Cinema italiano

Il cinema italiano degli anni ’60 e ’70: i generi e i maestri

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Il cinema italiano degli anni ’60 e ’70 è il risultato di una serie di processi storici che hanno investito il nostro paese dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e alla conseguente, e inevitabile, influenza statunitense (la nascita di un governo di sinistra, i nuovi modelli di vita, il processo di industrializzazione, l’aumento dei consumi di massa, la perdita d’identità delle classi sociali, la nuova distribuzione del tempo libero, la maturazione di una coscienza politica, il cambiamento dei comportamenti sessuali, l’emigrazione di massa dal Sud al Nord).

Il cinema italiano di questo periodo è stato in grado di assorbire tutte queste tematiche e di creare una generazione di cineasti che sono un grande punto di riferimento per tutto il cinema moderno e contemporaneo.

Il cinema italiano degli anni ’60 e ’70 è un cinema stilisticamente e tematicamente vasto e, in questa sede, cercheremo di tirare le fila di un discorso solamente introduttivo che ci darà la possibilità, in un secondo momento, di trattare con maggiore riguardo ogni singolo autore del periodo che ha avuto (e che ha) un’influenza e un’importanza significativa.

La nouvelle vague italiana

Senza aver avuto il bisogno di un terreno e di un laboratorio comune, elemento che è stato di importanza vitale in Francia (è con i “Cahiers du cinema” che registi come Godard, Truffaut, Rohmer, Chabrol si sono formati), e non sentendo la necessità di recidere completamente i legami con il cinema dei padri, i nuovi registi italiani non devono far altro che riconoscere il senso di continuità intellettuale che hanno con la generazione di registi che li hanno preceduti (di fatto, per questi autori, il piano comune sarà proprio il Neorealismo).

Tra i nomi più noti che esordiscono nei primi anni Sessanta ci sono: Pasolini, Olmi, Bernardo Bertolucci, Petri, Damiani, ecc.

Alcuni di loro avevano già lavorato nel mondo del cinema come sceneggiatori o aiuto-registi prima di divenire autonomi. Ciò che rende gli autori del cinema italiano di questi anni è proprio questo: la necessità, l’urgenza, di affermarsi come autori; come intellettuali che hanno il pieno diritto al possesso della proprietà intellettuale dell’opera, sottraendosi, quindi, a qualsiasi tipo di regola del mercato produttivo.Il  cinema italiano degli anni ’60 e ’70

Il cinema italiano degli anni ’60 e ’70, la ripresa dei generi cinematografici

L’Italia degli anni ’60 e ’70 ha dato il suo grande contributo alla storia dei generi cinematografici, reinventando e riadattando i codici classici all’esigenza di un pubblico più attento alle tematiche sociali e politiche.

Dalla fine degli anni ’50 fino alla prima metà degli anni ’70 si assiste a una vera e propria «esplosione del cinema di genere»: il western, la commedia, il cinema politico, il thriller-horror.

«Spaghetti western» o western all’italiana

Il termine «spaghetti western» è stato coniato in origine in senso dispregiativo da degli studiosi americani che con il quale indicavano una serie di film, apparentemente di genere western, prodotti in Italia. Essi, ritenevano che questi film non avessero alcun legame con i western classici: li ritenevano eccessivi, sanguinari e senza alcun legame con i miti di giustizia e di libertà che sono propri del mito della Frontiera a cui era tanto legato John Ford, ad esempio.

Ed, in effetti, il western italiano aveva la necessità di esprimere coordinate culturali e politiche completamente diverse e deve rispondere alle esigenze di un pubblico molto più incline alla riflessione socio-politica quale è quello della società italiana degli anni ’60 e ’70.

Tra i tanti registi italiani che si sono dedicati a questo genere (Damiano Damiani, Sergio Corbucci o Duccio Tessari) spicca il nome di Sergio Leone, che mette in scena eroi che sono la perfetta antitesi dell’eroe fordiano e le loro azioni sono mosse dal desiderio di ricchezza e non più da quello di giustizia.

La commedia all’italiana

Il termine «Comedy Italian Style», coniato sempre dal pubblico americano che ha preso spunto da un film di Pietro Germi (Divorzio all’italiana, in inglese Divorce Italian Style, appunto), indica un tipo di film divertente che proveniente da un’Italia che sta affrontando particolari eventi storici che ne influenzeranno inevitabilmente la poetica:

– l’esito delle elezioni del 1961 che porteranno alla formazione del primo governo di centro-sinistra.

– la morte di Papa Pio XII (che aveva scomunicato i comunisti) e l’elezione di Papa Giovanni XXIII (il Papa buono).

– il miracolo economico che ha portato al raddoppio del PIL da un lato, ma dall’altro evidenziava scarsi progressi dell’occupazione, immigrazione dal Sud al Nord (con il conseguente aumento del divario socio-economico) e una grande evasione fiscale.

– la comparsa dei nuovi mezzi di comunicazione di massa (la TV, i giradischi, i juke-box) che spianano la strada al fenomeno del consumo di massa e a un nuovo stile di vita basato su un’apparente (e si sottolinea apparente) ricchezza.

Oltre a questi grandi cambiamenti economici e sociali, la commedia all’italiana ha la strada spianata anche da delle grandi e importanti novità a livello stilistico:

– si attenua la censura.

– il cinema italiano ritorna a essere esportato e si diffonde nel mondo.

– la nascita e la maturazione di grandi registi come: Dino Risi, Ettore Scola, Mario Monicelli e Comencini e l’arrivo sulle scene di attori del calibro di: Nino Manfredi, Alberto Sordi, Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi.

Le caratteristiche che hanno reso la commedia all’italiana famosa in tutto il mondo sono:

la scomparsa del lieto fine.

– un’ambientazione tendenzialmente cittadina e urbana.

– l’opposizione tra individuo e società dei consumi.

Cira Pinto

Fonti bibliografiche:

Introduzione allo studio della storia del cinema a cura di Paolo Bertetto.

– Il cinema italiano degli anni Sessanta e Settanta, tra cinema d’autore, generi e grandi maetri a cura di Vincenzo Esposito.

Lorenzo Quaglietti,  Storia economico-politica del cinema italiano. 1945-1980.

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Cira Pinto

Cira Pinto, nata a Torre del Greco l'8 dicembre del 1990. Cresciuta tra le videocassette Disney e le ginestre che tanto hanno ispirato Leopardi, decide il suo futuro accademico guardando ''Biancaneve e i sette nani''. Laureata al corso di laurea magistrale in Filosofia presso l'Università di Napoli Federico II con una tesi in Filosofia Morale dal titolo ''Il cinema come arte del tempo. l'analisi deleuziana, tra classicità e modernità''. Ha frequentato il corso di Analisi e critica cinematografica e quello di Sceneggiatura alla scuola di cinema, televisione e fotografia Pigrecoemme. Collabora con LaCOOLtura da gennaio 2015.

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