Giacomo Leopardi e l’amore come passione totale

Giacomo Leopardi ( Recanati, 1798 – Napoli, 1837)  ha posto molto spesso come tematica centrale della sua poesia l’amore. Per il poeta recanatese, infatti, l’amore è la più potente delle speranze (o illusioni) dell’animo umano. Anche per questo sarà l’ultima a morire nella sua poetica.

“A se stesso”Giacomo

“Or poserai per sempre,

Stanco mio cor. Perì l’inganno estremo,

Ch’eterno io mi credei. Perì. Ben sento,

In noi di cari inganni,

Non che la speme, il desiderio è spento.

Posa per sempre. Assai

Palpitasti. Non val cosa nessuna

I moti tuoi, nè di sospiri è degna

La terra. Amaro e noia

La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo

T’acqueta omai. Dispera

L’ultima volta. Al gener nostro il fato

Non donò che il morire. Omai disprezza

Te, la natura, il brutto

Poter che, ascoso, a comun danno impera

E l’infinita vanità del tutto” ( A se stesso, 1833)

Giacomo Leopardi e l’amore come passione totale

È una visione romantica quella che Giacomo Leopardi ha dell’amore. L’amore come passione totale che coinvolge l’intera esperienza esistenziale dell’individuo.

Nei pensieri giovanili, annotati nello Zibaldone nel 1819, il poeta sottolinea l’effetto di contemplazione solitaria e di astrazione della realtà operato dal pensiero amoroso. Il rafforzamento della sensibilità dell’io accentua la sua diversità e il suo isolamento dalla volgarità del mondo; questo dato resterà costante nella rappresentazione leopardiana dell’amore.

Le prime poesie d’amore sono colme di malinconia. L’amore è sempre legato ad una condizione dolorosa, di perdita o di assenza. In Primo Amore è una partenza, ne Il sogno una morte, indifferenza della donna amata nel La sera del dì di festa. Dal 1823 questa malinconia è sostituita da un canto felice.

“Alla sua donna”Giacomo Leopardi

[…]

“Se dell’eterne idee

L’una sei tu, cui di sensibil forma

Sdegni l’eterno senno esser vestita,

E fra caduche spoglie

Provar gli affanni di funerea vita;

O s’altra terra ne’ superni giri

Fra’ mondi innumerabili t’accoglie,

E più vaga del Sol prossima stella

T’irraggia, e più benigno etere spiri;

Di qua dove son gli anni infausti e brevi,

Questo d’ignoto amante inno ricevi.”

È un inno all’amore in sé e per sé, disincarnato da una donna reale.

Dopo aver fallito la ricerca di un dialogo con gli altri dopo il disastroso viaggio a Roma, l’inappagato bisogno di amore trova espressione nel ripiegamento del desiderio verso i propri sogni. Alla sua donna è l’espressione estrema e consapevole della scissione incompatibile tra ideale e realtà.

Giacomo Leopardi si appaga dell’imago, che non è reale; inoltre rivendica la funzione consolatrice dell’illusione nei confronti del secol tetro.

Giacomo Leopardi e l’Amore: dall’astratto al reale

Questa passione senza oggetto e senza speranza si trasforma in passione reale nel Ciclo di Aspasia.

Il ciclo nasce dall’amore travolgente per Fanny Targioni Tozzetti, nata nel 1830. Giacomo Leopardi non insiste più sull’illusione e sull’immaginazione, ma sulla grande passione concepita come banco di prova della coscienza di sé, della propria forza e valore nei rapporti con il mondo. La passione inizia ad essere vissuta con totale abbandono, anche se mantiene i caratteri esaltanti della felicità cantata in Alla sua donna.

L’amore diventa per il poeta la fonte da cui attingere la consapevolezza della propria dignità morale; questa consapevolezza lo isola ancora dal volgo, ma gli consente di affrontare la lotta contro il destino.

L’amore e la morte in Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi ripropone il binomio romantico amore – morte.

La morte non è più concepita come distruzione delle illusioni, ma come prova del senso eroico che suscita nell’animo la passione amorosa.

L’amore vero fa sperimentare ad un livello estremo di intensità la contraddizione dell’esistenza umana, ovvero la tensione perenne verso la felicità, e la sua irrealizzabilità.

Tuttavia, l’atroce delusione non implica un ripiegamento nell’iniziale rassegnazione, ma diventa un lucido distacco dalle illusioni del cuore, corrisponde ad un congedo definitivo dalla poesia idilliaca.

Nella rappresentazione leopardiana dell’amore confluiscono vari temi della cultura romantica, come l’esaltazione della superiorità dell’uomo capace di provare grandi passioni, la sublimazione eroica, la concentrazione nell’esperienza amorosa dell’intera esperienza esistenziale e intellettuale del soggetto, la frattura tra ideale e reale, e l’associazione amore e morte.

L’originalità di Giacomo Leopardi

L’originalità di Giacomo Leopardi, anche nei confronti della contemporanea lirica europea, sta tuttavia nell’esclusione di ogni atteggiamento mistico- panteista che fa dell’amore e della donna un tramite per il ricongiungimento al tutto.

La rappresentazione dell’esperienza amorosa come potenziamento delle capacità sensitive conoscitive ed etiche dell’io si spoglia di ogni sentimento patetico e sentimentale e ribadisce le principali convinzioni filosofiche dell’autore in polemica con il ‘secol superbo e sciocco’.

La potente illusione amorosa dà inoltre al poeta la forza di una sfida estrema nella negatività del mondo, a partire da un sentimento nuovo di amore e di solidarietà per l’uomo, che impone il dovere di una resistenza collettiva al male del mondo.

Nadia Rosato

Fonti

Giacomo Leopardi, Canti

Giacomo Leopardi, lo Zibaldone