall’antichità era risaputo che ci fosse una zona all’interno della vagina che fosse determinante per il raggiungimento dell’orgasmo; i nomi erano molteplici, gli scritti antichi anche. Per anni si è creduto che il primo medico dell’età contemporanea a parlarne sia stato il tedesco Ernst Gräfenberg nella prima metà del 1900.

In realtà l’attribuzione della scoperta del punto G al dottor Gräfenberg (proprio dall’iniziale del suo cognome deriverebbe la “G”) si è poi rivelata un enorme errore di interpretazione da parte delle dottoresse Labas e Whipple, che hanno pubblicato nel 1982 un libro ad esso dedicato. Non essendo mai stata nominato alcuna zona erogena vaginale negli scritti di Gräfenberg, è facile dedurre che in realtà l’invenzione del nome di “punto G” sia attribuibile alle stesse dottoresse.

Dove si trova il punto G?

L’esistenza del Punto G ha per anni portato a divergenze tra i medici. Smentite e conferme si sono susseguite di continuo, avvalorate o meno da ricerche ed analisi che localizzano questa zona fortemente erogena nella parete anteriore della vagina.

Posizione del punto G nella vagina

Nel 2013 all’università de Il Cairo, in Egitto, è stato effettuato uno studio su 1500 donne ed è stato riscontrato che vi è una differenza tra le donne sane e quelle che invece hanno subìto operazioni chirurgiche alla vagina. Mentre per le seconde vi era una più alta difficoltà del raggiungimento dell’orgasmo in quanto il punto G risultava lesionato dalla chirurgia, nelle prime è stata addirittura rilevata una correlazione tra la sensibilità della zona del punto G e l’eiaculazione femminile (squirting).

Nell’anno successivo sono state fatte altre tre ricerche; queste affermerebbero con certezza che tutte le donne presentano una zona della vagina molto sensibile agli stimoli e molto più erogena. Il punto G può essere più o meno grande, variando da donna a donna; può risultare spostato verso sinistra (nel maggior numero dei casi) o verso destra.

Attraverso delle nuove tecniche di studio, si è potuto osservare la risposta della zona in esame e le varie interazioni anatomiche e istologiche durante una stimolazione sessuale o con pratiche di autoerotismo. La correlazione tra il clitoride, l’uretra e la parete anteriore vaginale permettono di considerare queste tre parti femminili come un unico complesso clito-uretro-vaginale. Questo, se correttamente stimolato, può portare la donna all’orgasmo.

La consapevolezza sessuale femminile

Lo studio sul punto G, la sua dimensione e la sua posizione sono molto importanti soprattutto nei casi in cui una donna debba ritrovarsi a dover subire un’operazione vaginale. Per il chirurgo conoscere questa zona anatomica significa poter operare la paziente cercando di preservare al massimo il punto G e la sua sensibilità. In tal modo non si altera la normale funzionalità vaginale e mantenere intatta la capacità orgasmica della donna stessa.

In passato si è creduto per fin troppo tempo che non esistesse l’orgasmo femminile e il piacere era un argomento tabù tra le donne che lo consideravano una prerogativa maschile; poi con il femminismo le cose sono cambiate con la conoscenza che la parità tra i sessi è indispensabile in camera da letto. Sapere come è fatto il proprio corpo può solo aiutare noi donne a vivere la nostra sessualità al meglio, consapevoli di quello che possiamo provare. Quindi, donne, andiamo alla ricerca del nostro punto del piacere, che sia fatto in coppia o in autonomia basta divertirsi tra una scoperta e l’altra.

Alessandra Spaziano

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Alessandra Spaziano

Sono laureata in "Biotecnologie Mediche" all'università degli studi di Napoli, Federico II, con tesi di laurea svolta al TIGEM - Telethon Institute of Genetics and Medicine - di Pozzuoli. Adesso svolgo il mio dottorato di ricerca in "Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche" all'università degli studi di Napoli, Federico II.

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