Napoli e Campania

Napoli esoterica: storie di antichi culti e fantasmi

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Napoli esoterica: Partenope è una città ricca di fascino e storia, crocevia di molte culture che nel corso del tempo hanno lasciato la propria impronta non soltanto in reperti archeologici, ma anche attraverso rituali e culti segreti, che hanno accresciuto il suo carattere magico. Molti sono i misteri che aleggiano attorno al capoluogo campano; vediamo, qui, di scoprirne qualcuno insieme.

Napoli esoterica e il fantasma di Maria D’ Avalos

Si dice che il Palazzo de Sangro, sito in piazza San Domenico Maggiore, sia infestato dal fantasma di una donna che, soprattutto nelle notti di luna piena, piange disperatamente. Ma chi è questa donna? Si vocifera che lo spettro in questione appartenga a Maria D’ Avalos, una donna vissuta nella Napoli del XVI secolo.

Maria D’ Avalos

Vincolata a un matrimonio combinato col principe, nonché suo cugino, Carlo Gesualdo da Venosa, tanto appassionato di musica quanto completamente disinteressato alla moglie, la giovane Maria trovò finalmente l’ amore tra e braccia di Fabrizio Carafa, duca d’Andria. I due si vedevano noncuranti dei pettegolezzi che correvano veloci di bocca in bocca, e che erano già arrivati alle orecchie del marito di lei.

Carlo Gesualdo appariva impassibile, ma dentro di lui meditava vendetta, e l’ ottenne una notte del maggio 1590, quando sorprese gli amanti sul fatto e li pugnalò a morte. Il giorno dopo depose il cadavere della moglie fuori il palazzo cosicché tutto il popolo potesse guardare il misfatto, e poi scappò.

Da quel giorno tutto il vicinato ha giurato di aver udito delle urla provenire dall’ interno del palazzo, e quando nel 1889 un’ ala del castello crollò, sono iniziate pure le apparizioni. Finzione o realtà?

Il Dio Nilo: rituali della nea polis

Il Largo Corpo di Napoli è una piazzetta sita a Spaccanapoli, ( decumani inferiori ) e ospita una scultura di marmo, denominata il Dio Nilo, costruita dai coloni egiziani di Alessandria d’ Egitto nel periodo della dominazione romana. La statua raffigura il Dio steso su di un fianco con una cornucopia in mano e un bimbo attaccato a un capezzolo, simboleggiante la fertilità delle terre natie dell’ Egitto.

Il Dio Nilo

I napoletani del tempo guardavano di buon grado le culture e le usanze di altre popolazioni, che di fatto si erano mischiate tra loro. Lo strato popolare era quindi piuttosto composito, e accettava anche la coesistenza di vari i rituali religiosi. Il culto più famoso celebrato dai coloni alessandrini era quello di Iside, seppur riservato solo agli adepti.

E prima ancora della venuta degli egiziani, si praticavano i misteri eleusini dedicati alla Dea Demetra, figlia di Persefone e sposa di Ade, Dio degli Inferi; la madre pianse tanto la perdita della figlia che Zeus, impietosito, le concesse di salire in superficie per sei mesi l’ anno, corrispondenti alla stagione primaverile.

La statua del Nilo fu andata perduta e ritrovata solo nel Medioevo, senza testa e con una moltitudine di offerte di voto che la gente lasciava al dio per guadagnarsi il suo favore. Nel XVII secolo venne restaurata.

Donna Albina e Donna Romita

Roberto D’Angiò

Nella stessa zona, in epoca medievale, quando venne ribattezzata in Sedile del Nilo, vivevano tra sorelle, Donna Regina, Donna Albina e Donna Romita, figlie del barone Toraldo e di Donna Gaetana Scauro. La madre era morta prematuramente, e il padre, nonostante desiderasse avere un erede maschio, non si risposò mai. Così chiese a re Roberto d’ Angiò lo speciale favore di trasmettere il proprio nome alla prima figlia, Donna Regina, quando questa si fosse sposata. Il re glielo accordò e il barone Toraldo morì in pace nel 1320.

Roberto d’ Angiò combinò così le nozze tra il cavaliere don Filippo Capece e Donna Regina, che all’ epoca dei fatti aveva solo diciannove anni. Accadde, però, che prima del matrimonio, Regina scoprisse che le due sorelle minori si erano innamorate di don Filippo. Quest’ ultime, vergognandosi di aver arrecato un dispiacere alla sorella maggiore e quasi un ‘disonore’ alla famiglia intera, le chiesero il permesso di ritirarsi in convento.

Regina è sconvolta e amareggiata dal dolore, ma si era resa conto che Filippo la odiava, cosicché nel giorno di Pasqua si avvicinò al ritratto del padre con in mano uno scettro d’ oro; lo spezzò in due e poi disse:

“Salute, padre mio, la vostra nobile casa è morta”

In questo breve exursus abbiamo svelato solo alcune delle leggende che circolano a Napoli, impregnata com’è, di una miriade di storie e storielle che la rendono una città unica e quantomai speciale: una città esoterica.

Roberta Fabozzi 

Sitografia

http://indagatoridelmistero.jimdo.com/misteri/

http://www.dentronapoli.it/Leggende/donna_regina.htm

www.vesuviolive.it/vesuvio-e-dintorni/notizie-di-napoli/24797-antarecs-misteri-antichi-riti-ed-esoterismo-napoli

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