Cinema francese

Il realismo poetico francese, la storia e le caratteristiche

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Dopo il crollo della borsa di Wall Street, anche la Francia ha sofferto di una grande depressione economica e, dal punto di vista produttivo, tra le grandi cinematografie europee degli anni Trenta quella francese è la più debole.

Le compagnie francesi più importanti, la Gaumont e Pathé, falliscono a metà del decennio e lo Stato non fa interventi di sostegno al settore cinematografico.

Ma, nonostante le difficoltà economiche, il fatto che ci fosse un’organizzazione di tipo artigianale che lasciasse una grande libertà espressiva agli autori, ha fatto in modo che tra il 1933 e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale il cinema francese si dimostra essere la realtà più viva all’interno del panorama europeo.

Il realismo poetico francese, la storia e le caratteristiche

La principale tendenza che si sviluppa in questo periodo è il realismo poetico ed è rappresentato da registi come Jean Renoir, Julien Duvivier e Marcel Carné. In contrapposizione a una sorta di serialità che si stava sviluppando in quel periodo a Hollywood, i film francesi sono pezzi unici e frutto della collaborazione tra un regista e uno sceneggiatore che operano con un produttore di fiducia.

Il realismo poetico nasce come diretto erede dell’avanguardia francese degli anni Venti ma risulta essere più fedele al cinema narrativo che al pubblico interessa.

Il realismo poetico è legato al clima politico della stagione del Fronte Popolare e non mancano film di stampo propagandistico come La vie est à nous (Renoir, 1936), un film collettivo di propaganda elettorale del Partito comunista.

Le storie del realismo poetico sono ambientate nei quartieri di periferia e sono incentrate su personaggi che rimandano tutte all’idea di eroe tragico, il quale è continuamente destinato a essere sconfitto dal fato. Il questi film emerge la volontà di portare sullo schermo la dura vita del proletariato utilizzando, tuttavia, i canoni del cinema classico: sono film girati in studio e al centro della trama ci sono persone ordinarie a cui però accadono eventi straordinari.

Il film simbolo del realismo poetico è Le jour se lève (Carné – Prevert), del 1939, il cui protagonista è un lavoratore della banlieue che si ritrova in una oscura vicenda di amore e morte.

Un caso diverso è rappresentato da Toni (Renoir, 1934), in cui il regista gira largamente in esterno, sfruttando le capacità espressive del paesaggio mediterraneo e sceglie attori poco noti, creando una complessa trama linguistica fatta da lingue dei diversi gruppi di immigrati. Per queste caratteristiche può essere considerato come precursore del neorealismo.

Jean Vigo, l’eroe della nouvelle vague

Non tutto il cinema francese degli anni Trenta è direttamente riconducibile al realismo poetico. Le commedie di René Clair, che fa un uso creativo del sonoro, riscuotono un discreto successo.

Anche se a suo tempo non ha riscosso un grande successo tra il pubblico, un nome di grande importanza è quello di Jean Vigo, un regista perseguitato dalla censura e dai produttori che muore a soli ventinove anni.

Jean Vigo è profondamente legato alle avanguardie storiche e il suo primo film, À propos de Nice (1929), viene definito una «sinfonia metropolitana».

Lo stile delle sue inquadrature è spesso sia realistico che fantastico, la poesia ha il compito di creare nuovi effetti, ma è la tradizione che deve ordinarli e conferire a loro del senso.

Realizza altri due film: Zéro de conduite (1932) e L’Atalante (1934). il primo racconta di un gruppo di ragazzi che, vessati dai professori del collegio in cui vivono, danno vita a una rivolta anarchica. Il film verrà proibito e proiettato in pubblico solo nel 1940.

L’Atalante è invece incentrato sul tema dell’amour fou tra il comandante di una chiatta e una ragazza di un villaggio della riva. Il film verrà pesantemente tagliato dalla produzione e quasi subito ritirato dalle sale e sarà restaurata solo nel 1990. l’Atalante è un vero cine – poema, il suo fascino proviene dal connubio tra un ambientazione realistica e una storia dal sapore magico. La vicenda del difficile amore tra Jean e Juliette è intessuta di simboli e immagini oniriche (quando Jean si butta nel fiume e ha la famosa visione di lei in abito da sposa è uno dei sogni ad occhi aperti più famosi della storia del cinema)[1].

Cira Pinto

[1] è la sigla di Fuori Orario, accoppiata a Because the night scritta da Bruce Springsteen e interpretata da Patty Smith

Fonti:

* Introduzione alla storia del cinema, Paolo Bertetto. * Pino Bertelli, Jean Vigo. Cinema della rivolta e dell’amour fou * Jean Vigo: tra poesia e rivolta

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Cira Pinto

Cira Pinto, nata a Torre del Greco l'8 dicembre del 1990. Cresciuta tra le videocassette Disney e le ginestre che tanto hanno ispirato Leopardi, decide il suo futuro accademico guardando ''Biancaneve e i sette nani''. Laureata al corso di laurea magistrale in Filosofia presso l'Università di Napoli Federico II con una tesi in Filosofia Morale dal titolo ''Il cinema come arte del tempo. l'analisi deleuziana, tra classicità e modernità''. Ha frequentato il corso di Analisi e critica cinematografica e quello di Sceneggiatura alla scuola di cinema, televisione e fotografia Pigrecoemme. Collabora con LaCOOLtura da gennaio 2015.

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