Leo Strauss: un pioniere del neoconservatorismo?

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Leo Strauss è noto principalmente nelle vesti di filosofo politico. Il suo nome, tuttavia, riveste una grandissima importanza anche per la ricerca sociale, perché è comunemente associato con uno degli indirizzi culturali e politici più noti e discussi degli ultimi anni: il neoconservatorismo. Sviluppatosi negli Stati Uniti, ad opera principalmente di autori che lavorano in fondazioni private, esso identifica spesso in Strauss uno dei suoi pionieri. Ciò, però, come vedremo, è estremamente dibattuto.

La ricerca accademica di Strauss

Socrate e Platone ne “La scuola di Atene” di Raffaello

Strauss nacque nel 1899 in Germania, Paese da cui, in seguito, fuggì dopo l’avvento del regime nazista. Si spostò prima in Gran Bretagna e poi negli Stati Uniti, dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1973. Il suo pensiero deve molto a maestri della filosofia politica come Socrate, Platone, Aristotele, Machiavelli, Hobbes, Spinoza. A prima vista, la sua opera sembrerebbe di natura puramente accademica.

La sua teoria più nota, infatti, quella della “scrittura reticente”, è dedicata al problema dell’esegesi dei testi. Essa è esposta in un libro del 1952 intitolato significativamente “Scrittura e persecuzione”. Secondo Strauss, infatti, i filosofi del passato avrebbero spesso scritto in modo volutamente oscuro o allegorico per eludere la censura o la condanna. Pertanto, egli rigetta il relativismo interpretativo e, anzi, sostiene che lo studio della filosofia debba portarci alla conoscenza di verità universali ed eterne.

È proprio questo deciso oggettivismo che ci collega direttamente alla parte più controversa delle riflessioni di Strauss.

Il pensiero politico di Strauss

Dai pensatori precedentemente citati Strauss riprende un problema classico della filosofia politica: come fondare una società che riesca a evitare la tirannia e l’oppressione. La questione lo toccava personalmente, avendo egli vissuto il crollo della Repubblica di Weimar. Ebbene, secondo Strauss il problema della democrazia moderna è lo stesso che egli ritrova nella ricerca accademica: il relativismo. La vita sociale, per lui, necessita di una chiara definizione del “bene”. Il pensiero moderno di matrice illuminista, tuttavia, ha progressivamente eluso la questione. Pensiamo solo alla diffusione di scienze sociali avalutative come lo storicismo. Il dubbio, tuttavia, è proprio ciò che apre la strada ai regimi tirannici, impedendo di stabilire le norme etiche universali di cui sopra.

Sviluppando questo ragionamento, arriviamo alla tesi più forte del pensiero di Strauss. Secondo quest’ultimo, il “bene” sarebbe semplicemente tutto ciò che è rappresentato dai valori della cultura occidentale. Il “male”, di contro, sarebbe tutto quello che ad essa si contrappone e che va, dunque, combattuto senza quartiere. Rifacendosi a Machiavelli, Strauss autorizza i governanti, in nome del bene, a derogare ai principi della democrazia, utilizzando anche strumenti come l’inganno delle masse.

Un’eredità controversa

L’influenza del pensiero di Strauss sulla cultura occidentale contemporanea è molto dibattuta. Ai suoi tempi, infatti, egli fu apprezzato per meriti perlopiù accademici – ad esempio, aver preservato lo studio della filosofia politica in un’epoca in cui essa rischiava di essere adombrata dalla scienza politica quantitativa. I suoi testi, non a caso, sono indirizzati più ad altri studiosi che al grosso pubblico. Egli stesso, probabilmente, era più interessato allo studio della filosofia e della virtù civica che alle scelte concrete dei politici.

George W. Bush (da CNN.com)

Nonostante tutto ciò, Strauss è da sempre associato al neoconservatorismo e ai suoi controversi effetti sulla società internazionale. Pensiamo, ad esempio, all’aggressiva politica estera messa in atto dagli Stati Uniti sotto l’amministrazione di Bush junior. Il legame, tuttavia, è molto dubbio: secondo Jedlowski, ad esempio, i pensatori neocon (come vengono comunemente chiamati) usano il pensiero di Strauss un po’ selettivamente. Dopotutto, esso non è privo di ambiguità: per difendere la democrazia, mette capo a pratiche ad essa completamente estranee, come la disinformazione. Soprattutto, gli manca una chiara definizione di quali siano esattamente i valori occidentali che devono essere tutelati come il bene assoluto.

Malgrado questi difetti, le idee di Strauss sembrano inserirsi molto bene in quell’eterogeneo filone di indirizzi culturali conservatori che hanno caratterizzato il dibattito pubblico in Occidente negli ultimi decenni. La sua rappresentazione della nostra società come il bene, infatti, è sicuramente in sintonia con tutti coloro che ritengono necessario alzare barriere nei confronti del resto del mondo, visto come un posto minaccioso. Pertanto, Strauss ha il poco invidiabile merito di essere riconosciuto come uno dei pionieri dei movimenti xenofobi in crescita, al giorno d’oggi, in tutto l’Occidente.

Francesco Robustelli

Bibliografia

Jedwloski, Il mondo in questione, ed.Carocci, 2003

Media

www.britannica.com

www.treccani.it

L’immagine di copertina è ripresa dal sito www.theimaginativeconservative.org

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Francesco Robustelli

22 anni, napoletano, studente di International Relations. Scrivo di Sociologia e di tante altre cose, cercando sempre di essere interessante.

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