Il sonno costituisce una pausa per riposarsi e per recuperare le energie necessarie per l’adempimento delle azioni quotidiane; a volte, però la normale regolarità del sonno può essere compromessa da preoccupazioni e ansie, per cui si ricorre all’uso di sonniferi.
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Il termine sonnifero deriva dal latino e significa letteralmente “portatore del sonno”: infatti sono farmaci ipnotici, ovvero capaci di indurre il sonno alleviando le difficoltà di chi soffre di insonnia. In generale i sonniferi non sono in grado di riprodurre il sonno naturale e fisiologico, provocando effetti collaterali più o meno gravi. Inoltre ci sono alcuni tipi di insonnia che vanno curati con altri mezzi e non rispondono alla loro azione.
A partire dall’Ottocento sono stati prodotti e messi in commercio diversi tipi di sonniferi, ecco i principali:
Sono presenti altri sonniferi come il difenidramine che è molto efficace, ma anche pericoloso perché ha le proprietà ipnotiche del metaqualone e quelle sedative di un antistaminico. I sonniferi meno nocivi sono i sedativi antistaminici come le prometazine e le trimeprazine, utilizzati in genere per i bambini, mentre per gli anziani è utilizzato il clormentiazolo.
Il meccanismo con il quale si passa dalla veglia al sonno è sotto il controllo di vari circuiti nervosi situati in diversi centri del cervello (in modo particolare della formazione reticolare) e un intreccio di cellule nervose presenti nel tronco cerebrale che si diramano dalla fine del midollo spinale fino alla corteccia. La sua disattivazione coincide con lo stato di sonno. I sonniferi provocano nel cervello processi chimici che sfociano nella disattivazione del sistema reticolare, generando il sonno.
Diverse sono le controindicazioni che questi farmaci determinano, come sonnolenza e incapacità di concentrazione. Questi effetti permangono a lungo rendendo pericoloso guidare l’automobile o svolgere attività che richiedono coordinamento e prontezza dei riflessi. Inoltre molti sonniferi deprimono l’attività respiratoria e sono controindicati per chi soffre di disturbi polmonari. Deprimendo l’attività cerebrale molti sonniferi e sedativi causano uno stato di confusione mentale dopo poco la loro ingestione. Un altro problema, relativo ai barbiturici e dei derivati del cloralio, riguardano l’interazione con altre medicine e con gli alcolici: infatti la pericolosità dell’associazione barbiturici-alcool è testimoniata da numerose notizie di cronaca, per questo il medico, prima di prescrivere sonniferi, deve sapere se il paziente assume altri farmaci.
Roberta Miele
S. Roked – Mai più stanchi: come sconfiggere la fatica e sentirsi pieni di energia ogni giorno – Piemme Editore.
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