America latina

Sebastião Salgado: il fotografo “sociale” brasiliano

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Sebastião Salgado non è solo un fotografo, non cattura solo immagini. Sebastião Salgado è di più, è un antropologo: cattura vite, condizioni sociali e stati d’animo.

La fotografia, appunto , funge solo da tramite per le sue “denunce”, e così come lo scrittore ha il suo taccuino egli ha la sua Leica sempre in borsa, ovunque egli vada.

Egli è, infatti, un grande viaggiatore e dedica numerose raccolte soprattutto ai Paesi in via di sviluppo e ai popoli e alle tradizioni che si celano dietro di essi. Essendo partito da studi di tipo economico, evidenzia spesso nei suoi scatti gli effetti del mercato, la povertà e, in generale, quanto la componente economica possa influenzare le vite non solo dei singoli ma di interi popoli.

Con questo intento “umanitario”, se così si può definire, Salgado lascia la celebre cooperativa di fotografi Magnum Photos per dedicarsi al suo progetto per eccellenza Amazonas Images, con l’aiuto della moglie Lelia Wanick.

Questo lavoro, che lo porterà in centinaia di Paesi, svela le realtà di numerosissimi popoli ai più sconosciuti che spesso vivono ancora in condizioni primitive oppure che, pur costretti al lavoro forzato, lottano strenuamente ogni giorno per mantenere vive le loro tradizioni e i loro costumi.

Un esempio a dir poco toccante è quello del popolo amazzone degli Awà, residente da sempre nelle foreste pluviali, senza contatti di alcun genere con gli altri, in un luogo da loro stessi denominato Harakwà (lett. “il posto che conosciamo”). Vivono di caccia e di qualunque cosa cresca sugli alberi, con l’arco sempre in spalla pronti a raccogliere ciò che Natura offre loro.

Sebastião, appassionato da questo suo nuovo ambito speculativo, continua i suoi viaggi anche attraverso l’America Latina, sviluppando stavolta un progetto che chiamerà Other Americas.

Questo nuovo progetto lo porta, appunto, a girovagare per almeno sei anni dal Brasile al Cile, alla Bolivia, al Perù e così via fino al Messico attraverso lo sterminato sertão brasiliano, deserto in cui ha modo di conoscere ancora altre popolazioni “esotiche” che lottano ogni giorno per la vita contro la siccità e i disagi comportati dalle varie e difficili componenti ambientali.

Durante gli anni successivi, poi, si butta a capofitto in una nuova pubblicazione che verrà tradotta in sette lingue e corredata da una mostra presentata in oltre sessanta musei, Workers(meglio conosciuta come “La mano dell’uomo” , edito da Contrasto).

In essa ritrae nuovamente immagini di povertà ma concentrandosi ancor di più sulla componente “umana”, cercando di dare legittimità e dignità a popolazioni reiette e allo spirito del lavoro che sono costretti a svolgere ogni giorno per la sopravvivenza. Salgado qui afferma che la sua è una fotografia militante, finalizzata proprio a una migliore comprensione dell’uomo.

Infine, tra i suoi progetti più significativi, va sicuramente menzionato il suo celeberrimo masterpiece: “Genesis”.

Il progetto prende vita nel 2004 e si mantiene in linea con gli scatti precedenti, in particolare quelli di “Workers” e di “Migrations” (un reportage su alcune popolazioni nomadi), seguendo sempre il filo conduttore della condizione umana e dell’ambito socio-economico in cui vive.

La differenza sostanziale, però, è che il fotografo stavolta si focalizza sul rapporto/contrasto di uomo e Natura, fotografando allo stesso tempo paesaggi incontaminati, specie animali ormai quasi estinte e popolazioni che vivono in totale armonia con l’ambiente rurale e animale, seppur disponendo di minime risorse e di pratiche ancestrali.

Si potrebbe definire allo stesso tempo una vera e propria riscoperta dell’uomo nella Natura, nonché un panegirico alla nostra Madre Terra che non finisce mai di stupirci sia dal lato “paesaggistico” che da quello propriamente umano.

 

Ciò che voglio è che il mondo ricordi i problemi e le persone che fotografo. Ciò che voglio è creare una discussione su ciò che accade in tutto il mondo e provocare dei dibattiti con queste immagini. Niente più di questo. Non voglio che le persone le guardino e apprezzino la luce o il gusto dei colori. Voglio che guardino fino in fondo e vedano ciò che le immagini rappresentano, e il tipo di persone che fotografo.

– Sebastiao Salgado 

 

Maria Francesca Celentano

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Maria Francesca Celentano

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