Assagioli: Dante, Nietzsche e il supercosciente

Roberto Assagioli è fra gli scienziati che più hanno difeso la realtà e il valore del regno del supercosciente.

Allievo di Freud e di Jung, lo psichiatra italiano ha dedicato parte delle sue energie agli studi sull’incoscio, fino ad elaborare un nuovo orientamento metodologico con approccio psicosintetico. Profondamente umanista, Assagioli ha offerto alla psicologia contemporanea l’immagine ideale di un uomo in armonica relazione con ogni sua parte, come unità dinamica di corpo e spirito, individuale e sovraindividuale.

Nei suoi numerosi scritti, Assagioli ha tentato di analizzare con metodo scientifico ”il fatto fondamentale dell’esperienza e della coscienza spirituale”. Se Freud e Jung avevano messo a fuoco quella dimensione dell’inconscio relativa alla parte inferiore della psiche, Assagioli ne prende in considerazione la parte superiore: il supercosciente o Sé spirituale.

Il supercosciente

Assagioli ridefinisce l’intera costituzione psichica dell’essere umano. Con Freud, oltre Freud schematizza la struttura psico-esistenziale dell’uomo, indicando i diversi centri con i quali l’io si identifica.
Il centro psichico più elevato è ciò che egli chiama il supercosciente.assagioli

L’esperienza del supercosciente, a differenza di quella dell’inconscio inferiore, non è stata ancora generalmente riconosciuta nel campo della scienza. Tuttavia, le testimonianze concernenti questa dimensione superiore della realtà sono numerose, in tutti i tempi e luoghi e fra le personalità più disparate.

Esperienze del supercosciente sono innanzitutto le esperienze mistiche e religiose. Sorprendentemente, però, è dal mondo della scienza e della filosofia che giungono le testimonianze più significative su questo tema.
Il filosofo Bergson nel Saggio sui dati immediati della coscienza chiama ”intuizione” la discesa (o percezione immediata) di contenuti nella nostra coscienza. Si tratta di illuminazioni improvvise, ispirazioni, momenti in cui il significato degli eventi si rivela nella sua pienezza.

Persino Eistein, interrogandosi sulla natura delle sue intuizioni, scriveva:

la fisica induttiva pone delle domande cui la fisica deduttiva non è in grado di rispondere. Solo l’intuizione, simile al rapporto che si stabilisce fra gli amanti, è in grado di permettere la conoscenza al di là di ogni valore logico.

I grandi artisti, gli scienziati, gli scrittori, i poeti di tutti i tempi costituiscono il più evidente esempio di come si possa lavorare coscientemente e dar forma al materiale affiorato nella propria coscienza.

poi piovve dentro a l’alta fantasia

La realtà del supercosciente non ha bisogno di essere dimostrata. È uno stato di coscienza cui si giunge volontariamente oppure involontariamente – spiega lo psichiatra. Assagioli ritiene che Dante Alighieri costituisca il più chiaro e famoso esempio di congiunzione al supercosciente. La Divina Commedia è il poema della psicosintesi, perché «descrive i suoi tre grandi stadi: prima la discesa all’Inferno, che è la fase psicoanalitica, la discesa nell’abisso dell’inconscio inferiore; poi la salita al Purgatorio che rappresenta l’ascesa interna; poi il Paradiso che indica stadi sempre più alti di realizzazioni spirituali».

Gli appelli che Dante rivolge alle Muse non sono che appelli simbolici al supercosciente, a quella Realtà trascendente che avrebbe dovuto fornire al poeta il materiale originario dei suoi canti.

Assagioli e la simbologia del monte

L’invocazione al divino è un topos di tutta la letteratura occidentale delle origini, legata al suo nascere con il mondo orientale. È infatti proprio la tradizione orientale a porre l’elevazione dell’io al Sé spirituale come meta finale dell’esistenza dell’uomo. È necessario sottolineare – sostiene lo psichiatra – che esistono diverse vie di accrescimento della coscienza e di scoperta di mondi interiori. Proprio come ci si prepara all’esplorazione di territori sconosciuti o alla scalata delle più alte vette, bisogna mettersi in viaggio verso il Sé superiore adeguatamente equipaggiati.

Guardando al mondo orientale, il filosofo Nietzsche ha composto la più folle rappresentazione di questo cammino che conduce al ”risveglio”. Secondo Assagioli nel testo Così parlo Zarathustra è possibile rintracciare una vera e propria forma di ”alpinismo psicologico”, ovvero di un insieme di indicazioni e testimonianze di elevazione al supercosciente, trasfigurate nella simbologia dell’ascesa al monte da parte del filosofo.

Lo Zarathustra di Nietzsche

L’incipit della Prefazione dell’opera Così parlò Zarathustra suona così:

Quand’ebbe compiuto il trentesimo anno, Zarathustra lasciò la sua patria e il lago natìo, e si recò su la montagna. Là per dieci anni gioì, senza stancarsene, del suo spirito e della sua solitudine.

Ma al fine il suo cuore si mutò; e un mattino egli si levò con l’aurora, s’avanzò verso il sole e così gli disse:

«Oh grande astro! Che sarebbe della tua felicità, se tu non avessi a chi splendere? […]

Io devo, al pari di te, tramontare, per usar un’espressione degli uomini tra i quali voglio recarmi. […]

Vedi! Questo calice desidera di esser vuotato un’altra volta; e Zarathustra vuole ridiventar uomo».

Così ebbe principio la discesa di Zarathustra.

L’ascesa al monte di Zarathustra, la sua lunga permanenza in solitudine e il successivo ritorno fra gli uomini sono il simbolo di un viaggio interiore che conduce al superiore contatto con il trascendente.

Nietzsche ha saputo descrivere emblematicamente anche le difficoltà del ”ritorno fra gli uomini” di Zarathustra.  Con Assagioli possiamo allora interpretare il Superuomo come l’uomo che cor-risponde al Sé superiore e che intende donarlo agli altri, ma senza venir sufficientemente compreso. L’esperienza del superconsciente è infatti l’esperienza singolarissima della trascendenza, che ogni uomo deve poter vivere in prima persona.

Scriveva, infatti, Plotino:

L’insegnamento giunge solo a indicare la via e il viaggio; ma la visione sarà di colui che avrà voluto vedere.

Martina Dell’Annunziata

R. Assagioli, Lo sviluppo transpersonale, Casa Editrice Astrolabio, 1988.

F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Adelphi, 1986.