Il tempo per Charles Baudelaire: “Il nemico” e “L’orologio”

Charles Baudelaire fornisce una visione drammatica del tempo nelle poesie “Il nemico” e “L’orologio” ne “I fiori del male”.

il tempoIl tempo, dimensione in cui si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi, è un concetto complesso oggetto di studi e riflessioni filosofiche e scientifiche: spazio invisibile entro il quale le cose accadono, entro il quale si dipanano pensieri e azioni. Dato il tempo limitato della vita umana, il passare di giorni, mesi e anni ha inevitabilmente un effetto sul nostro corpo, ma soprattutto sulla nostra psiche.

Tra i maggiori poeti ad interessarsi a questo elemento invisibile che lascia solo i segni del suo inesorabile passaggio, vi è il poeta de “I fiori del male”, Charles Baudelaire, per il quale il tempo è tra le componenti più struggenti della sua produzione letteraria.

“Il nemico”

La poesia “Il nemico” contenuta ne “I fiori del male” descrive gli effetti devastanti del tempo sulla vita umana. Baudelaire esprime il tempo che passa come qualcosa di crudele e che ci divora inesorabilmente, offrendo una forte percezione del vuoto dell’esistenza senza conoscerne il significato. La vita è come un giardino i cui frutti, una tempo rigogliosi, sono appassiti lasciando spazio alla desolazione.

Il tempo passato ha risucchiato e devastato l’anima di Baudelaire che aspetta nuovi fiori per ritrovare la gioia di vivere e scrivere affinché ricrei una nuova bellezza. Ma l’esclamazione finale è un grido disperato di un uomo consapevole che sarà sempre insediato da un nemico che consuma lo slancio vitale: la noia.

“La mia giovinezza non fu che una oscura tempesta,

traversata qua e là da soli risplendenti;

tuono e pioggia l’hanno talmente devastata

che non rimane nel mio giardino altro che qualche fiore vermiglio.


Ecco, ho toccato ormai l’autunno delle idee,

è ora di ricorrere al badile e al rastrello

per rimettere a nuovo le terre inondate

in cui l’acqua ha aperto buchi larghi come tombe.


E chissà se i fiori nuovi che vado sognando troveranno,

in un terreno lavato come un greto,

il mistico alimento cui attingere forza…


O dolore, o dolore, il Tempo si mangia la vita

e l’oscuro Nemico che ci divora il cuore

cresce e si fortifica del sangue che perdiamo.”

La poesia rivela l’angoscia che attanaglia il poeta quando trova i segni del tempo sul suo corpo. Si dà forma ad un disagio esistenziale attraverso l’arte che è un mezzo per esorcizzare; la scrittura appare l’unico cura alle ingiurie del tempo e al disgusto di sé che ispira al poeta il suo progressivo degrado: l’arte permette di opporre la resistenza dell’intelligenza alla forza corrosiva della natura. Il poeta allora è sopravvissuto per la sua parola.

Il tempo inesorabile: “L’orologio” e “Il gusto del nulla”

L’orologio” è l’ultima poesia della sezione “Spleen et ideal“; Il tempo, tema classico della poesia romantica e de “I fiori del male” è per Baudelaire, un peso smisurato quando il poeta si annoia, una tortura. Qui è rappresentato con l’oggetto di misurazione, segnando la vittoria della malinconia sull’ideale attraverso l’immagine di un tempo onnipotente e distruttore che precipita l’uomo verso la morte.

“Orologio! Dio sinistro, spaventoso, impassibile,

il cui dito ci minaccia dicendo: “Ricordati!

I Dolori vibranti nel tuo cuore pieno di sgomento

si pianteranno come in un bersaglio;

Il Piacere vaporoso fuggirà verso l’orizzonte

come una silfide in fondo al retroscena;

ciascun istante ti divora un boccone di delizia

a ogni uomo promesso sposo per tutta la sua stagione.

Tremila seicento volte l’ora, il Secondo

mormora: Ricordati! – Rapido con la sua voce

da insetto, Adesso dice: Sono Allora

e ho succhiato la tua vita con la mia immonda proboscide!

Remember! Ricordati! prodigo! Esto memor!

(La mia gola di metallo parla tutte le lingue).

I minuti, mortale pazzerello, sono pastoie

da non farsi sfuggire senza estrarne oro!

Ricordati che il Tempo è un giocatore avido

che guadagna senza barare, ogni volta! È la legge.

Il giorno declina; la notte cresce; ricordati!

L’abisso ha sempre sete; la clessidra si vuota.

Fra poco suonerà l’ora in cui il divino Caso,

in cui l’augusta Virtù, la tua sposa ancora vergine,

in cui lo stesso Pentimento (oh, l’ultima locanda!),

in cui tutti ti diranno: Muori, vecchio vile! È troppo tardi!”

Ne L’orologio Baudelaire riprende il tema tradizionale del tempo innovandolo e presentando una visione particolarmente drammatica e angosciante che mette in rilievo la tragicità della condizione umana. Si presenta il tempo nelle sue unità con gli aggettivi che traducono l’effetto del tempo sull’uomo con sensazioni fisiche. Il poeta parigino ne L’orologio prende coscienza della sottomissione umana al tempo e che la caratteristica dell’uomo è la transitorietà.

Ma nella stessa sezione di questo componimento troviamo la poesia “Il gusto del nulla” dove nella parte finale c’è un diretto riferimento al tempo divoratore a cui il poeta trova soluzione nell’atteggiamento prefissato nel titolo:

“…La primavera adorabile ha perso il suo profumo!

E il tempo mi inghiotte minuto per minuto

Come la neve immensa un corpo irrigidito

Contemplo dall’alto il globo nella sua rotondità

E non cerco più il conforto di un rifugio.

Valanga, vuoi portarmi via nella tua caduta?”

Il ripiegamento di Baudelaire sul sentimento del tempo conduce verso rive su cui battono le onde dell’impossibile, sostiene la malinconia sotto cieli bassi, pesanti, piovosi e raccoglie il tumulto dei sentimenti sotto il domino di un’angoscia atroce e tiranna. Nel poemetto in prosa XXXIII de “Lo spleen di Parigi” il poeta francese propone una soluzione all’inesorabile azione del tempo che schiaccia la vita degli uomini:

“…se talvolta, sui gradini di un palazzo, sull’erba verde di un fosso, nella tetra solitudine della vostra stanza, vi risvegliate perché l’ebbrezza è diminuita o scomparsa , chiedete al vento, alle stelle, gli uccelli, l’orologio, a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che scorre, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, chiedete che ora è: e il vento, le onde, le stelle, gli uccelli, l’orologio, vi risponderanno:

– È ora di ubriacarsi! Per non essere schiavi martirizzati dal Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare.”

Maurizio Marchese

Bibliografia:

Charles Baudelaire “Lo spleen di Parigi”-piccoli poemi in prosa, Feltrinelli, Stampa Nuovo Istituto d’Arti Grafiche-BG, 2015.

Charles Baudelaire, I fiori del male, traduzione e cura di Antonio Prete, Feltrinelli, Stampa Nuovo Istituto d’Arti Grafiche-BG, 2010.