Lo Stato postcoloniale: governo, nazione ed economia

Lo Stato postcoloniale è una realtà che si osserva o si è osservata in molti dei Paesi di nuova indipendenza. Tipico dell’Africa subsahariana, ma non solo, il termine sta a indicare una struttura statale molto debole. Ciò per tre motivi: istituzioni inefficienti e spesso corrotte, legami nazionali quasi inesistenti e un’economia molto arretrata. Questi problemi sono, spesso, in misura maggiore o minore, lasciti del passato coloniale. Quando, infatti, i dominatori andarono via o furono cacciati senza prima aver messo in moto un serio percorso di sviluppo statuale ed economico, le conseguenze furono in molti casi drammatiche. Basti pensare, ad esempio, che perfino nel subcontinente indiano, area che ancora oggi non rientra nella tipologia di Stato postcoloniale, dopo la partenza degli inglesi si registrarono quasi un milione di vittime.

L’inefficienza delle istituzioni dello Stato postcoloniale

Lo Stato postcoloniale si identifica, innanzitutto, per la mancanza di istituzioni forti. Il governo raramente riesce ad imporre la sua autorità su tutto il territorio in modo omogeneo. A ciò si aggiunga il mancato sviluppo dello Stato di diritto e della democrazia, che fa sì che spesso si degeneri in dittature militari. La storia di molti Paesi africani, allora, si caratterizza come un passaggio da un colpo di stato ad un altro. Manca, infatti, una chiara legittimazione del potere. Soprattutto, è assente il monopolio dell’uso della forza weberiano. Vaste zone del Paese sono sovente in mano a signori della guerra con le loro milizie private. In questa circostanza, è naturale che l’instabilità politica regni sovrana.

Stato postcoloniale
Immagine della rivoluzione libica del 2011

Che responsabilità hanno i colonizzatori nello scenario che abbiamo appena descritto? Molta, senza dubbio. Una delle strategie più usate dall’imperialismo, infatti, è cooptare le élite locali. Queste ricevono privilegi e potere in cambio della loro fedeltà al dominatore. Così, quando quest’ultimo non c’è più, è naturale che la corruzione e il clientelismo dilaghino. Ciascuno, infatti, vorrà la sua fetta di torta.

Nei casi più gravi, ciò può addirittura portare alla sparizione dello Stato: il diritto internazionale parla di failed states, “stati falliti”. Si tratta di Paesi il cui governo centrale ha perso ogni effettività, al punto da far venire meno la loro stessa soggettività giuridica. Lo Stato, in altre parole, cessa di esistere non solo nei fatti, ma anche de iure. Un buon esempio può essere la Somalia, dominata per un ventennio, a partire dagli anni ’90, da signori della guerra completamente indipendenti dall’autorità statale.

La mancanza di coscienza nazionale

Se le istituzioni dello Stato postcoloniale non esistono, tanto meglio non va alla coscienza nazionale. Gli Stati africani presentano confini che si richiamano ad un’inusuale forma geometrica. La ragione è semplice: essi corrispondono alle delimitazioni tra i territori delle varie potenze coloniali, oppure tra le divisioni amministrative da queste imposte. Non hanno, cioè, spesso alcun legame con le identità culturali delle persone: dividono ciò che avrebbe dovuto essere unito o uniscono ciò che avrebbe dovuto restare diviso. Come risultato, è naturale che in molti non si riconoscano nelle nuove entità statuali e indirizzino la loro fedeltà a forme di identificazione più localistiche e tribali. Ciò, naturalmente, ha gravi effetti sulla legittimità dello Stato, aggravando la situazione che abbiamo descritto nel paragrafo precedente.

Stato postcoloniale
Situazione della Libia dopo la rivoluzione

L’assegnazione di cariche statali, infatti, avviene spesso su basi familistiche e settarie. E che dire, poi, quando la capacità di controllo del governo viene del tutto meno? La rivalità tra i vari clan o gruppi etnici può esplodere in drammatiche guerre civili. Valga, per tutti, l’esempio del genocidio ruandese: nel 1994, 800mila civili di etnia Tutsi furono trucidati dagli Hutu, che costituivano la maggioranza della popolazione. Ancora, oggi, una delle peggiori tragedie della storia dell’umanità.

L’economia di uno Stato postcoloniale

L’arretratezza dell’economia dello Stato postcoloniale, infine, è l’aspetto sul quale chiaramente il passato imperiale ha maggiori responsabilità. Lo sfruttamento di interi territori, infatti, li ha condannati in molti casi al sottosviluppo, sia depredando le loro risorse sia costringendoli in una posizione subordinata rispetto al sistema economico mondiale. Una situazione che, talvolta, continua al giorno d’oggi con il neocolonialismo, ad esempio quello delle multinazionali. In questo ambito, la fonte di reddito primaria di uno Stato postcoloniale rimane, spesso, una forma di agricoltura molto arretrata. L’urbanizzazione, di conseguenza, è anch’essa un miraggio.

Stato postcolonialeDall’altra parte, tuttavia, uno sviluppo industriale, per quanto limitato e settoriale, non è impossibile. Se analizziamo, però, quanto detto finora, già possiamo intuire i problemi da cui è piagato. Non sempre, infatti, allo sviluppo industriale si affianca il progresso sociale e culturale del Paese. Rimane, infatti, appannaggio di chi detiene il potere in quel preciso momento. Come conseguenza, non è infrequente l’esistenza di uno Stato postcoloniale il cui PIL non è nemmeno troppo basso, ma i cui livelli di disuguaglianza sono drammatici. Politiche redistributive, infatti, non esistono, per non parlare di un welfare state. La ricchezza prodotta resta, infatti, in mano a una ristretta casta di privilegiati, mentre il resto del Paese vive nelle miserevoli condizioni che abbiamo descritto.

Francesco Robustelli

Bibliografia

Painter, Jeffrey, Geografia Politica, ed.SAGE Publications of London, 2009, it.UTET, 2011

Jackson, Sørensen, Relazioni internazionali, 2013, it.EGEA, 2014

Conforti, Diritto Internazionale, X edizione, ed.Editoriale Scientifica, 2017

Amitav Acharya, “Idea-shift”: how ideas from the rest are reshaping global order, pubbl. su Third World Quarterly, vol. 37, n°7, 2016

Sitografia

www.history.com

Fonti media

L’immagine di copertina è ripresa da /www.accord.org.za/

www.bbc.com

www.lopolics.com