San Domenico di Guzmán e la lotta all’eresia

Domenico di Guzmán, noto anche come Domenico di Caleruega, è una delle figure di spicco del XIII secolo. Egli è il fondatore dell’ordine dei frati predicatori, poi chiamati anche domenicani e, asDomenico di Guzmánsieme a Francesco d’Assisi, rappresenta una fase di rinnovamento interno alla Chiesa avvenuto agli inizi del Duecento. Per comprendere appieno cosa questo vuol dire è utile tracciare un quadro generale del periodo nel quale Domenico operò.

L’incontro con i Catari

Egli nacque nel 1172 a Caleruega, in Castiglia, da una famiglia nobile. Dopo aver studiato teologia divenne sacerdote e fu presto nominato sottopriore. A seguito del vescovo Diego d’Osma compì un viaggio per conto di Alfonso IX di Castiglia, durante il quale incontrò i catari della Linguadoca.

Questi ultimi, detti anche albigesi, erano eretici stanziati prevalentemente nella Francia Meridionale già dal secolo precedente. Il loro credo era dualista, cioè nel mondo si contrapponevano due forze in lotta fra loro: Dio e Satana, ma il “catarismo” che incontrò Domenico più che su un’affermazione di questo credo si basava su un’accesa contestazione del potere sacramentale della Chiesa.

I catari conducevano una vita ispirata alle prime comunità cristiane, dettata dalla povertà e comunione dei beni. Questo stile di vita strideva con quello dei frati cistercensi, che oramai ostentavano il loro potere ed erano poco preparati nell’affrontare questioni dottrinali.

Trovatosi davanti a questa situazione Domenico si rese conto che bisognava riformare dall’interno il mondo ecclesiastico e trasformarlo da impreparato a pronto ad affrontare e confrontare gli eretici. Unì la preparazione dottrinale ad una vita esemplare, nel senso che i frati dovevano dare l’esempio vivendo in modo semplice e povero, una coerenza di vita e fede che non rinunciava alla cultura necessaria per contrastare le eresie.

Il pontefice del tempo, Innocenzo III, aveva indetto nel 1209 una crociata contro i catari, alla quale Domenico non partecipò. Il conflitto si protrasse per ben venti anni. All’eliminazione violenta egli preferì una predicazione pacifica.

La creazione del nuovo ordine

L’eresia catara aveva attecchito soprattutto tra le donne, ragion per cui fondò un monastero femminile ai piedi dei  Pirenei, a Notre-dame-de-Prouille, il primo convento di suore domenicane.

Ottenne l’appoggio del vescovo di Tolosa, città nella quale nacque la prima base nella chiesa di San Romano. Nel 1216 Onorio III approvò l’ordine, che scelse come Regola quella Agostiniana. Negli anni Venti e Trenta del Duecento il gruppo di seguaci di Domenico crebbe in maniera notevole, nel 1237 si contavano quattromila frati.

Nel 1221 furono redatte le Costituzioni che regolavano la vita comune, sancivano la povertà dell’ordine, sostenuto finanziariamente dell’elemosina dei fedeli, e la creazione del capitolo generale, che comprendeva i rappresentanti di tutti i conventi tra i quali era eletto il maestro generale, ma soprattutto ribadivano l’intensa attività di predicazione, da cui il nome dell’ordine.

Domenico di GuzmánLa caratteristica principale dei predicatori fu la loro formazione: un’adeguata istruzione scolastica era uno dei requisiti per entrare nell’ordine, lo studio della teologia (cioè la riflessione intorno a Dio) era parte integrante della vita religiosa. Grazie a questa loro peculiarità i domenicani si diffusero subito nell’ambito intellettuale e nelle università. Molti personaggi domenicani lasciarono un segno nel mondo culturale: il teologo e filosofo Tommaso d’Aquino, il giurista Raimondo Peñafort, il letterato Iacopo Passavanti e Caterina da Siena.

Dopo la morte di Domenico di Guzmán

Domenico di Guzmán venne proclamato santo nel 1234. Sin da subito si diffusero voci e leggende che servivano a mitizzare il neo santo, a creare un’immagine ideale che ci si aspettava che i frati seguissero.

Famosa è la rappresentazione che lo vede sostenere sulle spalle l’edificio di San Giovanni in Laterano, dal significato emblematico di Domenico di Guzmán come colui che ha sostenuto l’edificio di Dio nel momento del bisogno.

Quest’immagine è stata poi ripresa nel più famoso affresco dalla basilica di Assisi da Giotto, in cui compare, al posto di Domenico di Guzmán, Francesco. Ciò è dovuta alla rivalità che ben presto nacque trai i due ordini da loro fondati. Nonostante ciò sia Domenico che Francesco vengono citati da Dante nel canto XII del Paradiso come coloro i quali salvarono la Chiesa dalle eresie.

Domenico di GuzmánAltre cose che lo accomunano al santo di Assisi sono il libro ed il giglio, attributi dell’ iconografia, mentre suoi propri sono la stella rossa sulla fronte e il cane bianco e nero. Alcune fonti attribuiscono a san Domenico di Guzmán l’origine del Rosario, anche se la sua diffusione è maggiormente legata alla vittoria della battaglia di Lepanto, per cui è anch’esso elemento ricorrente nelle raffigurazioni.

I due ordini si dedicarono alla predicazione con approcci differenti: per i francescani coincideva con il racconto di parabole evangeliche narrate al popolo, i domenicani si concentrarono maggiormente nell’interpretazione delle Scritture.

La competizione tra francescani e domenicani  passò in secondo piano quando si trattò di confrontarsi con il clero secolare.  Questi ultimi si sentivano minacciati dalla crescente presenza dei  frati sul territorio e soprattutto dal fatto che erano estranei al controllo diocesano; essi, infatti, dipendevano direttamente dal papa.  Il terreno di lotta più aspro furono le università, in particolare la scuola di Parigi vide una forte resistenza dei secolari. Ma non era solo una contrapposizione tra fazioni, era lo scontro tra due modi di intendere la Chiesa stessa: un corpo gerarchicamente ordinato per i secolari, un corpo del tutto subordinato al papa per i frati.

Alcuni arrivarono ad affermare che i frati costituivano il terzo ed ultimo tempo della storia teorizzato da Gioacchino da Fiore, abate e teologo cistercense: egli infatti riteneva che protagonisti dei tempi finali sarebbero stati due nuovi ordini di monaci destinati ad affrontare l’Anticristo.

Miriam Campopiano

Bibliografia

Gian Luca Potestà, Giovanni Vian, Storia del cristianesimo, Il Mulino, Bologna, 2014

Luigi Provero, Massimo Vallerani, Storia medievale, Le Monnier, Firenze, 2016