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Il numero della bestia 666: un’indagine biblica!

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Il numero della bestia seguendo il testo di Apocalisse 13, 18 è seicentosessantasei. Questa cifra ha un elevatissimo potere simbolico e lungo il corso della storia ogni sorta di setta, di gruppo esoterico o parareligioso ne ha ampiamente abusato. Il numero 666 è entrato forse a far parte di incantesimi occulti, ma soprattutto ha eccitato la fantasia e la superstizione di molti.

Il numero della bestia: contesto e significato

Riportiamo il testo di Apocalisse 13, 18

Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: è infatti un numero di uomo, e il suo numero è seicentosessantasei.

Il narratore sfida apertamente il lettore ed invita a decifrare l’enigma. Sicuramente il suo appello è stato accolto secondo M. E. Boring che scrive così nel suo commentario al libro dell’Apocalisse:

Il passo è importante e il fatto che sia stato abusato dai patiti della numerologia, della gematria e di tecniche simili e da chi ha l’hobby della religione, tutta gente che considera il numero 666 una specie di cruciverba religioso, non dovrebbe scoraggiare interpreti più seri dal cercarne il significato autentico[1].

L’opinione dello studioso merita di essere condivisa. Il numero della bestia va innanzitutto compreso e in secondo luogo decifrato.

Bisogna innanzitutto chiarire che conformemente alla tecnica narrativa utilizzata dall’Autore dell’Apocalisse, il termine è denso di significato, così come Armageddon o molte altre espressioni dell’ultimo libro della Bibbia.

Questo significa che l’intenzione dell’Agiografo era espressamente quella di generare una tensione nell’ascoltatore[2]. Quindi il numero della bestia, come altre immagini del testo, nasconde sia un significato immediato ed esplicito, in questo caso decifrabile, sia una pluralità di significati evocati dall’ascoltatore stesso del libro.

Come mostreremo, seicentosessantasei indica esplicitamente l’imperatore romano Nerone, ma allo stesso tempo diventa un simbolo per indicare il male stesso.

Il numero della bestia: Nerone!

Il numero della bestia, seicentosessantasei, è composto da tre volte la cifra sei. Se l’Autore dell’Apocalisse scrive questo libro in greco, un’analisi superficiale del testo non può non notare che esso è colmo di semitismi, cioè di forme grammaticali spurie, espresse in greco ma ricalcanti il modello semitico, quello dell’ebraico biblico.

In altre parole, l’Agiografo scrive in greco ma pensa in ebraico, molto probabilmente la sua lingua madre o comunque un idioma a lui molto familiare. Secondo lo stile semitico, una triplice ripetizione serve ad indicare una grandezza indefinita, un valore non calcolabile, un modo insomma per esprimere un superlativo. Dire tre volte sei, significa quindi dire tre volte incompleto, tre volte imperfetto.

Nella letteratura apocalittica, una produzione letteraria diffusissima nel contesto biblico intertestamentario, il numero sette è infatti il numero della perfezione, della pienezza. Inoltre, sei è il numero del giudizio. Perciò, in prima istanza, l’Agiografo ha voluto indicare con seicentosessantasei l’emblema del male: una realtà che l’Apocalisse stigmatizza senza mezzi termini. Esso è stato sconfitto definitivamente dal Cristo, l’agnello immolato ma vivente.

Un altro significato del numero della bestia è quello di indicare esplicitamente l’imperatore Nerone. Esso rappresenta per l’Autore la personificazione del male. Nel periodo di composizione dell’ultimo libro della Bibbia, tra la fine del I e l’inizio del II secolo, Nerone era già defunto, in quanto muore nel 68. Nonostante questo, la sua crudeltà e la sua ferocia nella persecuzione dei cristiani erano rimaste indelebilmente impresse nell’immaginario collettivo. Nel periodo in cui l’Agiografo scrive, una leggenda era molto diffusa a livello popolare: si credeva che Nerone sarebbe tornato redivivo dall’Oriente per continuare la sua opera demoniaca di tortura.

Il numero della bestia: scopriamolo!

Il testo biblico riporta come numero della bestia seicentosessantasei, mostriamo come esso indichi esplicitamente l’imperatore Nerone.

Secondo le lingue antiche, ogni lettera dell’alfabeto corrispondeva ad un numero: così è per l’ebraico biblico, il greco o il latino. Traslitterando Nerone Cesare dal latino alle consonanti ebraiche otteniamo questo risultato:

Nero Caesar >   nrw qsr

A questo punto basta ricordare il valore numerico delle consonanti ebraiche ed il gioco è fatto… o forse no….  

Per verificare se 666 significhi veramente ‘Nerone Cesare’, basta sommare il valore numerico delle consonanti ebraiche riportate sopra[3]. La sorpresa è che la somma non è 666, ma 616!

L’intera tesi sostenuta finora, cioè che il numero della bestia indichi l’imperatore Nerone, sembrerebbe venir meno. In realtà di fondamentale importanza è stata la scoperta nelle grotte di Qumran, a partire dal 1947, di tantissimi manoscritti ebraici antichi. In uno di essi, l’imperatore Nerone è scritto in ebraico con una -n- aggiuntiva, come Neron quindi e non Nero come in latino.

La -n- aggiuntiva dal valore di 50, riporta il numero da 616 a 666. Un’altra conferma a quanto detto, viene dal manoscritto greco P115. Esso riporta il testo dell’Apocalisse, ed è datato attorno al III/IV secolo. È molto interessante notare come i copisti che redassero P115 non conoscessero la lettura Neron, per cui, certi che il numero volesse indicare Nerone, corressero il testo stesso del libro dell’Apocalisse, mutando il 666 in 616 affinchè indicasse veramente Nerone secondo il loro calcolo. Il manoscritto P115, in cui il numero della bestia è 616 e non 666, è conservato attualmente ad Oxford, nel Asmolean Museum.

Frammenti del manoscritto P115
Una delle sale dell’Asmolean Museum ad Oxford

Il numero della bestia: risurrezione di Nerone nella Bibbia?

L’agiografo non condivideva la superstizione per quale Nerone sarebbe misteriosamente riapparso fra i vivi per mietere ancora altre vittime. Egli utilizza però la leggenda per continuare a veicolare il contenuto che è presente ovunque nel libro: la critica dell’ideologia politica dell’impero romano, un’ideologia totalitaria ed assolutistica pronta a fagocitare i suoi oppositori.

Il contesto in cui scrive è infatti quello delle persecuzioni nell’Asia Minore. I cristiani vivevano nel quotidiano terrore che l’Impero sarebbe potuto incombere in ogni momento ed arrestarli e torturarli se non avessero riconosciuto l’imperatore come loro dio.

Il libro dell’Apocalisse è inequivocabilmente un libro denso di contenuto politico. Esso mira a contestare un’ideologia che si opponeva radicalmente ai valori della fede nel Risorto. Allo stesso tempo, come testo ispirato per la comunità dei credenti, invita sempre a fare discernimento nella storia, a distinguere e decifrare il ‘numero della bestia’ del tempo presente. L’Autore dell’Apocalisse sottolinea l’importanza dell’identità credente e contesta apertamente con le sue allusioni esplicite, ogni tentativo di compromesso con l’ideologia romana che tanto tentava i cristiani del suo tempo.

Christian Sabbatini

Fonti

Immagine in evidenza:  www.senzanubi.it

Immagini media: www.senzanubi.it, www.lastampa.it, www.telegraph.co.uk, www.csntm.org

Software utilizzati: BibleWorks 8

Bibliografia

M. E. Boring, Apocalisse, Claudiana, Torino (Strumenti 43 Commentari), 193-195.

L. Koehler-W. Baumgartner, The Hebrew and Aramaic Lexicon of the Old Testament, Brill, Boston 2001, 737.

NESTLE-ALAND, NOVUM TESTAMENTUM GRAECE, Deutsche Bibelgesellschaft, Stuttgard 201228

[1] Ibid. , 193.
[2] Secondo la terminologia della teologia biblica, utilizzo il termine Agiografo non indicando l’esperto e l’autore delle vite dei santi, ma agiografo come l’Autore, o gli autori sottinteso, di un libro del canone biblico. Ho scritto ascoltatore e non lettore perché l’Apocalisse nasce espressamente in un contesto liturgico per essere ascoltata: per questo è ricca di immagini forti e di colori vivaci.
[3] Nero Cesar in latino contiene 5 consonanti. In ebraico traslitterando diventano 6 perché la vocale ‘o’ della parola Nero, pur essendo una vocale, in ebraico è scritta con l’aiuto di una consonante. Questa consonante serve da ausilio per leggere meglio la parola ed evitare letture alternative, spesso possibili in una lingua scritta consonantica. La vocale in questione è definita dalle grammatiche come mater lectionis, cioè ‘madre di lettura’ perché facilita la lettura.

 

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Christian Sabbatini

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