Dolce stil novo: le sue origini e i poeti precursori

Con l’espressione stil novo o dolce stil novo s’intende una corrente poetica nata in Toscana nella seconda metà del XIII secolo. L’offerta tematica rimane sostanzialmente inalterata rispetto alla lirica provenzale. Dunque l’amore cosiddetto cortese resta sempre il fulcro di elucubrazioni poetiche, benché la filosofia che ne è alla base subisce un’evoluzione concernente il modo di concepire l’amore stesso e la donna in quanto suo destinatario.

Sulla scia del grande successo raggiunto dai trovatori francesi, le esperienze italiane di lirica volgare risultano essere tutte delle sue dirette continuazioni. Tuttavia dai canzonieri duecenteschi pervenutici si evince la natura molto eterogenea di questi testi, sia da un punto di vista stilistico che linguistico, ma soprattutto in quanto forme poetiche in via del tutto sperimentale, legate alla tendenza del singolo autore.

 stil novo

Dobbiamo aspettare Dante, il quale nel De vulgari eloquentia tratteggia la storia della lirica italiana e la suddivide in tre periodi. Lo stil novo in questo senso si distacca dal passato, anche se non divenne mai una scuola di pensiero. Tuttavia si diede da fare per codificare uno stile e quindi un linguaggio che risultasse chiaro, aulico e per l’appunto dolce, nella misura in cui quest’ultimo aggettivo è inteso nella sua accezione linguistica, che non significa altro se non dolcezza o chiarezza di suoni.

Quest’idea di stile non poteva perciò andare d’accordo con quella che avevano i rimatori precedenti, come i seguaci della scuola siciliana, ma in particolar modo con Guittone d’Arezzo, il quale prediligeva locuzioni più artificiose che agli occhi dei poeti dello stil novo apparivano come una confusa accozzaglia di paroloni senza linearità metrica.

Etimologia del termine

stil novo
Dante incontra le anime del purgatorio

Il movimento stilnovista prende il nome dalla definizione che Dante ne fa all’ interno del XXIV canto del Purgatorio. Nel girone dei golosi fa la sua comparsa un altro rimatore, Bonagiunta Orbicciani da Lucca, seguace della dottrina guittoniana. Questi riconosce Dante come colui che aveva composto la canzone Donne ch’avete intelletto d’amore: << Ma di s’ì veggio qui colui che fore/ trasse le nove rime, cominciando/ donne ch’avete intelletto d’amore”.

E Dante rispondendogli: << I’ mi son un che, quando/ Amor mi spira, noto, e a quel modo/ ch’e’ ditta dentro vo significando>>. Attraverso questa definizione, il poeta fiorentino spiega la sopracitata novità di cui lo stil novo si fa portavoce: l’amore che spira e ditta dentro. Ciò significa che il sentimento d’amore ispira l’animo del poeta/amante a comporre versi da dedicare alla donna. Il concetto del “dittare” si ricollega infatti direttamente ai canoni del ars dictandi.

Ispirazione non immediata, bensì minuziosamente studiata, e non per questo metricamente pesante; stilisticamente parlando, è chiaro che Dante come gli altri seguaci dello stil novo abbiano accantonato il trobar clus (dal provenzale, comporre in maniera oscura) a favore del  trobar leu (comporre in maniera lieve ).

Di fronte alle parole di Dante, Bonagiunta risponde di aver finalmente capito <<il nodo che ‘l Notaro e Guittone e me ritenne/ di qua dal dolce stil novo ch’io odo!>>. Ovvero la differenza intercorrente tra il vecchio modo di poetare rappresentato dal Notaro, alias Giacomo da Lentini, esponente della scuola siciliana, Orbicciani stesso e Guittone d’Arezzo da un lato, e Dante con lo stil novo dall’altro. Più semplicemente si fa la distinzione tra il vecchio e il nuovo.

L’amore, la nobiltà e Dio nello stil novo

Protagoniste delle rime nuove sono ancora una volta le donne, consacrate alla storia della letteratura come donne-angelo. La loro funzione è quella di nobilitare l’animo dell’uomo grazie all’ amore che egli nutre, e avvicinarlo a Dio. Così come le colleghe provenzali, anche le donne degli stilnovisti non hanno una fisionomia definita, ma sono pura astrazione. La relazione tipo è sempre la stessa. C’è un uomo innamorato di una donna già sposata e nelle poesie canta la gioia mista al dolore che questo amore tormentato gli provoca.

Ma l’amor cortese ha una sfumatura di natura sensuale, e di fatto più essere consumato senza svilire il sentimento. Spesso vengono citati i vari sotterfugi che gli amanti escogitano per vedersi senza farsi scoprire dal marito di lei. La visione stilnovistica è diversa in questo punto, perché concepisce solo l’amore platonico. Non è un’esaltazione del piacere dei sensi, ma un’esperienza spirituale.

L’uomo che viene colpito da cupido deve riflettere su questo sentimento, farsi guidare da esso affinché lo ingentilisca, purificandolo dai peccati commessi e perciò compiacere Dio. Dal momento che non tutti riescono in questo arduo compito, ne deriva che solo pochi spiriti eletti possono godere dei benefici dell’amore. E a tal proposito ci sono discordanze tra gli stessi stilnovisti, basti pensare alle tenzoni poetiche tra Dante e Guido Cavalcanti.

Dante

La posizione del primo è più vicina a quella di Guido Guinizelli, che con la canzone Al cor gentile rempaira sempre amore, è considerato il vero precursore del genere dello stil novo. Guinizelli, immaginando di spiegare a Dio il perché in vita abbia cantato l’amore per la sua donna, utilizza proprio l’espressione tenne d’angel semblanza.

Cavalcanti

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Sei poeti toscani, Giorgio Vasari

Per Cavalcanti la divinizzazione dell’amore è pressoché impossibile, in quanto questo è un sentimento che sconvolge talmente i sensi che se non viene soddisfatto lascia nel cuore solo un odioso tormento che di certo non aiuta la scalata verso il regno dei cieli. E dunque chi si riconosce nella definizione dantesca dello stil novo può considerarsi parte integrante di un gruppo elitario di spiriti nobilitati, dove il concetto di nobiltà non è legato, come nel caso dei provenzali, ad uno status sociale, quanto ad una condizione interiore e intellettuale.

Roberta Fabozzi