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Uomo e galantuomo di Eduardo de Filippo: i punti chiave

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Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri nella vita recitano male – Con una delle citazioni del grande Eduardo de Filippo, si introduce una delle prime commedie scritte dall’autore: Uomo e galantuomo.
Scritta nel 1922 per la compagnia del fratello Vincenzo Scarpetta, la commedia in tre atti recava un titolo diverso: Ho fatto il guaio? Riparerò, con il quale sarà messa in scena al Teatro dei Fiorentini di Napoli nel 1926 e nel 1933 al Teatro Sannazzaro con il titolo definitivo.
Questa fu una delle primissime commedie di Eduardo, considerando che nacque nel 1900, diede vita a questa piacevole ed interessante commedia a soli 22 anni.

La trama di Uomo e Galantuomo

La trama apparentemente sembra essere molto semplice: una compagnia di guitti è ingaggiata e finanziata da Don Alberto (interpretato da Luca De Filippo), ricco giovane di buona famiglia che per allietare le calde serate estive sceglie di investire in questa compagnia una piccola parte dei suoi beni.

La compagnia crea qualche piccolo, risolvibile, problema al Don il quale si verrà a trovare in un ben più grande pasticcio: il giovane è amante di una bella ed affascinante donna da circa tre mesi ed ora quest’ultima aspetta un bambino. Per quanto strano possa sembrare, la donna tiene a mantenere la sua identità segreta, niente indirizzo né cognome e questa situazione non piace più a Don Alberto che indaga e scopre dove si trova il suo alloggio nel quale si reca per chiedere alla madre della giovane Bice (interpretata da Isa Danieli) la sua mano.

Da questo punto in poi si creeranno tutta una serie di eventi ed avvenimenti concatenati che rapiranno l’attenzione dello spettatore che godrà della comicità della situazione.

I punti chiave di Uomo e galantuomo

Come in tutti i lavori di Eduardo anche in questa commedia sia ha la fortuna di scorgere due strati narrativi, uno primario, comico e ridanciano altamente fruibile ed uno più profondo ricco di considerazioni e riferimenti.

Innanzitutto la lingua adoperata è molto ben pensata e concepita, adatta allo status sociale e culturale di ogni personaggio. C’è un richiamo, non sappiamo se voluto o meno, a Goldoni e risiede nell’uso del verbo “disgustare” concepito con il significato di offendere che più di una volta ritroviamo nelle opere dell’autore veneziano.
Caratteristica predominante è sempre quella di scegliere di raccontare la realtà, di esaminare un tema prettamente realistico in chiave comica ma profonda, pensata in modo che tutto sia un lavoro inattaccabile.

Nel pensiero di una fetta della critica la commedia è stata giudicata acerba, come forse è, infatti vi troviamo accenni e piccoli boccioli di fiore che diventeranno cigni nelle opere successive.
Aspetto interessante e caratterizzante della commedia è l’uso del teatro nel teatro: protagonista è una compagnia di attori, l’eclettica perché “tocchiamo parecchi generi” la quale ad un certo punto della commedia inizia proprio a provare nella hall dell’albergo una scena dello spettacolo serale, chiaramente divertendo gli spettatori ma “citando” questo tema tutto pirandelliano.


Non è da sottovalutare che proprio negli anni ’20 Pirandello iniziava ad emergere come autore teatrale e che le sue opere destassero un certo fascino in Eduardo che, infatti, proprio in quest’opera tratterà anche il tema della pazzia.
“Trallalaralì Trallallaralà” è la canzoncina cantata nella commedia dai pazzi che in realtà matti non sono ma si fingono tali per sfuggire alla realtà, in qualche caso disdicevole, in altri dura e vendicativa ed in altri ancora troppo cara per essere “pagata”.

L’opera mostra come l’uomo è in grado di perdere la propria dignità interiore pur di sfuggire al deturpamento della propria immagine pubblica.
Eduardo dimostra come un “galantuomo” pur di non macchiare la propria immagine e pur di mantenere alto il proprio nome si abbandona alla contraddizione che in fondo caratterizza l’uomo stesso.

Sono toccati temi di natura introspettiva e profonda che rimarcano un forte amore per le immagini pirandelliane con la solita semplicità e genuinità.
Se Uomo e galantuomo fosse un romanzo sarebbe una di quelle opere divertenti lisce come la seta, piacevoli come un’acqua e amarena in piena estate.
Una commedia recitata egregiamente da attori sopraffini, ognuno assegnato al proprio ruolo, ognuno ben istruito al proprio ruolo grazie allo stesso Eduardo che dava enorme importanza anche alla minima gestualità e alla più piccola delle minuzie, così che non perdeva occasione di ripetere ed insegnare agli attori della sua compagnia.

La bravura e la capacita di geni come Eduardo fanno scaturire in ognuno la voglia di poter conoscere appropriatamente e dettagliatamente i retroscena della vita di teatro, del duro lavoro che va dalla scrittura alla recitazione, alla dizione, alla creazione della storia alla caratterizzazione dei personaggi.
Purtroppo bisogna accontentarsi dei documenti attualmente esistenti che testimoniano qualcuna delle suddette informazioni e soprattutto riflettere e operare una critica in merito ai lavori del nostro Eduardo.

Corinne Cocca

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Corinne Cocca

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