Le origini della Befana: dal mito di Strenia alla strega

“ La Befana vien di notte

con le scarpe tutte rotte,

col cappello alla romana

viva , viva la Befana! “

Chissà quante volte abbiamo ascoltato e ripetuto questa filastrocca da bambini, quando tutto era avvolto nel mondo delle fiabe e delle favole!

Ma chi è veramente la Befana? Questa strega dal cuore buono, raffigurata nei modi più svariati: da goffa a spaventosa, da simpatica a dolce; la vecchietta che, a cavallo di una scopa magica, porta i doni svolazzando per il cielo nella notte  incantata tra il 5 e il 6 gennaio.

La cara signora un po’ nonna di tutti, che riempie le calze dei più buoni con dolciumi e regali e, talvolta, carboncini e cenere per i piccini più birichini!

Accompagnati dalla luce della luna e di stelle fatate,  vediamo insieme da dove viene questa enigmatica figura, amica di un po’ tutte le infanzie! Entriamo nella sua storia, dove sogno e realtà si confondono e si perdono; rispolveriamo le antiche origini di questo “spirito buono” che unisce tradizioni pagane ad usanze popolari e folkloristiche!

Le origini della Befana

Befana
Calza Befana

“ Befana “ viene dal greco “Bifanìa”, ossia “ manifestazione” , “rivelazione” , da cui deriverebbe “Epifanìa”. Le sue origini risalgono alla tradizione agraria pagana, legata al lavoro dei campi e alla Natura. Essa coincideva con la fine dell’anno solare ed il solstizio invernale, presso i Romani.

In questo giorno si celebrava la morte e la rinascita di Madre Natura e si pensava che durante le dodici lune dopo il Natale, arcane figure femminili volassero sulle campagne coltivate, guidate dalla dea Diana o Satìa / Abundia per augurare abbondanza e fertilità.

Su questa tradizione si impronta la figura moderna della Befana: anziana signora che rappresenta l’anno vecchio con i suoi doni e le aspettative verso il nuovo.

Altra festività pagana a cui la Befana si ispira è quella in onore della dea “Strenua” : divinità della salute, della forza e della fortuna. Durante questa festa ci si scambiava  regali. Il Cristianesimo, invece, considera la Befana termine storpiato di Epifania e ne collega la ricorrenza alla manifestazione del Cristo Redentore ai Re Magi arrivati dall’Oriente: come i tre sacerdoti omaggiarono Gesù Bambino, così la Befana offre doni ai bimbi buoni.

Inoltre, una leggenda narra che i tre Re, non riuscendo a trovare la grotta di Betlemme, chiesero informazioni ad una vecchina che non volle seguirli. Pentitasi della sua negligenza, ella dedicò il resto della sua vita a distribuire dolci a tutti i bimbi che incontrava, nella speranza di trovare Gesù e chiedergli di perdonarla.

Il mito di Strenia

Strenia era una divinità sabina, protettrice della salute e dello scambio dei doni a Capodanno che consistevano in rametti di sempreverde, candele, frutta secca, statuine in terracotta; a lei era dedicato un bosco sacro ed era anche la dea che vigilava sui bambini e dal cui nome deriverebbe il termine “ strenna” (regalìa natalizia). La religiosa figura femminile ideale e mitica  della dea fu denigrata dalla morale cristiana e nei secoli assunse forme diverse: dalla strega buona alla sacerdotessa eclettica, dalla Sibilla misteriosa alle maghe druidiche.

Strenia, dal cocchio alato trainato da cavalli bianchi, sarebbe poi diventata la stigmatizzata strega che vola con la sua scopa, vestita di stracci logori e dalle scarpe rotte.

In Germania Essa assunse il nome di “ Berchta “ e galoppava nei cieli seguita da elfi, fate e fantasmi di bambini; si preoccupava dei piccoli e gli uomini cattivi la temevano.

Solo nel XIII secolo si cominciò a parlare di vera e propria Befana e questa ricorrenza era accompagnata da falò, danze e canti.

Nel’5 00  è concepita come strega che spaventa i bambini; mentre nel ‘600 viene addirittura sdoppiata in: Befana buona e cattiva; sino alla Befana attuale in cui è riassunta oggi tutta la tradizione: la generosità di Strenia, la fecondità di Diana, il torvo aspetto tipico delle streghe medievali e la crudeltà di Berchta. In alcune parti del mondo vi è ancora l’usanza di bruciare il fantoccio della Befana come ad esorcizzare il passato e celebrare il presente in prospettiva, che rievoca un po’ l’uso carnevalesco di alcuni luoghi.

La Befana è una strega?

Befana
Befana-Strega

Se è una strega o meno, questo lo rimettiamo alla visione personale  ma, senza dubbio, in tutto il simbolismo che si porta dietro, è comunque: una donna!

Potrà essere brutta, spaventosa, malandata, vecchia, tagliente e dal caratteraccio scontroso ma è un misto di saggezza antica e veggenza di tante nonne del passato. Essa incarna il sapere occulto, custodito nel profondo del sogno e della magia; è l’emblema del sapere popolare, è vita e morte, fine ed inizio, bene e male in una volta sola! E’ la pettegola che sa tutto di tutti, è il pregiudizio che campeggia sulle donne da tempi ancestrali.

La befana è il frutto di una cultura genuina e radicata che, con una scopa per scacciare via il male e volare su di esso, con un cappello a cono simbolo della forza creativa e generatrice, e con un sacco stracciato pieno di doni, sfida il tempo e la modernità!

La Befana ai tempi della nonna

Befana
Befana nel passato

Ai tempi dei nostri nonni, in Campania, ma quasi in tutta Italia, nelle case si aspettava con grande entusiasmo l’arrivo della Befana e si appendeva al camino una calza fatta a mano o calzini che si indossavano nella vita di tutti i giorni.

Immancabile era la lettera dei desideri che non venivano quasi mai esauditi, data la troppa povertà. Le calze venivano, nella migliore delle ipotesi, riempite con: mandarini, aglio, cipolla, carbone, noci, cenere, castagne, dolcetti, caramelle e, magari, qualche soldino molto raro. Non esistevano giocattoli, però mangiare un po’ più del solito era già una gran festa!

Che la Befana porti tanta gioia e serenità ad ognuno di voi!

Pasqualina Giusto

Sitografia:

http://www.romanoimpero.com/2012/01/strenna-natalis-lepifania.html