Roberto Longhi e la concezione dell’arte

Roberto Longhi è stato uno dei più importanti storici e critici d’arte italiani, fondatore del nostro modo di vedere il Rinascimento e l’età barocca.

Gli inizi e la scoperta di Caravaggio

Roberto Longhi condusse i suoi primi studi universitari sotto la guida di Pietro Toesca e presto dimostrò interesse per Caravaggio. Prima che Longhi vi dedicasse i suoi studi, l’artista lombardo era circondato da un’aura di disapprovazione. Assassino, fuggitivo e pittore di soggetti osceni, ben poche delle opere di Caravaggio erano apprezzate e si cercava di sminuire il valore che aveva avuto nell’influenzare totalmente l’arte del suo tempo.

Longhi, visitando un’esposizione su Courbet alla IX Mostra Biennale dell’arte di Venezia del 1910, ebbe un’intuizione che avrebbe poi sviluppato come tesi di laurea: Caravaggio fu il padre dell’arte moderna, l’antenato dei più grandi artisti, da Rubens a Courbet, passando per Velázquez e Goya.

Il rapporto più libero che aveva avuto coi soggetti sacri, l’uso sapiente della luce e delle ombre, ma soprattutto la capacità di portare nei quadri l’umanità più vera e quotidiana ne fanno, per Longhi, tra i precursori dello stile barocco.

La moglie Anna Banti

Per ricostruire la storia di Caravaggio, Longhi si dedicò alle figure di artisti che ne seguirono le orme. Tra questi Orazio e Artemisia Gentileschi, la prima donna ad essere ammessa all’Accademia di Firenze, poi studiata e portata all’attenzione di un pubblico più vasto da Anna Banti, il cui vero nome era Lucia Lopresti.

Allieva e poi moglie di Roberto Longhi, lo accompagnerà per tutta la vita, lavorando con lui e approfondendo, in particolare, l’arte delle donne. Fondamentale il suo libro Quando anche le donne si misero a dipingere.

La carriera

Continuò gli studi a Roma, specializzandosi con Adolfo Venturi. Dopo un periodo che lo vide insegnante in un corso sperimentale liceale, sfociato nel libro Breve storia ma veridica pittorica della pittura italiana, ottenne la cattedra di Storia dell’Arte a Roma. Insegnò poi a Bologna e a Firenze, restando al centro di tutti i dibattiti artistici.

Tra i suoi allievi si contano alcuni dei più importanti studiosi del Novecento, come Mina Gregori, Giuliano Briganti, Francesco Arcangeli e persino Pier Paolo Pasolini.

Roberto Longhi si dedicò soprattutto allo studio della pittura, della quale aveva conoscenze ad ampio raggio che andavano dal Rinascimento – fondamentali i suoi studi su Piero della Francesca, Masolino e Masaccio – alle più vicine correnti futuriste. Il suo interesse per le qualità pittoriche dell’arte lo portò ad approfondire la pittura emiliana, sulla quale scrisse il libro Officina Ferrarese, ancora oggi uno dei testi imprescindibili della critica artistica.

Roberto Longhi
Roberto Longhi

La concezione artistica

Riflesso degli studi suoi e degli storici d’arte a lui vicini, fu la rivista Paragone, fondata da Longhi e dalla moglie nel 1950, nel cui primo numero si legge: “L’opera d’arte, dal vaso dell’artigiano greco alla Volta Sistina è sempre un capolavoro squisitamente relativo. L’opera non sta mai sola, è sempre un rapporto. Un’opera sola al mondo non sarebbe neppure intesa come produzione umana, ma guardata con riverenza o con orrore, come magia, come tabu, come opera di Dio o dello stregone, non dell’uomo. E s’è già troppo sofferto del mito degli artisti divini e divinissimi, invece che semplicemente umani”.

Con ciò Longhi sottintendeva che il compito dello storico e del critico d’arte è quello di distruggere il mito del “capolavoro assoluto”, ricostruendo i rapporti che legano l’opera al suo tempo. La concezione artistica di Roberto Longhi cambiò fortemente nel tempo. Da un primo approccio crociano all’arte si avvicinò sempre di più alla visione idealista di Berenson, per poi avvicinarsi “alla sostanza delle cose” negli ultimi anni della sua vita.

Anche le sue visioni artistiche col tempo si modificarono. Caravaggio da “pittore di luce e inventore di iconografie” divenne “l’artista realista” che tutti noi oggi conosciamo, in contrapposizione con la visione eccessivamente idealizzata che ne aveva dato Matteo Marangoni, estremizzando le prime posizioni longhiane.

Longhi ed il cinema

Longhi ebbe anche l’opportunità di avvicinarsi al cinema, aiutando il critico e regista Umberto Barbaro nella produzione di due lungometraggi, uno su Carpaccio nel 1947 ed uno su Caravaggio nel 1948. Esperienza che lo influenzerà non poco, soprattutto dal punto di vista letterario dato che da allora adotterà alcuni termini cinematografici per parlare alle arti pittoriche tradizionali.

Anna Banti nella Fondazione Longhi
Anna Banti nella Fondazione Longhi

La Fondazione Roberto Longhi

Considerato tra i migliori prosatori italiani del Novecento, fu anche un ottimo disegnatore. Le sue opere sono conservate nella Villa Il Tasso, sede della Fondazione Roberto Longhi, l’associazione fondata dalla moglie per volere di Longhi al fine di promuovere lo studio e la ricerca storico-artistica, aprendo al pubblico la biblioteca, la fototeca e la sua collezione d’arte personale.

Gaia Anna Mangone