Letteratura latina

Ovidio, Eroidi: il caso di Ermione e Arianna

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Ermione e Arianna, amanti di Oreste e Teseo, colorano due opposti frammenti di storia: da un lato, l’ignoto destino di Ermione; dall’altro, la ben nota vicenda di Arianna. E in questo gioco di luci e di ombre gridano due delle più eccelse eroine di Ovidio.

Ermione e Arianna: la famiglia

Oreste, figlio e assassino di Agamennone, è una punta del repertorio classico. Già dal tempo di Eschilo, questo eroe – che sarebbe meglio definire uomo, dato il sentimento tutto umano che lo spinge – si afferma come campo d’analisi, un’analisi svolta all’interno della più naturale pulsione: l’ira. Se la rabbia agisce sulla forza, la forza si spegne presto nella fragilità. E qui entra in gioco Ermione, cugina di Oreste e dunque figlia di Menelao. Rapita schiava di Pirro, grande è il legame di questa lettera con l’epistola di Briseide. Ma la storia di Ermione germoglia da un passato ben definito, le sciagure della famiglia, nate a seguito della guerra di Troia da tutti conosciuta.

William Adolphe Bouguereau; il rimorso di Oreste

Quello che viene ricordato è un passato d’amore, certo, ma anche di focolare. L’aiuto chiesto a Oreste va applicato tanto alle sventure della giovane, quanto alle vendette che scuoteranno la dinastia intera. L’epistola, nel suo impianto generale, funge quasi da excursus storico. L’epopea omerica è rievocata in maniera indiretta, fornendo un nuovo sguardo all’anima dei coinvolti.

Il monologo di Arianna

Guardami bene anche ora, non con gli occhi, ma con l’immaginazione, con cui puoi, mentre me ne sto attaccata a uno scoglio, battuto dal moto delle onde; guarda i capelli sciolti, segno di dolore, e la tunica appesantita dalle lacrime, come da pioggia!

Attingendo al carme LXIV di Catullo, Ovidio disegna una delle pagine più innovative dell’opera. Ancora una volta, Ermione e Arianna sono poli opposti. Non abbiamo, con l’amante di Teseo, il recupero del ricordo, né la continua preghiera. Abbiamo una riflessione che cade solo sulla protagonista, una voce di donna che vuole indagare prima se stessa e poi il suo rapporto con gli altri, una dimensione plurale in cui convive l’intera tradizione maschile. Gli uomini, che appaiono solo in sporadici casi all’interno delle Eroidi, vengono schiacciati proprio da quella che appare la più debole della galleria ovidiana. Se guardiamo alla citazione prima riportata, è ben chiaro che l’ordine di Arianna non va riferito unicamente a Teseo. Bisogna rivolgere quell’ordine sia alle lettrici – un pubblico femminile che potrà magari immedesimarsi e, in questo modo, tornare al proprio abisso – e sia a un pubblico di lettori, antichi e moderni, i quali potrebbero cogliere non troppe differenze in questo dolore amoroso che unisce tanto gli eroi, quanto le eroine.

Silvia Tortiglione

Fonti:

Eroidi; Garzanti IV ed. con introduzione, traduzione e note di Emanuela Salvadori

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Silvia Tortiglione

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