Benedetto Croce: la contemporaneità della storia

La riflessione filosofica di Benedetto Croce (1866-1952) si colloca nell’ambito dello storicismo. Lo storicismo è una corrente di pensiero che si sviluppa in Germania a partire dalla metà del XIX secolo. Croce ne elabora una versione differente, che potremmo definire a tratti problematica.

Benedetto Croce
Benedetto Croce

La storia come pensiero e come azione

La storia come pensiero e come azione (1938) è un’opera  in cui Croce riassume le caratteristiche principali dell’indagine storiografica. In questo testo, è possibile rintracciare quegli elementi specifici dello storicismo crociano. Come si evince dal titolo, una delle tematiche principali è il rapporto tra il pensiero e l’azione.

Croce chiarisce dal principio che essi sono complementari. Il pensiero è necessario alla praxis, così come la praxis è necessaria affinché sorga conoscenza. Ogni comprensione teoretica è generata da un bisogno della vita pratica. Allo stesso modo, la vita pratica non può prescindere dalla conoscenza storica.

«Quella conoscenza, come la si chiama, della «situazione reale» si riferisce al processo della realtà come si è svolta fin qui, ed è pertanto storica. Tutte le storie di tutti i tempi e di tutti i popoli sono nate così, e così nascono sempre sotto lo stimolo dei nuovi bisogni che sorgono, e delle nuove correlative oscurità».

La contemporaneità della storia

La «circolarità spirituale» di pensiero e azione determina la contemporaneità della storia. I fatti del passato, per quanto remoti, sono legati a necessità attuali e presenti. Il carattere contemporaneo della storia è connesso alla struttura dell’uomo stesso. Per Croce, l’uomo è «un microcosmo», cioè un soggetto storico che vive in contesti altrettanto storici.

Stabilite queste premesse, qual è, allora, il compito della storiografia? Secondo Croce, la funzione della ricerca storiografica consiste nella produzione di giudizi storici. Nel giudizio storico, si congiungono particolare e universale. Il particolare è rappresentato dall’evento singolare; mentre l’universale è la categoria. L’unione dei due termini ci restituisce la verità storiografica. Essa consiste nella reciprocità di teoria e fatto.

 Le caratteristiche della storia

In primo luogo, la storia è dotata di necessità logica. Essa si attiene, infatti, ai principi di identità e non contraddizione. Croce disapprova l’utilizzo del «se illogico e antistorico» nella trattazione storica. Nel corso storico, non è possibile distinguere tra accadimenti necessari e accidentali. Tutto ciò che accade, dalla prospettiva di Croce, è necessario in quanto accade.

Da ciò deriva il rifiuto dei concetti di causa e di trascendenza. Il primo è una discendenza del positivismo e può applicarsi solo alla scienze naturali. Il secondo introduce nella storia un Dio trascendente che, in quanto tale, risulta ad essa estraneo.

«Ogni giudizio è giudizio storico, o storia senz’altro.»

Il soggetto del giudizio è sempre un fatto storico, un diveniente. Per questa ragione, Benedetto Croce ammette soltanto una concezione della conoscenza pratica. Il pensiero storico ha decretato la fine della filosofia trascendente. Ha portato avanti il compito di storicizzare i suoi problemi e le sue conquiste. Ad essa, è subentrata la filosofia-storia.

«Si può dire che […] la filosofia stessa, nella sua autonomia, sia morta […]. Quella che ne ha preso il posto non è più filosofia, ma storia, o, che viene a dire il medesimo, filosofia in quanto storia e storia in quanto filosofia […]»

Benedetto Croce e lo storicismo

L’idea crociana di una filosofia-storia non va intesa nella direzione di una filosofia della storia. Rispetto ad essa, Benedetto Croce è molto critico perché ritiene che si fondi su di una visione deterministica e provvidenzialistica della storia. Croce non accetta un’interpretazione in chiave trascendente del divenire storico.

Egli ribadisce, quindi, che le categorie, pur essendo immutabili, non sono trascendenti al giudizio storico. Al contrario, esse si rendono immanenti e concrete. La peculiarità dello storicismo crociano sta proprio in quest’opposizione categorica agli assunti classici della filosofia della storia. Per tale ragione, egli critica allo stesso modo il concetto hegeliano di storia universale e il materialismo storico di Marx.

Lo storicismo assume la funzione di liberare l’uomo dal peso del passato. Consente il passaggio dalla teoresi alla «storia vivente», in cui le categorie agiscono come potenze del fare. Un fare che si declina secondo quattro ambiti fondamentali: morale, dell’utile, artistico e filosofico. A cui corrispondono le quattro tipologie di storiografia individuate da Croce. Esse sono animate dalla libertà, che si qualifica come il vero motore della storia.

La libertà è il «principio esplicativo del corso storico», il quale tende appunto alla sua affermazione. È «l’ideale morale» verso cui si orienta l’agire umano. Per tale motivo, Croce riconosce alla storia etico-politica un posto di rilievo rispetto alle altre forme di storiografia.

«Questa storia etico-politica non sta sopra le altre né le risolve in sé, ma, tutte comprendendole, riceve da esse la sua propria concretezza […]»

 

Alessandra Bocchetti

 

Bibliografia:

B. Croce, La storia come pensiero e come azione, Bibliopolis, Napoli 2002.