Il Gigante di Ferro, analisi del film di Brad Bird

Il Gigante di Ferro è un film d’animazione del 1999 diretto e co-sceneggiato da Brad Bird, basato sul romanzo The Iron Man di Ted Hughes.

La trama

Il Gigante di Ferro narra le vicende di Hogarth Hughes, bambino di 9 anni che vive con sua madre nella città di Rockwell (riferimento alla città di Rockland) nello stato americano del Maine.

Nel corso del film, Hogarth entrerà in contatto con un gigantesco robot, lanciato nello spazio tempo prima, e precipitato poco lontano dalla sua abitazione.

Il Gigante di Ferro

Dopo le prime naturali ostilità, il bimbo finirà per stringere una fortissima amicizia col robot.
Successivamente, però, l’FBI e le principali autorità del posto cercheranno di ricavare il maggior numero di informazioni possibili riguardo l’oggetto non identificato. Ciò finirà per stravolgere completamente la vita dei due amici.

Colori ed atmosfere del film

Le immagini della pellicola hanno principalmente dei toni pastello molto vividi e sgargianti che di rado lasciano spazio ad atmosfere molto più cupe e seriose tendenti a quelle tipiche del genere noir.

Il tutto, alternato a sequenze in computer grafica amalgamate alla perfezione che riescono quindi a catturare lo spettatore nella loro morbida e delicata morsa per rilasciarlo amorevolmente soltanto nei titoli di coda finali, con una piacevole sensazione di felicità e positività.

Con il passare degli anni, il film è riuscito ad acquisire un valore storico e culturale sempre maggiore, ed a giustissima ragione.

Il Gigante di Ferro: stile di disegno e magia nell’animazione

Il Gigante di Ferro si fregia inoltre di uno stile di disegno estremamente sobrio, dritto, realistico e mai troppo sopra le righe.

Una grande particolarità del film, che lo rende praticamente unico nel suo genere, è il fatto che l’animazione del robot co-protagonista sia estremamente fluida e curata in maniera praticamente impeccabile.

Gli animatori sono riusciti, infatti, attraverso la visione di un regista davvero illuminato, a rendere vivo, reale, empatico, carismatico ed espressivo il viso di un robot soltanto attraverso il movimento dei suoi occhi e della sua bocca, lineamenti praticamente accennati nel suo concept design. Si tratta di un lavoro realmente eccezionale, nel vero senso della parola.

Così come dà ulteriore lustro alla pellicola anche un citazionismo sempre perfettamente contestualizzato che riesce a non stonare mai con la narrazione.

Antimilitarismo e critica ai mass media ne Il Gigante di Ferro

Un enorme affresco antimilitarista, quello de Il Gigante di Ferro.

Esso punta, infatti, pesantemente il dito contro le principali istituzioni governative americane.

Molto spesso queste sono, infatti, accecate quasi esclusivamente dal profitto generato dall’industria bellica e dalla costruzione di armi di distruzione di massa.

Degno di nota è anche il tema dell’informazione manipolata dai media, con l’intento di tenere buona e “addormentata” la popolazione, in modo tale da renderla più facilmente influenzabile.

Il Gigante di FerroArgomento, questo, che Bird tratta anche nel suo più recente Gli Incredibili 2, sequel del film del 2004.

La pellicola propone una grande critica al razzismo, evidenziando quanto l’essere umano possa essere perfido di fronte al “diverso”, considerato spesso ingiustamente pericoloso.

Messaggi, questi, che riescono a penetrare a fondo nell’anima dello spettatore grazie anche ad alcune sequenze da antologia.

Il Gigante di Ferro può, inoltre, essere considerato un film appartenente al genere supereroistico a tutti gli effetti sebbene il robot della pellicola non sia un eroe del tutto convenzionale.

Antonio Destino