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L’Italia e i musei: la fotografia dell’ISTAT

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L’ISTAT, l’Istituto nazionale di statistica, fornisce dati importanti per fotografare la situazione culturale dell’Italia. Un esempio è rappresentato dalle informazioni relative ai musei presenti sul suolo italiano, censendo la quantità e la tipologia dei musei, oltre che raccogliendo e diffondendo statistiche riguardanti i visitatori dei nostri musei.

Da quest’anno la raccolta dati dell’ISTAT diventerà più fitta grazie all’introduzione dei censimenti permanenti, vale a dire censimenti della popolazione da tenersi ogni anno e non con più con frequenza decennale. Ciò sarà garantito grazie all’utilizzo di dati provenienti da campioni più ristretti della popolazione, sempre diversi di anno in anno, che garantiranno un flusso continuo di informazioni. In tal modo i dati dell’ISTAT saranno aggiornati progressivamente tenendo il passo della trasformazione del paese.

Quali sono i dati raccolti dall’Istituto sulla situazione museale? Scopriamolo con questo articolo.

Un paese di Musei

Se l’Italia primeggia nella classifica dei paesi detentori di patrimoni dell’Umanità riconosciuti dall’Unesco, il Bel Paese vanta un altissimo numero di musei: secondo la rilevazione Istat del 2015, nella penisola italiana ce ne sono 4158. A questi si devono aggiungere altri istituti similari, come aree o parchi archeologici (282 in Italia) oltre a monumenti/complessi monumentali (536): in questo modo si sfiora la cifra di 5000 complessi museali, essendo il totale di 4976 musei in Italia.

Le regioni con il maggior numero di complessi museali si trovano nel Centro Italia: si tratta di Toscana ed Emilia-Romagna, con percentuali del 10,7% e 10,3% del numero totale di musei presenti in Italia.

Le regioni con il maggior numero di visitatori, Lazio e Campania, sono indietro in questa speciale classifica: il Lazio ha il 6,8% dei complessi museali in Italia ed è la settima regione per numero di musei; la Campania, invece, è addirittura la tredicesima regione per numero di musei, con il 3,8% dei musei presenti in Italia, nonostante sia la seconda regione italiana per numero di visite in complessi museali.

Quali sono i complessi museali in Italia?

Ma cosa contengono questi 4158 complessi museali? La maggior parte sono musei d’arte: un quarto dei musei italiani, 1084, appartiene a questa categoria, di cui una parte consistente, ben 422, sono musei di arte contemporanea. Il resto presenta opere dal Medioevo all’Ottocento. Subito dietro vi sono i musei di antropologia ed etnografia (692) ed archeologia (613). I musei di storia sono 477 mentre quelli di storia naturale e scienze naturali 348. A questi si aggiungono musei sull’ambito religioso (201), tecnico-scientifico (144) ed anche industriale (118).

Non sempre la categorizzazione è facile: l’ISTAT elenca 427 musei “tematici” mentre 54 complessi museali non rientrano in alcuna categoria.

Per quanto riguarda i complessi monumentali, sono gli edifici religiosi a farla da padrone: su 536 edifici in Italia riconosciuti come “monumenti”, sono 193 ad essere chiese o comunque edifici a carattere religioso, vale a dire poco più di un terzo dell’intero numero di monumenti presenti in Italia.

Seguono, al secondo posto, gli edifici di natura militare e le architetture fortificate, vale a dire 130. I parchi e giardini considerati edifici monumentali in Italia sono solamente 16, le ville e palazzi con interesse storico o artistico 108 mentre le architetture civili considerabili complessi monumentali sono 31.

In questa classificazione rientrano anche manufatti, che possono essere manufatti archeologici (38) oppure di archeologia industriale (19). Un solo complesso rientra nella categoria “altro”.

Quanti visitano i musei italiani?

L’ultima statistica da dover elencare riguarda le persone che fruiscono dei musei. Tenendo sempre conto dei dati forniti dall’ISTAT nel 2015, in un anno sono addirittura 110.567.265 gli ingressi in musei e complessi monumentali presenti sul suolo italiano. Dobbiamo comunque considerare che non si tratta di visitatori unici, ma del numero di biglietti relativi ai musei e complessi monumentali censiti dall’Istat.

Di questi sono stati 63.460.141 i visitatori paganti, mentre 46.184.151 i visitatori non paganti. Di altri 980.968 visitatori non si hanno dati sul pagamento.

Quali sono i complessi museali che sono stati visitati? Le statistiche dividono i complessi museali in statali e non statali: sono i complessi non statali a farla da padrone, con 63.419.113 visite, contro le 47.148.152 visite dei complessi museali.

Andando più nello specifico, sono i centri storici delle città d’arte ad essere i luoghi maggiormente visitati: quasi un terzo degli Italiani ha visitato almeno una volta un centro storico italiano, il 28,7% almeno una volta un monumento, il 24% almeno una volta un museo, il 18,76% almeno una volta una mostra d’arte e il 15% almeno una volta un sito archeologico.

L’ordine di preferenza rimane pressocché invariato anche analizzando le statistiche dei visitatori più frequenti: il 7% ha visitato almeno quattro volte un centro storico italiano, contro il 6,5% di chi ha visitato almeno quattro volte un monumento, il 3,9% di chi ha visitato almeno quattro volte un museo, il 2,9% almeno quattro volte una mostra d’arte e l’1,6% almeno un sito archeologico.

Si aggira intorno all’1% la percentuale di italiani che hanno visitato luoghi d’arte almeno 12 volte l’anno, con una media di una volta al mese. Si tratta di una cifra esigua? Ai nostri lettori il commento.

Davide Esposito

Fonti: Censimento ISTAT anno 2015

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Davide Esposito

Direttore responsabile de "La Cooltura" e caporedattore della redazione "Storia", si occupa di articoli di storiografia e storia della musica. Ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Storia presso l'Università degli Studi di Napoli "Federico II" nel 2019. Approdato nel mondo del giornalismo nel 2010, ha collaborato in passato per Wikipedia, Nuova Stagione, Road TV Italia, Federico TV e Libero Pensiero News. Collabora saltuariamente per la trasmissione televisiva "Passato e Presente" prodotta da Rai Cultura. Ha pubblicato il suo primo libro di storiografia nel 2015 dal titolo "Il mito di Carlo Magno: Alle origini dell'identità francese", acquistabile su Amazon.

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