Rinascimento

Poliziano: dalle Stanze per la giostra e la Favola di Orfeo ai fumetti

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Poliziano con Piero, figlio di Lorenzo il Magnifico, del quale era precettore.

Poliziano fu la personalità di spicco dell’Umanesimo fiorentino e il poeta più dotto di tutto il Quattrocento. Le sue opere, caratterizzate dalla docta varietas tipica della cultura del secolo e da una raffinatezza ineguagliabile, ne hanno trasportato la fama attraverso il tempo.

Il fascino esercitato dalla sua figura e dalla sua personalità, infatti, è arrivato fino ai nostri giorni, in forme anche inaspettate, come  il fumetto.

Poliziano: la vita

Nato nel 1454, all’anagrafe Angelo Ambrogini, Poliziano ben presto adottò questo pseudonimo in riferimento al suo luogo di nascita, Montepulciano, latinizzato in Mons Pulcianos da un poeta che sempre adorò l’antichità greca e latina.

Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico.

Entrato giovanissimo nella colta cerchia di Lorenzo Il Magnifico, divenne precettore dei suoi figli. A causa di alcuni contrasti con la moglie di Lorenzo, Clarice Orsini, per un anno si allontanò da Firenze, salvo poi ritornarci restandovi fino alla morte, avvenuta nel 1494 e in circostante misteriose, probabilmente per avvelenamento, in un generale clima di insicurezza politica seguito alla scomparsa di Lorenzo nel 1493.

La produzione artistica

Prima di essere un poeta, Poliziano fu innanzitutto filologo. Il frutto del suo lavoro sono una raccolta di cento discussioni intorno a questioni interpretative di vario genere, i Miscellanea (1489), e un’antologia di poesie toscane alla cui composizione lavorò per ordine di Lorenzo, che desiderava inviarla a Federico d’Aragona: è, appunto, la cosiddetta Raccolta Aragonese.

Amante appassionato della classicità, scrisse liriche e odi in latino e numerosissimi Epigrammi in greco. A questa produzione erudita, tuttavia, se ne affianca anche una in volgare.

È proprio qui che il genio letterario di Poliziano si manifesta in tutta la sua grandezza. Egli riesce infatti a coniugare, attraverso una sottile ragnatela intricata di richiami ed allusioni, le suggestioni linguistiche e culturali dell’antichità classica e la tradizione poetica due-trecentesca, non disdegnando l’adozione di spunti di modernità creativa.

Due sono in tal senso le opere più rappresentative: le Stanze per la giostra e la Favola di Orfeo.

Giostra tra cavalieri, P. H. Mair, De arte athletica, ca. 1540.

Le Stanze per la giostra sono un poemetto in ottave, inteso a celebrare la vittoria del fratello di Lorenzo il Magnifico, Giuliano de’ Medici, durante una giostra d’armi, e soprattutto l’amore del giovane per una dama genovese, Simonetta Catteneo. Composta tra il 1475 e il 1478, l’opera rimase incompiuta in seguito alla morte di Giuliano avvenuta durante la Congiura dei Pazzi.

Lo spazio della narrazione è proiettato in un idillico mondo ideale, caratterizzato dalla bellezza e dal rigoglio della gioventù. Lo scorrere del tempo, tuttavia, insieme all’incidenza della morte e della fortuna, pervadono di una strana malinconia l’opera, che diventa così rappresentativa della precarietà della vita umana. La filosofia neoplatonica impregna ogni vicenda: l’amore assurge così a simbolo di elevazione spirituale.

Jean Baptiste Corot, Orfeo salva Euridice, 1861.

La Favola di Orfeo è invece un testo composto nel 1480 alla corte dei Gonzaga, a Mantova, in occasione di una festa nuziale. Si tratta del primo testo drammatico della nostra letteratura di argomento non religioso; la vicenda di Orfeo ed Euridice viene così elaborata fondendo l’elemento pastorale con quello idillico e mitologico, e intessuta di preziosi richiami alle precedenti trattazioni di Virgilio ed Ovidio.

Il tragico esito della vicenda rientrerà ancora una volta in quel senso di precarietà fortemente avvertito da Poliziano già nella composizione delle Stanze.

Poliziano e Paperino

Messer Papero e la Grotta di Eolo.

Nel 1983, sul settimanale Topolino,  viene pubblicata una saga di sei numeri (1425-1431) realizzata dal disegnatore Giovan Battista Carpi e ambientata nel Medioevo e nel Rinascimento italiani.

In particolare, nel quinto episodio della saga, Messer Papero e la Grotta di Eolo, avviene a Siena l’incontro di Ser Paperone e del nipote Paperino con Angelo Poliziano e sua nipote Gemma. Durante una passeggiata dei quattro per la città, Paperino si innamora follemente di Gemma.

Dopo aver assistito al glorioso Palio di Siena, celebrato in ricordo della battaglia di Montaperti, Paperino viene a sapere che Gemma è tornata a Montepulciano; piombato in una profonda tristezza si decide allora a seguire suo zio Ser Paperone a Firenze. Lì, infatti, su suggerimento caloroso proprio di Poliziano, i due cercheranno, nell’ultimo episodio della saga, asilo sotto l’ala protettiva di Lorenzo il Magnifico.

Questo episodio, e più in generale tutta la saga di Messer Papero, sono la testimonianza di quanto l’epoca rinascimentale continui ad affascinare l’immaginario comune con le sue vivaci suggestioni, anche attraverso la figure simbolo della splendente cultura italiana di quel secolo, come, per l’appunto, Poliziano.

Beatrice Morra 

Bibliografia e sitografia

Dal testo alla storia dalla storia al testo, vol. C., G. Baldi, S. Giusso, Paravia

http://it.paperpedia.wikia.com/wiki/PaperPedia_Wiki

http://it.wikipedia.org/wiki/Agnolo_Poliziano

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Beatrice Morra

Beatrice Morra è nata a Napoli il 27 maggio 1996. Nel 2014 si è diplomata al liceo classico J. Sannazaro e attualmente è iscritta alla facoltà di Lettere Moderne dell'Università Federico II. Nel maggio 2014 pubblica il suo primo romanzo partecipando al progetto "scouting" dell'iniziativa propugnata dallo scrittore Claudio Calveri "Napoli città della letteratura". Il romanzo, il cui titolo è "Dalla mia cenere", vede le stampe per una tiratura limitata di circa 200 copie ed è attualmente disponibile in ebook.

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