I 14 punti di Wilson e la pace democratica

L’8 gennaio 1918, il presidente degli Stati Uniti d’America Woodrow Wilson espose in un discorso tenuto davanti al Congresso il suo progetto per ristabilire la pace internazionale dopo la guerra mondiale che si avviava alla conclusione (sarebbe terminata nel novembre dello stesso anno). Le sue idee furono raccolte nei famosi 14 punti. Di questi, otto sono dedicati alla risoluzione di questioni geopolitiche specificamente legate al contesto internazionale dell’epoca ed hanno, dunque, oggi, un’importanza perlopiù storica. I restanti sei, invece, contengono la base di un progetto di pace democratica universale e sono quindi di grande interesse anche a un secolo di distanza. La teoria della pace democratica è, infatti, una delle dottrine sociali più note: essa sostiene che la guerra smetterà di esistere solo il giorno in cui tutti i Paesi del mondo abbracceranno il sistema democratico liberale tipico della nostra tradizione occidentale.

I 14 punti e l’autodeterminazione dei popoli

14 punti
Woodrow Wilson

Come detto, la gran parte dei 14 punti sono rivolti alla composizione di problemi concreti dell’epoca. Wilson formula proposte relative al futuro dei morenti imperi russo (6), austro-ungarico (10) e ottomano (12), al Belgio (7), alla Francia e alla questione dell’Alsazia-Lorena (8), alle frontiere italiane (9), ai paesi balcanici occupati (11) e alla fondazione di una Polonia indipendente (13). Al di là dei singoli progetti avanzati dal presidente, è possibile rintracciare un’idea di fondo che li caratterizza tutti: il celeberrimo principio di autodeterminazione dei popoli. Oggi esso è codificato perfino nel diritto internazionale, dove occupa il rango di ius cogens, ovvero norma inderogabile. Dopo aver rivestito un’importanza fondamentale nell’epoca della decolonizzazione, esso continua ad essere invocato. Pensiamo, per fare un esempio recente, al caso della Catalogna.

Ebbene, scorrendo i 14 punti, notiamo che l’idea wilsoniana di autodeterminazione dei popoli è molto diversa da quella odierna. Essa, infatti, vale solo per i popoli occidentali, come ci accorgiamo leggendo il punto 5, che chiede:

“Composizione libera, con spirito largo e assolutamente imparziale, di tutte le rivendicazioni coloniali, fondata sulla stretta osservanza del principio che, nel risolvere tali questioni di sovranità, gli interessi delle popolazioni coinvolte debbano avere lo stesso peso delle ragionevoli richieste dei governi il cui titolo dev’essere determinato.”

Insomma, mentre le dottrine della sovranità inviolabile e del principio di nazionalità sono inderogabili per gli europei, la stessa cosa non vale per le genti colonizzate, le cui rivendicazioni hanno “lo stesso peso” di quelle dei governi che le opprimono. In ciò, vediamo un enorme limite di questo documento che, pur costituendo un pilastro delle idee della pace democratica, data pur sempre 1918.

I 14 punti e la pace democratica

14 punti
La diplomazia segreta fu decisiva anche per l’entrata in guerra dell’Italia, che si impegnò con il patto del 26 aprile 1915, firmato a Londra dal premier Salandra e dal ministro degli esteri Sonnino all’insaputa persino del Parlamento

I restanti cinque punti, tuttavia, presentano una visione molto avanzata per l’epoca. Essa, non a caso, ha influenzato, nel tempo, la nostra concezione delle relazioni internazionali. Così, il primo punto, dopo aver chiesto trattati di pace aperti, propone di mettere al bando la diplomazia segreta (una delle ragioni del conflitto): essa dovrà sempre procedere secondo franchezza ed essere di pubblico dominio. Oggi sarebbe difficile, per noi, pensare che un governo possa prendere accordi segreti con un altro Stato: se una cosa del genere venisse scoperta provocherebbe grave censura morale e politica. All’epoca, invece, essa non era affatto infrequente, poiché il livello di responsabilità dei governanti davanti ai cittadini era inferiore. Anche in questo vediamo come sia passato un secolo dai 14 punti.

Dopotutto, uno dei cardini della teoria della pace democratica è proprio questa: più democrazie determinano meno guerre anche e soprattutto perché, in questa forma di stato, l’opinione pubblica esercita un maggiore controllo sui propri politici. Coerenti con questa visione sono anche il punto 2, che chiede assoluta libertà di navigazione in acque internazionali (anch’essa diventata, da allora, un fondamentale principio di diritto internazionale) e il numero 4, che propone di ridurre gli armamenti allo stretto necessario per garantire la sicurezza nazionale. Entrambi, evidentemente, presuppongono una concezione pacifica e cooperativa delle relazioni tra società umane, piuttosto che una securitaria e competitiva.

Da Wilson a Trump: ONU e neoliberismo

cittadinanza cosmopolitica, Tönnies, 14 punti
Bandiera dell’Unione Europea

Il punto 14, secondo il quale “dovrebbe essere formata un’organizzazione generale delle nazioni”, è chiaramente la fonte d’ispirazione per la Società delle Nazioni e per la sua continuatrice, la nostra ONU. Si noti, però, che esso continua prevedendo di, come scopo di tale associazione, “concedere mutue garanzie di indipendenza politica e integrità territoriale agli Stati tanto grandi quanto piccoli”. Oggi, al contrario, la nostra concezione della democrazia internazionale è andata oltre, al punto da richiedere, in alcuni casi, che i due valori suddetti siano abbandonati per favorire maggiormente la pace e la cooperazione tra i popoli. Un esempio evidente potrebbe essere l’Unione Europea, nonché i movimenti politici che ne chiedono uno sviluppo in senso ancora più unitario e federalista.

Il punto 3, infine, è quello che forse oggi viene maggiormente messo in discussione. Esso propone:

“Rimozione, per quanto è possibile, di tutte le barriere economiche ed eguaglianza di trattamento in materia commerciale per tutte le nazioni che consentano alla pace, e si associno per il suo mantenimento.”

14 punti
Donald Trump

Lega, cioè, la democrazia internazionale all’adozione generalizzata di politiche economiche liberiste, con l’abbattimento di tutti gli ostacoli al libero commercio. La storia successiva delle relazioni internazionali è effettivamente andata in questo senso: pensiamo solo, per fare un esempio, alla globalizzazione economica in cui ci troviamo a vivere. Tuttavia, l’idea che la democrazia liberale vada necessariamente di pari passo con il liberismo economico è, storicamente, una delle più discusse. Basti pensare, al giorno d’oggi, alla crescita sempre più costante dei movimenti politici antiglobalisti. Per fare solo l’esempio più evidente, se i 14 punti furono proposti dall’allora presidente statunitense, quello attuale, Donald Trump, è noto proprio per le sue posizioni assolutamente contrarie alla globalizzazione.

Francesco Robustelli

Bibliografia

Conforti, Diritto Internazionale, X edizione, ed.Editoriale Scientifica, 2017

Jackson, Sørensen, Relazioni internazionali, 2013, it.EGEA, 2014

Varsori, Storia Internazionale. Dal 1919 ad oggi, Bologna, Il Mulino, 2015

AA.VV., Nuovi profili storici vol.3, dal 1900 a oggi, ed.Laterza, 2012

Fonti media

www.pontedipiave.com

Sitografia

Britannica.com