Guglielmo Tell di Schiller: un vero eroe? #1

Il Guglielmo Tell (Wilhelm Tell, 1803-1804) è l’ultimo dramma di Friedrich Schiller. Egli riprende un tema a lui molto caro: la libertà dei popoli dalla tirannia dei sovrani. Come abbiamo già avuto modo di osservare, tale tematica è profondamente sentita da Schiller (ne è un esempio il Don Carlos), ma in questa sua produzione teatrale, molto vicina al genere del Festspiel, ossia del dramma celebrativo di un popolo in rivolta contro l’ordine politico oppressivo, il protagonista non fa sue tutte quelle caratteristiche che ci si aspetterebbe dal tipico eroe rivoluzionario.

Guglielmo Tell e Michael Kohlhaas

Guglielmo Tell
La famosa scena della mela di Guglielmo Tell.

Il protagonista del dramma, Guglielmo Tell, non agisce perché è il suo popolo (quello svizzero) ad essere in pericolo. Il reale motivo che sollecita l’azione dell’eroe elvetico è la minaccia del funzionario imperiale Gessler all’ordine familiare di Tell. Dunque, partendo da questo specifico ma importante punto, cercheremo di creare un legame e di scoprire delle analogie fra il protagonista del dramma schilleriano e un altro grande personaggio, a molti lettori ancora sconosciuto, il Michael Kohlhaas dell’omonimo testo di Heinrich von Kleist. Entrambi infatti, come osserveremo, agiscono contro la tirannia non per una sete di giustizia che riguarda tutta la comunità, ma per motivi molto più personali e vicini al protagonista. Nel caso di Kohlhaas, ad esempio, la famosa goccia che fa traboccare il vaso sarà l’uccisione (voluta o meno, questo non lo sapremo mai) della moglie.

Un invito al popolo tedesco

Con il Guglielmo Tell Schiller, attraverso la storia del popolo svizzero del Trecento, lancia un messaggio al popolo tedesco della sua età: il cittadino deve essere pronto a morire per il bene e la libertà del suo popolo. Non dobbiamo comunque pensare che, per quanto il popolo possa esercitare un ruolo attivo all’interno del dramma, rappresenti l’aspetto più importante di quest’opera. A differenza del Don Carlos, si è quasi tentati di affermare che Schiller non creda più in quegli ideali rappresentati dall’energico e passionale personaggio del marchese di Posa. Infatti, le figure che sceglie sono molto più modeste e accessibili al popolo. Tale accessibilità è data anche dal fatto che questo dramma è una sorta di via di mezzo tra la cronaca e l’opera lirica (basta citare il Guglielmo Tell di Rossini). Non manca nulla: suggestivi quadretti alpini, quadretti di vita idilliaca e un duetto d’amore.

Due drammi diversi

Come già accennato sopra, è la figura di Guglielmo Tell a spingere il lettore a porsi una serie di domande e questioni sul suo operato. In primo luogo, si deve considerare che dietro il protagonista si muove tutto il suo popolo. Per quanto quest’ultimo agisca individualmente, nella sua decisione di uccidere Gessler i concittadini vedono il motivo per ribellarsi al sovrano. Si possono distinguere, dunque, due drammi quasi indipendenti. Da una parte quello dei congiurati che agiscono solo per motivazioni politiche e perché mossi da una volontà collettiva di libertà. Dall’altra quello di Tell, anche se la sua azione è prettamente apolitica in quanto, come egli stesso sottolinea, si muove solo per difesa personale. Il protagonista, infatti, si rifiuta di partecipare alla congiura e decide di muoversi contro il balivo austriaco solo per evitare che quest’ultimo faccia del male a lui e ai suoi cari.

Il rapporto con la tradizione

Ovviamente, Schiller non può allontanarsi troppo dalla leggenda. Rimane in lui saldo il desiderio di comporre un dramma che non sia soltanto comprensibile dal popolo, ma che rimanga anche nella memoria comune. Si può scorgere una piccola differenza soltanto nelle date, dal momento che l’autore tedesco fa iniziare la rivolta popolare svizzera subito dopo l’arresto di Tell, mentre nella realtà i due eventi sono separati da un certo lasso di tempo. Alla fine, la Svizzera sarà liberata dall’azione decisiva del nobile Rudenz che ricorre alle armi per salvare l’amata Berta dalla prigione del tiranno. Con l’entrata in scena di Rudenz non si inserisce soltanto un terzo dramma, ossia quello amoroso, ma si vuole sottolineare anche come la liberazione politica può avvenire tramite l’azione del singolo individuo, del popolo e della nobiltà.

Difendersi dall’invasore straniero

È importante considerare come Schiller nel suo dramma non si scagli contro il tiranno di “casa propria”, ma contro l’oppressore straniero. Inoltre, come abbiamo già avuto modo di osservare, accanto a i motivi politici – validissimi per Schiller – si affiancano quelli personali, ugualmente importanti per lo scrittore. Questo è l’invito di Schiller ai tedeschi contro Napoleone: il cittadino può ribellarsi come Guglielmo Tell per poter esercitare liberamente il proprio diritto di autodifesa che può trasformarsi anche in azione politica e collettiva. Non è giusto, dunque, considerare Guglielmo Tell un regicida: egli non ha nulla in comune con Johannes Parricida che si è macchiato dell’assassinio dell’imperatore e infatti, quando l’omicida chiede soccorso a Tell, quest’ultimo lo caccia dalla propria dimora e prende le distanze dall’atto di Johannes, nonostante sia analogo a quello che egli stesso ha commesso.

Bibliografia

F. Schiller, Maria Stuart. Guglielmo Tell, I libri di Gulliver, Milano 1986.

Pia C. Lombardi