P.T. Perdita di Tempo, di Al Gallo: la recensione

P.T. Perdita di Tempo è un romanzo noir dal ritmo serrato e dall’impianto realistico, caratterizzato da una grandissima attenzione per i dettagli. Indizi e ambiguità si succedono fin dai primi capitoli, costringendo il lettore a interrogarsi costantemente sulla realtà delle proprie impressioni.

Edito a maggio 2020 da Homo Scrivens, P.T. Perdita di Tempo è il secondo romanzo di Al Gallo, scrittore partenopeo che ha esordito nel 2015 con Indian Napoli, appartenente anch’esso al genere noir. Al Gallo è anche autore di diversi racconti; tra essi spiccano Mare Nostrum, vincitore del Premio “Megaris” 2018 nella Sezione Racconti Inediti, e Miranda Jannon, incluso in Vecchio sarai tu, antologia curata dallo scrittore ed editor Raffale Messina.

Con P.T. Perdita di Tempo l’autore raggiunge la piena maturazione, rendendo ciascuno dei propri propri personaggi unico, ma al tempo stesso rappresentativo, di un’umanità complessa e dolente. Un’umanità votata al male ma capace al tempo stesso di azioni ed emozioni autentiche e positive. Nel realistico mondo di Al Gallo un pluriomicida può amare la propria famiglia ma al tempo stesso non provare alcun rimorso per i propri crimini. Allo stesso modo un giusto può cedere alle lusinghe della gloria o alle trappole della vendetta, perdendosi senza trasformarsi in un mostro.

La trama di P.T. Perdita di Tempo

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Al Gallo

Ignazio Settesoldi è un uomo come tanti, ma più felice della maggioranza delle persone. Ha, infatti, tutto ciò che un uomo possa desiderare: una figlia, una moglie innamorata, una villa sul mare spagnolo, dove trascorre un’esistenza serena. Una vita che mai avrebbe immaginato quando, dieci anni prima, era partito da Napoli alla volta della Spagna in cerca di fortuna.

Ma Ignazio Settesoldi, in realtà, non esiste. Sotto la sua maschera si nasconde, infatti, Gennaro Tilgher, killer della camorra latitante che ha inscenato la propria morte. Lasciata l’Italia ha quindi iniziato una nuova vita sotto falso nome sfruttando i guadagni derivati da una lunga sequela di traffici e omicidi.

Nonostante la genuina volontà di condurre un’esistenza diversa, improntata alla sicurezza e alla normalità, trasformandosi realmente in Ignazio Settesoldi, Gennaro Tilgher non è riuscito a liberarsi del proprio passato che, di tanto in tanto, lo riporta in Italia. Ed è proprio durante una di queste permanenze che Ignazio verrà coinvolto in complessi giochi di potere che metteranno a rischio la sua stessa sopravvivenza.

I personaggi

Ignazio Settesoldi/Gennaro Tilgher è l’indiscusso protagonista di P.T. Perdita di Tempo, la cui caratterizzazione si fa sempre più complessa man mano che la narrazione si sviluppa. I suoi genuini propositi di rinascita e la costante preoccupazione per possibili ripercussioni delle sue azioni sulla moglie e sulla figlia, infatti, non lo spingono a una totale rottura con l’ambiente malavitoso. Tale permanenza nel “giro” è dovuta non tanto alla volontà di arricchirsi, ma a un bisogno più profondo, che neanche lui stesso comprende appieno.

Lo stesso istinto ferino che gli ha fatto guadagnare il soprannome di Re Leone e consentito di scalare le gerarchie della camorra. Amorevole con la famiglia ma privo di empatia per chiunque altro, Ignazio/Gennaro è un uomo complicato, dotato anche di un’insolita passione per la cultura classica.

Tra i personaggi femminili troneggia, invece, Regina Brugo, moglie di Gennaro Tilgher prima che inscenasse la propria morte e lasciasse l’Italia. Si tratta di una donna furba e in grado di sopportare condizioni proibitive senza fiatare, capendo sempre quale sia il miglior modo di agire. La sua forza, però, nasconde numerose (e umanissime) fragilità che, di tanto in tanto le fanno dimenticare ogni prudenza, trasformandola in una pericolosa mina vagante. Su di lei aleggia (come su Ignazio/Gennaro) il fantasma del figlio primogenito, morto anni prima nel tentativo di emulare il padre.

Perdita di Tempo
La copertina del romanzo

Particolarmente interessanti risultano i personaggi di Clotilde Brugo e Mercedes Settesoldi, entrambe figlie di Ignazio/Gennaro, nate da madri diverse e vissute rispettivamente in Italia e in Spagna.

Le differenze tra le due paiono rispecchiare quelle che intercorrono tra Gennaro e il suo alter ego Ignazio; Clotilde è, infatti, una bambina cresciuta in un contesto difficile, abituata a vivere senza una figura paterna di riferimento, costretta a stare a contatto con modelli tutt’altro che edificanti, mentre Mercedes è una ragazzina dolce e un po’ viziata, vissuta in una casa traboccante d’amore e di stimoli. Nella loro caratterizzazione emerge tutta la bravura di Al Gallo nel difficile compito di ricreare, in maniera realistica, la psicologia infantile.

Numerosi sono gli esponenti delle forze dell’ordine tra i quali spiccano, ai due estremi di una lunga scala di grigi, l’onesto e granitico dirigente della P.S. Luigi Bennato e il commissario doppiogiochista Tony Cinque, sempre pronto a macchiare la propria divisa favorendo i boss in cambio di denaro solo per poi tradirli in momenti in cui la loro caduta può aiutarlo a far carriera.

Le tematiche di P.T. Perdita di Tempo

Oltre alla già accennata disamina morale, che coinvolge tutti i protagonisti non lasciandone nessuno totalmente colpevole o innocente, preponderante è la riflessione sull’infanzia e sulla genitorialità. Molti personaggi vivono un rapporto estremamente conflittuale con i propri genitori o familiari più stretti che soltanto in alcuni casi porta una maggiore comprensione reciproca. In altri, infatti, l’esito non può essere che l’annientamento.

Centrale è anche il conflitto tra le intime pulsioni del corpo e la ragione, in grado di mettere in seria difficoltà anche i più accorti. Da tale scontro interiore deriva spesso la paura, elemento che, in un modo o nell’altro, accomuna tutti protagonisti, dal criminale terrorizzato dagli aerei al poliziotto che cerca vendetta e teme di non poterla mai ottenere.

I diversi temi di P.T. Perdita di Tempo acquistano una grande forza di penetrazione anche grazie a un costante sdoppiamento delle situazioni che porta diversi personaggi a vivere momenti estremamente simili tra loro o sinistramente analoghi ad altri vissuti in passato.

Lo stile di Al Gallo

Preponderante, nel romanzo, è l’uso del dialogo, sfruttato sapientemente per sottolineare le differenze caratteriali tra i personaggi e costruirne la personalità nel modo meno mediato possibile. Le loro peculiarità emergono, infatti, dalle loro parole più che dal testo che le accompagna.

La cura dei dettagli è particolarmente evidente nelle frequenti ma fulminee descrizioni, nelle quali l’autore si sofferma spesso sulle intersezioni tra il paesaggio e gli uomini sottolineandone l’azione pervasiva. Il mare è un elemento ricorrente e dal forte carattere simbolico, a cui si allude anche attraverso frequenti metafore.

I capitoli, mai eccessivamente lunghi, si fanno portatori del punto di vista di diversi personaggi, senza privilegiare in maniera eccessiva quello del protagonista, contribuendo ad aumentare il numero delle variabili in gioco. La narrazione è ulteriormente suddivisa in due macro sezioni strutturate in maniera differente: mentre nella prima sono centrali riflessioni e dialoghi e l’intreccio pare complicarsi sempre più, nella seconda l’azione diviene più pervasiva e i vari filoni narrativi, apparentemente distanti tra loro, convergono armoniosamente verso una comune risoluzione.

Alessandro Ruffo