Codice sinaitico, un’avventura dietro la Bibbia

Il codice sinaitico è un importantissimo manoscritto antico scoperto nel 1859 da  Lobegott Friedrich Constantin von Tischendorf. Esso è datato tra il IV e il secolo V d.C. La storia della scoperta di questo antico codice è sconosciuta ai più, ma merita di essere raccontata. È sorprendente notare come attorno a degli antichi fogli di pergamena, si siano condensate delle vicende degne di un thriller.

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Una veduta spettacolare del monastero di Santa Caterina dal Sinai

Codice sinaitico: che cos’è?

Il codice sinaitico è un antico manoscritto rinvenuto nel monastero di Santa Caterina ai piedi del Gebel Musa, la montagna da cui lo scritto prende il nome, ovvero l’altura tradizionalmente identificata come il Sinai della Bibbia.

Questo manoscritto è redatto in quattro colonne, scritte con inchiostro nero su pergamena. Viene classificato dalla critica testuale come un onciale, cioè scritto con caratteri greci maiuscoli e non corsivi.

La scoperta del codice sinaitico fu sensazionale: non si tratta di un insieme di frammenti sparpagliati ed indecifrabili. Esso contiene parti dell’Antico Testamento e tutto il Nuovo nella sua interezza. È rarissimo il rinvenimento di un manoscritto così antico e allo stesso tempo così perfettamente conservato ed esteso.

Grazie alle sue peculiari caratteristiche, il sinaitico è annoverato dagli studiosi fra le testimonianze antiche di primo livello.

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Un foglio del Codice Sinaitico

Codice sinaitico e Constantin von Tischendorf

La storia del codice sinaitico è indissolubilmente legata a quella del suo scopritore Constantin von Tischendorf, una figura eccezionale. Von Tischendorf (1815-1874), teologo e critico testuale, dedicò tutta la sua vita alla ricerca e allo studio degli antichi manoscritti. Fin da giovanissimo, compì innumerevoli viaggi, setacciando le biblioteche antiche dell’Europa intera e i luoghi sperduti del Vicino Oriente. La sua dedizione impressionò chi lo conobbe personalmente ed è testimoniata dalle parole che lui stesso scrisse alla fidanzata in una lettera:

Ho di fronte una missione sacra, la lotta per riguadagnare la forma originaria del Nuovo Testamento[1].

Von Tischendorf è considerato dagli studiosi del Nuovo Testamento come uno dei grandi pionieri che hanno permesso il raggiungimento di un testo delle Sacre Scritture di elevatissima affidabilità. È bene ricordare che la scoperta di centinaia di manoscritti antichi, ha notevolmente rafforzato il convincimento della corretta trasmissione della Parola di Dio.

 Riguardo al Nuovo Testamento, le discordanze tra tutti i manoscritti antichi interessano solamente il 7% dei passi. Inoltre, si tratta di varianti spesso legate ad errori ortografici di trasmissione commessi dai copisti. Nessun contenuto dottrinale di fede del Nuovo Testamento rientra in quel 7% di varianti testuali.

Il codice sinaitico: la scoperta!

L’avventura che condusse alla scoperta del codice sinaitico ebbe inizio nel 1844. Von Tischendorf, ancora giovane assistente all’università di Lipsia, si trovava nel monastero di Santa Caterina situato ai piedi del Sinai. Mentre stava perlustrando la biblioteca, si accorse di un cesto di fogli. Una sola occhiata ai caratteri greci e il giovane studioso si accorse che si trattava di materiale antichissimo. Purtroppo, von Tischendorf scoprì che i monaci, completamente ignari del valore di quelle pergamene, avevano già bruciato due ceste simili per riscaldarsi. Lo studioso riesce a mettere in salvo i fogli rinvenuti, ottenendo il permesso di portarli con sé.

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Monastero di Santa Caterina

L’esperienza convinse von Tischendorf che il monastero di Santa Caterina fosse una vera e propria miniera d’oro. Dopo nove anni, nel 1853, il giovane filologo si reca di nuovo al Sinai, ma senza riuscire a trovare nulla. La tenacia dello studioso è premiata nel 1859, quando in un’ennesima visita al monastero, si imbattè casualmente nel codice sinaitico, la sua più grande scoperta.

Le circostanze del rinvenimento sono bizzarre. In realtà von Tischendorf non scopre il prezioso manoscritto. Esso si trovava fra gli oggetti personali del sovrintendente del monastero, ignaro di ciò che era capitato nelle sue mani. Egli, pochi giorni prima che lo studioso facesse ritorno in patria, nel mezzo di una conversazione, lo invita nella sua stanza a vedere un’antica copia dell’Antico Testamento, così

Gli mostrò un cumulo di fogli sfusi avvolti un telo; qui, di fronte agli occhi meravigliati dello studioso, giaceva il manoscritto che aveva sempre cercato. Non c’era solo parte dell’AT, ma anche il Nuovo, dall’inizio alla fine. Nascondendo la sua emozione, chiese di poter portare i fogli nella sua stanza per esaminarli alla sera. I fogli gli vennero dati “e quella notte dormire sembrò un sacrilegio”[2].

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La storia della scoperta del codice sinaitico non si conclude però così agevolmente. Infatti, von Tischendorf tenta senza successo di acquistare quel codice. Ogni trattativa sarebbe stata vana senza l’intervento del capo della chiesa greca a cui apparteneva il monastero di Santa Caterina, lo zar russo Alessandro II. L’imperatore, appoggiando lo studioso tedesco, riesce a ricevere in dono dai monaci le preziose pagine. Von Tischendorf può così aver accesso al manoscritto che riesce a pubblicare nel 1862.

La laboriosa avventura del codice sinaitico conosce un nuovo episodio nel 1933, anno in cui il British Museum lo acquista dall’Unione Sovietica per l’esorbitante cifra di 100.000 sterline. Ironico e graffiante il commento di P. D. Wegner all’episodio:

…il governo sovietico aveva bisogno di soldi, non di Bibbie[3].

L’ultima tappa della storia del codice sinaitico è la sua recente digitalizzazione. Grazie al lavoro di una collaborazione internazionale, il prezioso manoscritto può continuare ad essere custodito nel museo londinese e contemporaneamente può essere consultato da ogni fruitore della rete cliccando qui.

Christian Sabbatini

Fonti

Immagine media: www.bergamosera.com; Christian Sabbatini

Bibliografia

P. D. Wegner, Guida alla critica testuale della Bibbia. Storia, metodi e risultati, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2009, 223. 264s. 267. 285. 324-326.

[1] B. M. Metzger, Il testo del Nuovo Testamento. Trasmissione, corruzione e restituzione, Paideia, Brescia 1996, 127 opera citata in P. D. Wegner, Guida alla critica testuale della Bibbia, 264.
[2] F. G. Kenyon, Our Bible and the Ancient Manuscripts, Harper, New York 1958, 192 opera citata in in P. D. Wegner, Guida alla critica testuale della Bibbia, 326.
[3] Ibid.