Louis Althusser: gli apparati ideologici dello Stato

Tra i pensatori marxisti del Novecento spicca la figura di Louis Althusser. Francese, militante nella resistenza al nazifascismo, nel 1970 pubblicò, sulla rivista “La Pensée”, il saggio “Ideologia e apparati ideologici di stato”. In questo testo, egli si discosta dal pensiero marxiano tradizionale nell’affermare che uno Stato, per funzionare, ha bisogno non solo di organi repressivi, ma anche di quelli che si occupino di riprodurre la sua ideologia. In ciò, Althusser si pone chiaramente in un filone marxista che comprende, ad esempio, Antonio Gramsci e le sue riflessioni sull’egemonia intellettuale. Vediamo, dunque, più precisamente in cosa consistono gli “apparati ideologici di stato”.

Lo Stato e l’ideologia secondo il pensiero marxista

Secondo la teoria marxista ortodossa, il governo dello Stato altro non è che “un comitato amministrativo degli affari della classe borghese”, per citare il Manifesto del Partito Comunista. Pertanto, l’unico scopo per il quale esso esiste è tenere soggiogati i proletari e riprodurre i rapporti di produzione economici favorevoli ai padroni. Affinché il dominio si perpetui, però, la mera coercizione non è sufficiente. È necessario, infatti, anche che l’ordine esistente sia giustificato e inculcato dalle classi superiori a quelle subordinate. A questo pensa l’ideologia, ovvero una rappresentazione del mondo parziale. Essa è promossa dalla sovrastruttura della società – istituzioni come la politica, l’istruzione, la filosofia – che poggia direttamente sulla sua struttura economica, ovvero lo sfruttamento suddetto.

Louis Althusser
Louis Althusser ritratto da Arturo Espinosa

Il rapporto tra struttura e sovrastruttura è uno dei punti più critici del pensiero marxista. Molti, infatti, accusano il grande filosofo di ridurre la società ai meri aspetti economici. Al contrario, come abbiamo detto nell’introduzione, numerosi pensatori della sua corrente approfondiranno il ruolo fondamentale che hanno, nella storia, le idee al di là e a prescindere dalla struttura economica.

Tra questi figura proprio, per l’appunto, Louis Althusser. Egli, nel saggio succitato, afferma che il marxismo-leninismo ortodosso vede nello Stato un’istituzione meramente repressiva. Il suo compito è reprimere i proletari e perpetuare la loro condizione di sfruttamento. Althusser, però, che scrive dopo Gramsci, affianca a questa visione anche le riflessioni sull’ideologia. Lo Stato, cioè, ha anche e soprattutto il fine di inculcare le idee delle classi dominanti a quelle sottomesse. Proprio a questo pensano i suoi apparati ideologici.

Apparati repressivi ed ideologici

Althusser distingue “l’apparato repressivo di Stato” dagli “apparati ideologici di Stato”. Al primo appartengono istituzioni come i tribunali, le prigioni, l’esercito e così via. Nei secondi, invece, figurano sistemi come quello religioso, scolastico, partitico o dell’informazione. Tra le due tipologie intercorrono tre differenze. La prima è che, mentre gli organi repressivi fanno tutti parte di un unico apparato, quello dello Stato, quelli ideologici costituiscono più apparati distinti. Non si tratta solo, come si può intuire, di una questione morfologica. Essa, infatti, comporta un’altra distinzione importante: mentre l’apparato repressivo è in mano ai pubblici poteri, molti tra quelli ideologici sono gestiti, invece, da privati.

A questo punto, però, potrebbe sorgere un’osservazione: com’è possibile che un apparato definito “di Stato” appartenga, nella realtà, a un privato cittadino?

Louis Althusser
(da Left Voice)

La risposta è nella filosofia marxista: “pubblicoeprivatosono definizioni coniate dalla classe dominante Lo Stato, che è nelle sue mani, non è né l’uno né l’altro. Un’istituzione, quindi, può tranquillamente servire i suoi fini ideologici pur essendo privata.

Infine, abbiamo quella che Althusser definisce la differenza fondamentale tra l’apparato repressivo e quelli ideologici: il funzionamento. Se il primo, infatti, si serve della coercizione fisica, i secondi fanno uso, invece, dell’ideologia. Naturalmente, si tratta di un distinguo valido solo in prima istanza. Secondariamente, infatti, anche le istituzioni repressive hanno bisogno di legittimarsi tramite l’ideologia, così come gli apparati ideologici non mancano di ricorrere a sanzioni più o meno costrittive. Pensiamo, per fare un esempio, ai provvedimenti disciplinari della scuola o della famiglia.

Critiche a Louis Althusser

Quali critiche possono essere mosse alle tesi di Althusser che abbiamo appena esposto? Almeno due.

La prima, che in realtà è un’osservazione che si potrebbe muovere a tutto il pensiero marxista della sovrastruttura, è la scarsa autonomia attribuita a quest’ultima. Nella realtà dei fatti, l’idea che apparati come la Chiesa o i media riproducano sempre l’ideologia dello Stato, senza sviluppare proprie linee di pensiero o fini, appare molto forzata. Tra l’altro, che lo Stato stesso faccia unicamente gli interessi del capitale è alquanto discutibile. Di certo tra i due intercorre un legame a doppio filo, ma l’ipotesi marxiana di un asservimento totale appare abbastanza peregrina.

fine del capitalismo, AlthusserLa teoria di Louis Althusser, però, paradossalmente è criticabile anche per il motivo opposto: essa sembra, infatti, suggerire una dipendenza troppo stretta del potere borghese dalla riproduzione dell’ideologia. Ciò potrebbe condurre alla conclusione che, per contrastare le classi dominanti, basterebbe sfidare, ad esempio, l’autorità del sistema scolastico o della religione. Nella realtà, quando il capitale ha raggiunto una certa espansione, la sua sopravvivenza è sempre meno legata alla sovrastruttura.

Potremmo, quindi, “marxianamente” concludere che, malgrado l’importanza di rovesciare l’egemonia intellettuale degli apparati ideologici, l’unico vero modo per sovvertire il potere del capitalismo è forse, come suggerisce Marx stesso, il mutamento (per il filosofo, necessariamente violento) della struttura economica della società.

Francesco Robustelli

 

Bibliografia

Louis Althusser, “Idéologie et appareils idéologiques d’État.(Notes pour une recherche)”, pubblicato su La Pensée, 1970, testo classiques.uqac.ca

Marx, Engels, “Manifesto del partito comunista”, 1848, trad.it.1891, testo it.wikisource

Abbagnano, Ricerca del pensiero. Volume 2B. Dall’Illuminismo a Hegel, ed.Paravia, 2012.