Cornelio Gallo: il poeta elegiaco cancellato dalla storia

cornelio gallo
Ritratto di Cornelio Gallo

Gaio Cornelio Gallo fu un poeta elegiaco di età augustea. Sappiamo che nacque a Forum Iulii, nella Gallia Narbonese, intorno al 70 a.C. Si trasferì poi a Roma, dove entrò nelle grazie di Ottaviano e nel 30 a.C. combatté al suo fianco nella battaglia di Azio. Augusto si fidava così tanto di lui che nel 29 a.C. gli affidò la carica di praefectus Aegypti: il prefetto della provincia d’Egitto aveva un grande potere e doveva rispondere delle sue azioni direttamente all’imperatore. Inoltre l’Egitto rivestiva un ruolo fondamentale nell’impero romano, per la sua grandezza e la sua ricchezza.

Per motivi a noi ignoti, però, Gallo cadde in disgrazia presso Augusto, il quale lo condannò all’esilio e alla damnatio memoriae. Per questo motivo il poeta si suicidò nel 26 a.C. e quasi nulla ci è pervenuto della sua opera.

Tra poesia neoterica ed elegia augustea

Cornelio Gallo è considerato l’anello di congiunzione tra la poesia neoterica e l’elegia di età augustea.

Come molti giovani latini benestanti, portò a termine la sua formazione in Grecia, dove venne a contatto con Partenio di Nicea, un noto autore di elegie. Partenio dedicò a Gallo gli Erotikà Pathémata (Pene d’amore), una raccolta in prosa di storie di amori infelici tratte dal mito. Partenio conosceva alcune delle storie trattate tramite Euforione e Nicandro, poeti alessandrini che costituirono un modello per i poetae novi, primo tra tutti Catullo, e certamente anche per Gallo.

Sappiamo che Gallo fu autore di quattro libri di elegie, pubblicate in una raccolta intitolata significativamente Amores. Il tema della sua poesia, quindi, era principalmente erotico, come per i successivi autori latini di elegie: Tibullo, Properzio e Ovidio.

La donna a cui Gallo dedica i suoi componimenti è Licoride, pseudonimo attribuito dal poeta ad una schiava poi liberata e diventata attrice di mimi. Si chiamava Volumnia, in arte Citeride, e pare che fosse stata anche amante di Bruto e Antonio. Secondo i canoni dell’elegia, Licoride è descritta come una donna spietata, a cui il poeta dedica tutte le sue attenzioni ricevendo in cambio solo frustrazione.

Le tracce di Gallo in altri poeti latini

Sappiamo che Cornelio fu amico di Virgilio, il quale gli dedicò la decima bucolica. Il poeta elegiaco, protagonista del carme, è confortato dai pastori per le sue pene d’amore e perfino alberi e piante piangono con lui. Gallo afferma che preferirebbe dilettarsi con i pastori dedicandosi alla poesia bucolica, ma conclude che non gli è possibile, perché “l’amore vince ogni cosa e noi cediamo all’amore (omnia vincit Amor, et nos cedamus Amori).

Secondo la testimonianza di Servio, Virgilio aveva dedicato all’amico anche l’ultimo libro delle Georgiche, ma prima della pubblicazione Cornelio era stato condannato all’esilio. Augusto, quindi, avrebbe imposto a Virgilio di eliminare i riferimenti a Gallo, sostituiti dalla storia di Aristeo.

Ovidio, anch’egli autore di una raccolta elegiaca intitolata Amores, considera il poeta l’inventor generis dell’elegia latina. Infatti nei Tristia afferma che Tibullo fu il successore di Gallo, seguito a sua volta da Properzio.

Gallo riscoperto: il papiro di Qasr Ibrîm

Nel 1978 fu rinvenuto a Qasr Ibrîm, località dell’Alto Egitto identificata con la città-fortezza di età classica Primis, un papiro databile al I secolo a.C. o al I d.C. Esso conteneva i resti di alcuni epigrammi attribuiti a Gallo, per un totale di una decina di versi. In essi figura anche il nome di Licoride, definita domina, padrona a cui il poeta elegiaco deve sottostare secondo le regole del servitium amoris, la schiavitù amorosa. In un brano compare anche il termine nequitia, un’altra parola chiave della poesia elegiaca, che indicava lo stato di degradazione che il poeta-amante accettava, rinunciando alla vita politica per dedicarsi esclusivamente alla sua domina.

papiro qasr ibrim gallo
Il papiro di Qasr Ibrîm di Cornelio Gallo

Quale fu la colpa del poeta?

Augusto condannò Gallo all’esilio, alla confisca dei beni e a un dispendioso sacrificio di buoi. Forse il suicidio dell’autore nel bel mezzo del processo prova che nemmeno lui si aspettasse provvedimenti tanto duri. Ma di quale colpa si era macchiato il poeta?

Tra le ipotesi avanzate vi sono quella di un dissenso del poeta-generale alla politica portata avanti da Augusto contro i Parti e l’organizzazione di una vera e propria rivolta della provincia egiziana. Altre fonti parlano di un’insofferenza di Augusto per le tendenze da monarca orientaleggiante che il prefetto stava assumendo in Egitto.

In ogni caso, come per la vicenda della relegatio di Ovidio a Tomi, probabilmente non conosceremo mai le cause della collera di Augusto verso il poeta, di carattere pubblico o privato che fossero. Non ci resta che sperare nel ritrovamento di altri manufatti che ci restituiscano frammenti di un autore che rappresenta un momento di passaggio nella poesia latina.

Serena E. Di Salvatore

Bibliografia

Capasso M., Il ritorno di Cornelio Gallo: il papiro di Qasr Ibrîm venticinque anni dopo, 2003.

Gagliardi P., Il processo di Gallo tra antichi e moderni, in «Rheinisches Museum für Philologie, Neue Folge», 154, 3/4 (2011), pp. 343-374.