Conosciuta anche come “nanismo”, l’Acondroplasia è una condizione anatomica e fisiologica con anomalie di sviluppo e di conformazione. Sebbene al primo impatto sembri che l’unico reale problema sia la bassa statura, l’Acondroplasia porta ai soggetti affetti tanti altre conseguenze; con questo articolo vogliamo spiegare la causa e i sintomi di una malattia genetica così particolare e facile da riconoscere, ma con la quale può risultare davvero difficile convivere.
L’Acondroplasia è una malattia genetica che è causata nel 80-90% dei casi da mutazioni “de novo”; questo termine indica che la mutazione non è stata ereditata da genitori affetti, ma che invece è insorta direttamente nel feto.
Se nella coppia di genitori vi è un solo paziente affetto da Acondroplasia, il bambino ha la possibilità di nascere sano, mentre se entrambi i genitori sono acondroplasici, può presentarsi una terza opzione in cui il feto eredita la mutazione della malattia da entrambi i genitori, risultando così affetto da una Acondroplasia letale che non permetterà al bambino di nascere vivo.
Come già accennato, questa malattia non presenta solo l’inconvenienza della bassa statura. Purtroppo insieme alle ossa corte anche gli arti risultano proporzionalmente più piccoli rispetto al resto del corpo e le articolazioni hanno movimenti limitati, come, ad esempio, i gomiti che non hanno una normale estendibilità.
Una diagnosi di Acondroplasia è facilmente effettuata da una radiografia, ma nei casi in cui i medici non possono dare un verdetto con certezza viene effettuato anche un test del DNA sul gene mutato che caratterizza questa malattia.
Durante l’infanzia fino all’età adolescenziale, un bambino acondroplastico viene monitorato e controllato periodicamente in modo da poter intervenire su otite media che può diventare cronica, idrocefalia e apnea ostruttiva.
La bassa statura, tipica di questa malattia, viene trattata con la somministrazione di ormoni che aiutano la crescita e in casi gravi si può giungere ad un’operazione di chirurgia che può allungare le gambe più corte. Spesso però questa condizione non è solo un problema fisico; i pazienti soffrono molto a livello personale e sociale, necessitando quindi anche di un trattamento psicologico che li aiuti ad accettare e superare i limiti legati agli handicap fisici e alla non comprensione da parte di chi sta loro attorno.
Alessandra Spaziano
Fonti:
Thompson & Thompson – Genetica in medicina
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