Patrimonio dell’umanità secondo l’UNESCO, Pamukkale è una delle mete turistiche più affascinanti della Turchia, grazie alle sue terme. Coi suoi 2287 abitanti, questa cittadina fa parte della provincia di Denizli ed affaccia sul Mar Egeo. Il suo nome in turco significa “castello di cotone” e sorge vicino all’antica città di Hierapolis, importante centro urbano per il mondo ellenistico e romano.
Pamukkale però, non è nota semplicemente per le sue meravigliose terme, ma anche perché si tratta di un sito ricco di beni archeologi ed importante per il geoturismo.
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Abbiamo appena menzionato il termine “geoturismo”, ma cosa significa? Come si può facilmente notare, il termine stesso nasce dalla fusione di due parole; in sostanza si tratta di turismo in chiave geologica, ovvero improntato sulle bellezze naturali di un luogo. E Pamukkale è proprio uno dei siti che rientrano in questa definizione.
Dal punto di vista geologico, la zona è interessata da tettonica estensionale, cioè un insieme di fenomeni geodinamici che sono dovuti all’allontanamento tra placche. Di conseguenza quest’ambiente è stato soggetto nel corso del tempo ad un’importante attività sia vulcanica che sismica, quest’ultima lungo sistemi di faglie. Una faglia non è altro che una frattura formatasi su un dato volume di roccia a seguito di una forte sollecitazione meccanica, un movimento per intenderci.
Qual è quindi la relazione tra geologia e terme? Se da un lato abbiamo parlato dell’intensa attività tettonica, dall’altro ci sono anche elementi che hanno permesso il passaggio di acqua. Nello specifico, si tratta di:
A causa del vulcanismo che ha interessato la zona, le acque che scorrono nel sottosuolo raggiungono temperature fino a 250°C. Attraversando poi una fitta rete di fratture, formatisi anche nei carbonati stessi, sono quindi diventante molto concentrate di ioni calcio e di anidride carbonica.
Nel prossimo paragrafo vedremo che sono proprio fattori come temperatura e concentrazione di elementi chimici delle acque termali a dare origine al celebre travertino bianco che ha reso Pamukkale e la vicina città di Hierapolis note fin dall’antichità.
Questa particolare roccia va a costituire i suggestivi terrazzi bianchi in cui sorgono le piscine termali, che scendono sul ripido pendio come se fossero i gradini di una scala.
In particolare, il travertino si definisce come una roccia sedimentaria nata a partire dalla precipitazione di carbonato di calcio e contraddistinta da un’elevata porosità. Spesso se ne sente parlare, perché è largamente usata anche in ambito edilizio.
Dunque Pamukkale è già di per sé molto ricca di materia prima, il Carbonato di Calcio, essendo il suo basamento interamente costituito da questa roccia. Chimicamente parlando avviene la seguente reazione:
Ca2++2(HCO3)↔CaCO3+CO2+H2O
La deposizione di travertino è in corso da almeno 400.000 anni (corrispondente al Pleistocene) ed ha parzialmente “travolto” la vicina città romana di Hierapolis e la sua necropoli.
Hierapolis (o Ierapoli in italiano) è un’antica città nata in epoca Ellenistico- Romana e che occupava quella che al tempo era la regione della Frigia. Attualmente le sue rovine si trovano nella vicina città di Pamukkale.
Grazie al suo affascinante sito archeologico ed agli splendidi paesaggi naturali, ogni anno è meta di milioni di turisti.
La città fu fondata come centro termale nel II° secolo a.C., infatti era fortemente raccomandata dai medici dell’epoca per scopi curativi.
Pare che in origine, il suo nome derivasse dalla parola greca ἱερόν e che fosse dedicata a Hiera, moglie di Telefo, il mitico fondatore della città di Pergamo e figlio di Ercole. Tuttavia nel corso dei secoli il nome è mutato, diventando Hierapolis, che letteralmente significa “città sacra” (dovuto alla presenza di molti templi).
È a partire dal III secolo d.C. che la città visse un periodo di grande splendore. Furono infatti costruiti templi, bagni, palestre e fontane, diventando così una delle città più importanti dell’impero romano, anche a livello culturale.
Dal IV secolo d.C, quando la cristianità divenne sempre più diffusa, i templi iniziarono a cadere in rovina, mentre le terme furono trasformate in una basilica cristiana due secoli dopo. Hierapolis divenne in compenso un importante centro per la cristianità.
Uno dei siti più noti di questa città è il tempio di Apollo Lairbenos, scoperto nel 1887 da Ramsay e Hogart. La testimonianza di questo culto è dimostrata anche da una serie di iscrizioni. Pare che l’epiteto Lairbenos non abbia corrispettivi in greco antico, ed una delle ipotesi su questo termine è che sia stato preso in prestito dal culto Anatolico del dio sole, Lairbenos per l’appunto (raffigurato anche sulle monete con la testa circondata da raggi solari). Di fronte al tempio era presente una fontana monumentale, alimentata da un acquedotto e le cui pareti sono molto ben conservate.
Attualmente, purtroppo, del tempio dedicato ad Apollo restano solo le fondamenta.
Era una struttura in marmo con ben 45 file di sedie e poteva ospitare più all’incirca 15.000 persone, secondo alcune moderne ricostruzioni.
Fu costruito nel II secolo d.C., durante l’impero di Adriano e al suo interno conserva una delle più complete decorazioni teatrali greco-romane conservate in Anatolia.
Uno dei fregi decorativi ad esempio mostrava l’imperatore Settimio Severo in processione con la sua famiglia e gli dei, un altro invece la vita del Dio Dioniso, dalla sua nascita sino ai viaggi compiuti in Asia, con tanto di corteo di satiri e baccanti.
Sorto nel 1984 nel sito del Bagno Romano ed articolato in 3 sezioni, questo museo contiene sia manufatti di Hierapolis che provenienti da altre regioni vicine, nonché esempi di artigianato dell’Età del Bronzo. Le tre gallerie sono tematiche e si dividono in:
L’incantevole bellezza naturale del luogo e le meravigliose rovine, hanno fatto sì che Pamukkale – Hierapolis diventassero patrimonio dell’umanità nel 1988 grazie all’UNESCO.
Maria Modafferi
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