I migliori film coreani (che non sono Parasite)

Se cercate una guida ai migliori film coreani, siete nel posto giusto. Se non ne siete alla ricerca, potreste cambiare idea. Infatti, da due anni a questa parte, questo cinema riesce a soddisfare le aspettative della critica, facendosi largo tra platee sempre più vaste.

L’ascesa della ricca e splendida cinematografia coreana nel panorama europeo è recente. Il merito è da attribuirsi soprattutto a Parasite di Bong Joon-ho, vincitore di quattro premi Oscar (2020) e della Palma d’oro (2019), che ha suscitato l’interesse del grande pubblico. Prima di tale pellicola la barriera linguistica e lo stile cinematografico differente hanno rappresentato per molti un ostacolo insormontabile.

A tal proposito, è bene rammentare proprio le parole di Bong Joon-ho: “Una volta superata la barriera alta pochi centimetri dei sottotitoli, scoprirete così tanti altri incredibili film”.

Di seguito, vi guideremo alla scoperta dei migliori film coreani attraverso pellicole note e altre meno conosciute ma non di minor valore artistico.

1) Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera (2003)

Kim Ki-Duk ci parla di brutalità e innocenza attraverso le vicende di un maestro buddhista e di un suo giovane allievo. L’ambientazione non è quella dei paesaggi suburbani delle altre pellicole del regista ma una valle inondata, arricchita da un mistico tempio fluttuante.

Protetto dalla quiete della natura, il monaco assiste l’allievo durante le diverse fasi dell’esistenza. Il giovane, propenso a cedere alle pulsioni avverse, ritorna sempre nella valle per ritrovare la via della saggezza e del perdono. Da un’opera così semplice, eppure così profonda, si possono trarre numerose interpretazioni, alcune delle quali lasciano emergere il forte pessimismo dell’autore.

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Kim Ki Duk

2) Memorie di un assassino (2003)

Memorie di un assassino di Bong Joon-ho si ispira a fatti realmente accaduti in Corea del Sud verso la fine degli anni Ottanta. Al centro della trama si trovano una serie di brutali omicidi compiuti da un serial killer dal peculiare modus operandi.

Alla sconcertante drammaticità della vicenda, il regista contrappone abilmente la disonestà e l’incapacità dei poliziotti, caricandole fino al parossismo e al burlesco. Proprio dal dialogo incessante tra generi cinematografici diversi deriva la peculiarità  e la forza di questo film (a tratti, perfino fantascientifico).

3) Ebbro di donne e di pittura (2002)

Vincitrice del Premio per la regia al 55° Festival di Cannes, questa biografia del pittore coreano Jang Seung-eop, diretta da Im Kwon-taek, stravolge i cliché del genere biografico. La vicenda, ambientata nel XIX secolo, ritrae – in maniera raffinata e romanzesca – le peregrinazioni del protagonista, diviso tra solitudine e volontà di affermare la propria libertà creativa.

La vita dell’artista è inestricabilmente legata alle perturbazioni politiche del Paese e come questo è ricca di contraddizioni. Il viaggio attraverso lo slancio creativo di Jang Seung-eop, il suo stile vita libertino e la sua eccentricità mette in luce tutta la capacità artistica del regista.

4) Old boy (2003)

Diretto da Park Chan-Wook e liberamente tratto dal manga omonimo, Old Boy è spesso annoverato tra i migliori film coreani. Peraltro, facendosi largo tra le platee internazionali ben prima di Parasite. Vincitore del Gran Premio della giuria al festival di Cannes, ha ispirato numerosi registi, tra cui Spike Lee. Protagonista è un padre che, dopo essere stato rapito e chiuso suo malgrado in una camera d’albergo, scopre che sua moglie è stata ritrovata morta e che il delitto è stato attribuito a lui.

Dopo aver trascorso anni rinchiuso nella stanza, viene rilasciato ma, proprio quando crede di essere nuovamente libero, riceve una chiamata misteriosa che lo catapulta in un nuovo gioco sadico. La narrazione – kafkiana e paranoica -, l’humor assurdo, la violenza e le allucinazioni (tra cui un mostro nella metropolitana e insetti che si arrampicano su un corpo in trance) creano un’interessante contrapposizione tra cieca vendetta e fragili speranze.

5) Snowpiercer (2014)

È il 2031 e la Terra è nel pieno di una nuova era glaciale. Bong Joon-ho, con l’ausilio di un cast d’eccezione (tra cui Tilda Swinton e Chris Evans) e una co-produzione internazionale, intrappola i suoi personaggi in un gigantesco treno, condannato a girare senza mai fermarsi.

All’interno di questo claustrofobico microcosmo ambulante, le differenze sociali sono estremamente accentuate (diversamente da Train to Busan, di Yeon Sang-ho, ugualmente annoverato tra i migliori film coreani e ambientato in un treno in cui esse sono però appiattite del tutto). Le classi agiate vivono nell’opulenza, mentre i più poveri ricevono un trattamento degradante. Proprio la rigida gerarchia tra le classi sociali sarà l’elemento scatenante di una brutale rivoluzione armata dei proletari, istigata da un uomo misterioso.

Bong Joon-ho, con questa pellicola, si riafferma come il maestro contemporaneo della fluidità dei generi cinematografici. Il risultato è un’interessante opera che unisce magistralmente azione e critica sociologica.

6) Ferro 3 – La casa vuota (2004)

Il protagonista di Ferro 3 di Kim Ki-Duk è Tae-suk, un giovane che non possiede nulla se non una moto e una cassetta degli attrezzi. Egli gira per Seul lasciando volantini fuori alle porte delle case; se dopo un paio di giorni non sono stati rimossi, si introduce all’interno. Ospite inatteso e trasparente si insedia nelle case vuote prendendosi cura delle piante, riparando gli oggetti rotti e lavando a mano i propri vestiti. 

L’incontro con una giovane donna, vittima delle violenze del marito, eroina tragica che disegna lo spettro di un addio impossibile, sconvolgerà l’esistenza del protagonista. Flâneur trasgressivo e romantico, Tae-suk, rimette in discussione i dogmi legati al sentimento di possesso proprio della civiltà contemporanea. Senz’altro uno dei personaggi più interessanti del regista che, con la sua complessità, rende Ferro 3 uno dei migliori film coreani.

7) Burning – L’amore brucia (2018)

Lee Chang-Dong, cineasta raffinato, erudito e ipersensibile è l’autore di Burning, un film realizzato intorno a un trio amoroso evanescente. Protagonisti della pellicola, ispirata ad un racconto di Haruki Murakami, Granai incendiati, sono tre giovani che tentano, disarmati, di realizzarsi nella nostra fallace società odierna. Jong-su, riservato e di estrazione umile, desidera diventare uno scrittore.

Ben, benestante e misterioso, trascorre il suo tempo tra eventi mondani e sogni a ogni aperti. I due personaggi maschili, collocati agli antipodi sia caratterialmente che per estrazione sociale, sono accomunati soltanto da Hae-mi. Proprio la scomparsa della giovane – volubile ed enigmatica – darà vita ad un puzzle hitchcockiano che rivelerà una realtà sociale ingiusta e schiacciante.

8) A taxi driver (2017)

A taxi driver, diretto da Jang Hoon, è ispirato alla violenta repressione delle proteste studentesche che si tradusse nel massacro di Gwangju (1980). La storia è un tributo a giornalista tedesco Jürgen Hinzpeter e al misterioso autista di taxi che lo accompagnò durante i fatti di Gwangju. Il regista usa magistralmente il colore per favorire la transizione da un’iniziale atmosfera distesa alla tragedia del maggio 1980.

Difatti, il clima iniziale è sereno come a preannunciare un feel-good movie. Il tassista è interpretato da un impeccabile Sang Kan-ho, il quale, pur bisognoso e vedovo, manifesta una contagiosa gioia di vivere. Successivamente, però, quando accompagna il giornalista in una Gwangju ormai isolata dal mondo, scopre – insieme agli spettatori – un orrore fino a poco prima inimmaginabile. Il verde e il giallo della primavera lasciano allora il posto al grigio delle rovine e al colore delle fiamme.

9) House of hummingbird (2018)

Il primo lungometraggio di Bora Kim è un superlativo ritratto di un’adolescenza. Sebbene House of hummingbird abbia ricevuto meno risalto di Parasite, il suo valore è stato riconosciuto dalla critica internazionale e locale. La protagonista è la quattordicenne Eunhee, figlia minore di un’infelice famiglia della classe media coreana. La sua giovane esistenza è perturbata da continui eventi caotici che colpiscono il suo nucleo famigliare. Il padre tratta male lei e le sorelle, mentre tutte le aspettative dei genitori vengono riposte sull’unico figlio maschio.

Quando i piccoli eventi drammatici colpiscono personalmente Eunhee, il genuino rapporto con la sua insegnante di scrittura – giovane donna indipendente e moderna – diventa un’inaspettata ispirazione. In questa pellicola, Bora Kim traduce perfettamente l’atmosfera di Seul dei primi anni Novanta. Difatti le lunghe giornate estive non segnano solo la crescente volontà di emancipazione della protagonista, ma anche il ritmo dell’evoluzione urbanistica della città.

10) Mademoiselle (2016)

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Mademoiselle

Thriller erotico dagli accenti saffici, Mademoiselle di Park Chan-wook si distingue per la destrutturazione allucinante di una storia ambientata in uno scenario sontuoso. Durante l’occupazione giapponese della Corea negli anni Trenta, Sookee, una giovane borseggiatrice, è reclutata dal conte Fukiwara per aiutarlo nella seduzione di mademoiselle Hideko.

Quando Sookee diventa domestica presso la ricca ereditiera, le due scoprono di provare un’attrazione reciproca. Unite contro un uomo sadico esse si ritrovano dinnanzi a dilemmi morali ed esistenziali deliziosamente ambigui. Sebbene la sinossi sia alquanto semplice, l’opera è densa di bugie, tradimenti e complotti maliziosamente disegnati. La narrazione tarantiniana, in cui le medesime scene sono ripetute più volte secondo punti di vista diversi, è assolutamente adeguata.

Marta Aurino