Logan: analisi del film del 2017 sul personaggio di Wolverine

Anno 2029, il genere mutante è sull’orlo dell’estinzione, Logan appare invecchiato ed indebolito a causa del tempo e dell’avvelenamento da adamantio. Wolverine è un ricordo ormai sbiadito, tant’è, abbandonati i suoi classici artigli, il super-eroe canadese arrangia alla meno peggio lavorando come tassista, pagandosi medicinali sottobanco e prendendosi cura del novantenne malato e poco lucido dottor Charles Xavier, ridotto ad essere l’ombra di se stesso.

Logan, accompagnato da un nuovo personaggio mutante, tale Calibano, vive all’interno di una vecchia fonderia abbandonata al confine messicano. Un giorno l’infermiera Gabriela, avvicinandosi a Logan, supplica disperatamente l’aiuto di quest’ultimo per salvare la ragazzina undicenne Laura Kinney dalle grinfie di spietati criminali. Intanto Calibano viene catturato, torturato ed infine costretto ad utilizzare i suoi poteri telepatici per individuare la giovanissima, in seguito rivelatasi una potente mutante.

L’ex Wolverine, dopo un iniziale tentennamento e disinteresse verso la vicenda narratagli dalla sconosciuta infermiera Gabriela, decide di prendere la ragazzina sotto la sua protezione, anche a seguito dell’assassinio della stessa infermiera, ordinato dal capo della sicurezza della Transigen, compagnia specializzata in studio e ricerca nel campo della bio-tecnologia, il crudele Donald Pierce, a capo di esseri ciberneticamente potenziati, denominati Reavers.

Successivamente Logan viene a conoscenza che la piccola mutante Laura è in realtà sua figlia, nata grazie al prelievo di un campione del DNA appartenente all’allora membro degli X-Men, durante l’esperimento Arma-X, diretto dal colonnello William Stryker. Durante il viaggio verso Eden, località nella quale i bambini fuggiti dalla Transigen hanno deciso di radunarsi per evitare l’estinzione della razza mutante, il vecchio Dottor X, ovvero Cahrles Xavier, viene assassinato dagli uomini capeggiati da Donald Pierce, obbligando i due protagonisti a proseguire soli il loro già disperato viaggio.

Raggiunta finalmente Eden, padre e figlia devono affrontare i cloni modificati in uno scontro all’ultimo sangue. Purtroppo, tra mille peripezie e colpi di scena, l’ultimo sangue è quello che fuoriesce dalle vecchie vene di Logan, il quale sacrifica la sua vita pur di salvare Laura e il genere mutante. Pochi secondi precedenti l’esalazione del suo ultimo respiro terreno, il vecchio Wolverine ascolta una prima ed ultima volta la parola più emozionante mentre spira dolcemente tra le braccia dell’amata figlia: “papà”.

Hugh come Logan: il migliore in quello che fa

Logan

Ad interpretare il ruolo di un duecentenario Logan, il solito inossidabile Hugh Jackman, invecchiato ad hoc per l’occasione, a voler meglio rendere evidenti le condizioni emaciate di un eroe logoro, provato dalle mille battaglie, stanco di combattere e dotato di un fattore rigenerante sempre meno efficace. Il film conclude la trilogia iniziata nel 2009 con Wolverine – Le origini, e proseguito con Wolverine – L’Immortale (2013). Trattasi di un’opera più sboccata e meno politically correct delle precedenti, quasi un film a se stante, come a voler demarcare il confine tra l’eroe che era Wolverine e ciò che ne rimane, rappresentato appunto dal mortale Logan.

Superba come sempre l’interpretazione di Hugh Jackman, il quale indossa per l’ultima (?) volta i panni del super-eroe che lo ha reso famoso nel grande cinema, e che probabilmente è risultato essere, grazie alle sue svariate interpretazioni negli anni, il personaggio più celebrato ed amato tra i fan della serie X-Men. La recitazione del quarantenne attore australiano è cruda e diretta, sposandosi perfettamente al suo personaggio, nonché alle situazioni che questi si trova a dover affrontare per salvare la figlia Laura Kinney dai nemici di turno, rappresentati nell’occasione dagli implacabili Reavers.

Jackman conferma così, da attore ormai consumato qual è, di incarnare ed aver fatto completamente suo il ruolo, Logan o Wolverine che sia. Insomma, parafrasando la celebre frase che il tagliagole canadese ama ripetere, Hugh Jackman, al pari del suo personaggio, dimostra realmente di essere “il migliore in quello che fa“, concludendo con un’interpretazione magistrale il canto del cigno del mutante più umano e, forse anche per questo, più amato di tutti.

Logan è stato ritenuto tra i dieci migliori film del 2017, ottenendo svariati apprezzamenti dalla critica, nonostante il prodotto si distaccasse notevolmente, quanto ad ambientazione, stile e recitazione, dai film precedenti. Tra i vari riconoscimenti conquistati dall’opera diretta dal regista newyorkese James Mangol, spicca la candidatura alla notte degli Oscar 2018 per la migliore sceneggiatura non originale. Probabilmente non riuscirà nell’impresa di aggiudicarsi la preziosissima statuetta, magari non sarà il miglior film in assoluto della serie dedicata a Wolverine, tanto meno il migliore tra i film riguardanti gli X-Men, ciò nonostante, Logan è, e rimarrà sempre “il migliore in quello che fa“.

Davide Gallo