Sull’isola di Giava, una delle 4 che costituiscono l’arcipelago della Sonda (in Indonesia), si trova un vulcano molto particolare, caratterizzato da una spettacolare lava di colore blu intenso. Stiamo parlando del Kawah Ijen.
A cosa si deve questo colore così inusuale? Cerchiamo dunque di capirlo insieme in questo articolo.
Indice dell'articolo
Giava è la quinta isola dell’arcipelago indonesiano e tredicesima a livello mondiale per grandezza. Sorge in un’area molto attiva dal punto di vista geologico. Nasce infatti in seguito ad importanti fenomeni di vulcanismo associati alla subduzione tra due placche: la placca Australiana e quella della Sunda.
La subduzione è un fenomeno associato al movimento delle placche. Le aree interessate da questo fenomeno prendono il nome di margini convergenti.
La tettonica (dal gr. τεκτονική (τέχνη) «arte del costruire») è una delle branche delle scienze della terra che si occupa dello studio della struttura e delle deformazioni della crosta terrestre. A questa disciplina è legata anche l’omonima teoria, meglio conosciuta come teoria della tettonica delle placche (o zolle).
Tornando alla subduzione, si tratta di un fenomeno per cui una placca, incuneandosi, “scorre” sotto l’altra finendo nel mantello, attraverso una serie di forze in gioco. Possiamo avere due tipi di subduzione:
Bisogna però fare delle precisazioni. La placca subdotta è sempre costituita da litosfera oceanica, in quanto avente una densità maggiore; ed in più si tratta sempre di processi che avvengono nel corso di tempi geologici, quindi in milioni e/o decine di milioni di anni.
Quando la placca subduce nel mantello, diventa magma, ovviamente a causa delle alte temperature. Però parte di esso potrebbe risalire in superficie grazie al rilascio di fluidi (non dimentichiamo che abbiamo parlato di litosfera oceanica subdotta!). In questo modo di formano una serie di vulcani che possono formare i cosiddetti archi vulcanici insulari.
Ritornando all’isola di Giava, la sua superficie è caratterizzata da una serie di vulcani orientati lungo Est-Ovest. Tra questi vi è proprio il Kawah Ijen.
Il Kawah Ijen è uno stratovulcano che si trova nella zona più orientale dell’isola di Giava. Si erge 2.386 metri sul livello del mare ed ospita il più grande lago acido del mondo. Si sa da fonti storiche che la sua attività è cominciata nel 1770.
Più precisamente, questo vulcano fa parte di una caldera che si estende 210 km2 circa, chiamata Caldera Ijen, formatasi nel Pleistocene (un periodo compreso tra 2,5 milioni e 11 mila fa).
Il Kawah Ijen è caratterizzato da un magma la cui composizione va dal basaltico al dacitico e pare che non ci siano processi né di mixing, ovvero di mescolamento totale tra i magmi, né di mingling, ovvero di mescolamento tra magmi diversi, senza una completa omogeneizzazione degli elementi coinvolti.
Ma qual è la differenza tra stratovulcano e caldera? Facciamo chiarezza.
Ma le caldere sono presenti anche su altri pianeti del Sistema solare. Su Marte infatti è presente una caldera formatasi in seguito allo sprofondamento del Monte Olimpo, il rilievo più alto di tutto il sistema solare, con i suoi ben 25 Km di altezza!
Nei paragrafi precedenti si parlava del fatto che il Kawah Ijen ospitasse un grande lago acido. Di fatti il lago non è l’unica dimostrazione dell’attività superficiale del vulcano, ma è importante anche l’attività fumarolica, attraverso il quale viene messa in posto una grande quantità di zolfo nativo.
L’acqua del lago, di tipico colore verde bottiglia, è caratterizzata da una composizione chimica abbastanza omogenea, eccezion fatta per il fondo; e presenta anche delle sferule di S galleggianti in superficie.
A causa dell’abbondante presenza di questo elemento chimico, attorno al lago si è sviluppata l’attività estrattiva, con tanto di miniera a cielo aperto. Ogni giorno i minatori estraggono zolfo dalle pareti del cratere e trasportano carichi che vanno dai 70 ai 90 kg in grandi cestini dirigendosi fino a 300 m sul bordo del cratere.
La maggior parte dei minatori compie questo viaggio due volte al giorno, correndo non pochi rischi, come si può immaginare.
In realtà non è la lava in sé ad essere blu. Dunque come possiamo spiegare questo interessante e, allo stesso tempo, spettacolare fenomeno?
Si tratta piuttosto di fiamme di colore blu che si formano al di sopra della lava e ci danno questa impressione. Le “fiamme blu” sono dovute all’interazione tra il gas solforico (emergente dalle fratture) e la lava, che raggiunge temperature di circa 600°C (questo perché quando lo zolfo brucia emette delle fiamme bluastre).
Tali fiamme possono arrivare anche a 5 metri di altezza e negli ultimi tempi sono diventate una suggestiva fonte di attrazione turistica per la zona.
Maria Modafferi
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