Archeologia romana

Il Mosaico della Grande Caccia: un tesoro romano a Enna

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Proprio come in una favola, nel bel mezzo della Sicilia, esattamente in Piazza Armerina, una splendida cittadina in provincia di Enna, si nascondeva un tesoro dell’arte romana. Grazie ai lavori di scavo archeologico verso la metà del Novecento, oggi, tutti possiamo ammirare il Mosaico della Grande Caccia. Stiamo parlando di ben 3500 metri quadrati di pavimentazione a mosaico figurativo, insieme a colonne, statue, capitelli e monete.

Villa romana del Casale (vista frontale)

Il Mosaico della Grande Caccia si trova all’interno di Villa Romana del Casale, una dimora romana risalente alla fine del IV sec. d.C. appartenuta a una potente famiglia romana.

L’antica villa, presumibilmente, apparteneva ad un esponente dell’aristocrazia senatoria romana, forse un governatore di Roma, secondo alcuni studiosi fu invece commissionata da un funzionario imperiale, Massimo Erculeo. Attualmente rappresenta una delle dimore antiche più belle in Italia.

Villa Romana Del Casale
(vista dall’alto)

Sicuramente per riuscire ad apprezzare il valore di questo vero e proprio tesoro, è necessario fissare alcune premesse: il Mosaico della Grande Caccia, ancora oggi, decora il pavimento di un lungo corridoio che separa la zona pubblica da quella privata della villa, e questo ci fa immaginare quanta meraviglia doveva suscitare a chi entrava nella dimora; non a caso, la dovizia e magniloquenza di quest’opera testimoniano il prestigio di cui godeva il proprietario di casa.

Parte del Corridoio decorato a mosaico

Contrariamente al nome con cui è conosciuto, però, il soggetto del Mosaico della Grande Caccia ritrae la cattura di bestie selvatiche per i giochi negli anfiteatri dell’impero romano, quindi nessun animale viene abbattuto dato che i cacciatori usano le armi solo per difesa. Come accennato prima, lo sfarzo decorativo era naturalmente prerogativa dei ricchi, infatti, il mosaico è molto curato nel dettaglio, i colori sono vivi e brillanti, quasi un’anticipazione dell’arte bizantina. I volti dei personaggi ritratti sono fortemente espressivi, tuttavia, notiamo ugualmente i limiti di un’arte tipica del IV secolo, per cui ancora priva di naturalismo, con forme spesso abbozzate o imprecise.

Parte del Corridoio decorato a mosaico (ambulacro)

Frontalità e bidimensionalità, infatti, sono le due note caratteristiche del Mosaico della Grande Caccia, sul quale facilmente si nota quanto la narrazione prevarichi sugli elementi paesaggistici.

Veniamo ora, al momento più divertente: leggiamo il racconto, come all’epoca lo leggevano i romani. Chiaramente, la lunghezza notevole del mosaico non permette un’analisi approfondita di tutte le scene, che sono ampiamente ornate di medaglioni figurati, busti di stagioni, maschere teatrali, uccelli, pesci, e altri motivi decorativi.

Le scene sicuramente più importanti sono due:

Mosaico della Piccola Caccia; una serie di episodi tutti sviluppati attorno al sacrificio e il banchetto. Un esempio esplicativo e curioso è quello in cui figurano due cani messi sulle piste della lepre, dal battitore che sbuca fuori dal cespuglio, e l’uccisione della lepre acquattata al piede dell’albero, da parte del cavaliere che l’ha raggiunta.

Scena di cattura della lepre

Il Mosaico della Grande Caccia, composizione grandiosa rispetto alla prima, è ricchissima di episodi narrativi. A nord e a sud del corridoio notiamo due figure femminili. La prima rappresenterebbe l’Africa, con in mano una lancia, e la vediamo affiancata da un leone e un leopardo. La seconda, invece, rappresenterebbe l’Egitto, infatti, di carnagione scura, la vediamo affiancata da un elefante con piccole orecchie, insieme ad una tigre e una fenice.

Figura femminile con elefante, tigre e fenice. (Raffigurazione dell’Egitto)

Continuiamo il percorso della decorazione, e, a questo punto, notiamo la sua suddivisione in varie fasce. Approssimativamente, in quelle laterali si svolge il racconto della cattura degli animali vera e propria, quelle centrali invece rappresentano il trasporto degli animali, a cui fa da sfondo un paesaggio di mare, con navi da carico in lontananza. Da questa sequenza deduciamo quindi che le personificazioni dell’Africa rappresentano le zone in cui venivano catturati gli animali, e il paesaggio di mare con le navi la successiva fase di trasporto delle bestie fino a Roma.

Scena con
trasporto degli animali sulle navi

I racconti da leggere, lungo questo bellissimo mosaico, sono davvero tanti, e molti di questi possiedono una magia unica; guardandoli potremmo avere la sensazione di essere incantati o di fare un lungo sogno, risvegliandoci, poi, in mezzo ad un cumulo di pietre antiche. Un effetto simile a quello della  bellissima scena del Mosaico di Orfeo: il cantore, seduto al piede di un albero, canta, accompagnandosi alla sua lira, ascoltato da animali ed uccelli incantati dalla sua melodia.

Martina Napolitano

Fonti : www.villaromanadelcasale.it ; www.treccani.it; www.enna-sicilia.it; www.imperatoreblog.it

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Martina Napolitano
Tags: RomaSicilia

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