2080, la mostra/spettacolo di Maschera 404 [Anteprima]

A meno di un anno dal suo esordio, nell’ottobre del 2019, il giovane artista Maschera 404 torna con una nuova mostra. Stavolta il pubblico, oltre a poter ammirare le sue tele, avrà però la possibilità di vederle prender vita. Dalla mente di Michele Principe, regista e attore, nasce 2080, un vero e proprio spettacolo teatrale, i cui protagonisti saranno tre quadri di Maschera 404.

Attraverso l’ausilio della recitazione e della musica, le opere assumeranno una dimensione corporea, cercando di instaurare una comunicazione diretta tra gli spettatori e l’artista

La performance – della durata di circa trenta minuti – avrà luogo presso il teatro Il Principe – sito in Via Ripuaria Contrada Scafati, 63 (Varcaturo) – alle ore 21.00 di sabato 19 e alle ore 19.30 di domenica 20 settembre. Al termine della stessa sarà possibile ammirare altri tredici quadri (per un totale di 16 opere) messi in mostra da Maschera 404. Accanto alle tele si troveranno, inoltre, brevi descrizioni curate dall’artista con l’intento di stimolare un produttivo confronto tra il proprio punto di vista e quello dei visitatori.

Avendo assistito in anteprima alla mostra/spettacolo, riportiamo di seguito le nostre impressioni in merito.

2080 di Maschera 404: la recensione in anteprima

Fin dai primi secondi 2080 mira a sorprendere gli spettatori che, a sipario ancora calato, vengono guidati dalla voce del lettore Marco Olivia attraverso le storture del mondo contemporaneo, descritto, tra amarezza e ironia, come una vera e propria distopia.

Solo dopo la fine del suo discorso il palco inizia ad animarsi, riempiendosi di luci che restituiscono visivamente il ritmo pulsante di un cuore che batte. Altre parole, questa volta provenienti dalla voce registrata del grande attore e regista Antonio Neiwiller, contribuiscono ad acuire la sensazione di spaesamento rendendo lo spettatore particolarmente ricettivo.

Entrano quindi in scena le attrici Francesca Calabrese, Sveva Dragan e Federica Culierso, le cui vicende faranno da cornice alle tele di Maschera 404. Le tre, infatti, interpretano delle amiche che, in un 2080 in cui ogni forma d’arte è vietata, ritrovano i quadri dell’artista e un quaderno con i suoi pensieri ad essi associati.

L’interiorità del pittore si amalgama con quella dei personaggi, dando vita ad accorate riflessioni su temi ispiratori quali l’abbondanza e la disparità. Ogni tema, però, non è immediatamente collegato alla tela che lo rappresenta, lasciando allo spettatore la possibilità di creare proprie associazioni tra forme e parole. Soltanto nella conclusione, infatti, quadri e pensieri torneranno ad unirsi.

Maschera 404
Disparità, una delle tre tele al centro di 2080

Grande importanza riveste anche il canto, con la strepitosa performance della cantante Sabrina Sapio nelle vesti di un’altra dissidente che si unisce al gruppetto.

Nonostante la presenza di tematiche molto serie, lo spettacolo risultata estremamente scorrevole, riuscendo a catalizzare l’interesse dello spettatore con un perfetto mix di serietà e comicità. Ai monologhi più impegnati fanno, infatti, da contraltare momenti di pura evasione in cui la quotidianità del distopico 2080 viene paragonata alla nostra con risultati esilaranti.

Maschera 404: curiosità sul nome

Maschera 404 è il nome d’arte di Giovanni De Rosa, ideato per riassumere le caratteristiche essenziali del suo modo di vivere l’arte. La prima parte del nome, Maschera, è un richiamo a Pirandello, di cui l’artista recupera la teoria delle maschere per poi offrirne una personale rielaborazione. Per lui, infatti, le persone possono riuscire a liberarsi dalle maschere che sono solite indossare nelle varie situazioni sociali. Per riuscirci è necessario sviluppare con esse un rapporto diverso, più intimo, che permetta di indossarle tutte riuscendo ugualmente a vivere l’autenticità del momento.

La seconda parte, il numero 404, è un riferimento al noto errore dato dai browser quando non riescono a trovare un contenuto presente in rete. Maschera 404 ossia “Maschera non trovata“, indica quindi la volontà dell’artista di non porre alcun filtro tra la propria interiorità e il pubblico. I suoi quadri – visibili anche nel sito ufficiale – risultano quindi frutto di un’ispirazione immediata, priva di qualsiasi mediazione programmatica.

Alessandro Ruffo