Il Black Panthers Party (partito delle Pantere Nere) fu un movimento afro-americano nato ad Oakland (California). Lo scopo delle Pantere Nere era di combattere le ingiustizie, violenze ed oppressioni che i neri d’America subivano ogni giorno dalle forze di polizia con l’appoggio del governo. Al loro fianco si unì il White Panthers Party -nato a Detroit– che diedero manforte alla loro lotta. Composta da bianchi ma con con un unico problema comune: l’oppressione.
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Durante gli anni ’60, l’organizzazione delle Pantere Nere si estese per gli Stati Uniti raggiungendo anche molti stati esteri stimando, nel 1969, oltre 10.000 affiliati. Il movimento nacque ad Oakland il 15 ottobre 1966 ad opera di Huey P. Newton e Bobby Seale. Il compito principale del movimento delle Pantere Nere era di far riconoscere dal governo pari dignità agli afro-americani. Uomini e donne che, giornalmente, sopportavano vessazioni di ogni tipo: dalla sociale, politica fino alla legislativa.
La loro rapida estensione li portò alla ribalta durante i Giochi Olimpici di Città del Messico del 1968. Simbolico fu il gesto degli atleti Tommie Smith e John Carlos che, sul podio, ricevevano le medaglie con i pugni chiusi. Il simbolo della lotta del Black Panthers Party. A differenza di Martin Luther King, il Black Panthers Party rifiutava la non violenza; inefficace e complottista, secondo la loro visione. L’auto-difesa sostituì la non violenza, in particolare praticando il Patrolling (pattugliamento).
Lo scopo del patrolling delle Pantere Nereera di limitare gli abusi delle forze di polizia sugli afro-americani esponendo le armi in vista durante un fermo.
Il Black Panthers Party redasse uno statuto formato da dieci punti, seguito evangelicamente dai suoi seguaci:
I consensi verso il collettivo politico delle Pantere Nere non mancarono dai bianchi ed è qui che uno dei nostri protagonisti calca la scena: John Sinclair. Poeta, scrittore, musicista e attivista col bisogno di combattere il razzismo per cercare di rendere il mondo un posto migliore, decise di fondare il White Panthers Party a Detroit: collettivo bianco in supporto al Black Panthers Party dopo aver ascoltato per radio un invito di Newton rivolto a tutti coloro che ne fossero interessati. Ideologie basate su pochi ma chiari concetti: anti-razzismo e anti-capitalismo.
Nei primi periodi dalla loro fondazione, le testate giornalistiche associarono il White Panthers Party a gruppi suprematisti bianchi come il Ku Klux Klan, ma i loro slogan fecero subito capire di che pasta fossero fatti. Come portavoce di questo movimento, Sinclar scelse una band di Detroit che conosceva bene l’oppressione, la povertà e il senso di rabbia verso un governo che non aveva a cuore le loro vite: Gli MC5. John Sinclair trovò nella band la voce per diffondere ai giovani, nella stessa situazione di disagio, quello spirito di lotta collettivista verso un mondo più giusto e pulito dalla corruzione e dal marcio capitalismo.
Questa sete di ribellione da parte degli attivisti diede fastidio alle forze governative che cercavano in tutti i modi di bloccarli. Gli abusi di potere erano giornalieri e con un unico scopo: arrestare più attivisti possibili, soprattutto John Sinclair. La polizia riuscì a trarlo in arresto con una condanna di dieci anni per aver venduto due spinelli. Con i leader del Black Panthers Party e White Panthers Party ed altri personaggi degni di nota come Martin Luther King morti o reclusi, i due movimenti più importanti della Motor City si trovarono allo sbaraglio, senza trovare qualcuno che li potesse guidare carismaticamente come John Sinclair.
Lo scioglimento della band fu il colpo di grazia inflitto al White Panthers Party perdendo il loro leader John Sinclair e i loro portavoce.
Il governo statunitense pensava di aver vinto senza fare i conti con il componente di una delle band più importanti sulla scala mondiale: John Lennon. Durante la prigionia di John Sinclair, per le strade di Detroit scoppiarono manifestazioni e risse per il rilascio del leader politico ma senza nessun esito, ed è qui che Lennon assieme la moglie Yoko Ono, stanchi ed amareggiati degli abusi di potere del governo, decisero di lasciare New York per dirigersi nell’epicentro delle manifestazioni organizzando, il 10 dicembre 1971, il John Sinclair Freedom Rally ad Ann Arbor.
Non solo musica con la presenza di artisti come Stevie Wonder ma anche oratori, tra cui alcuni fondatori del Black Panthers Party. Le parole che scossero l’opinione pubblica nacquero dal cuore di John Lennon che, dopo tre giorni dal concerto in onore di John Sinclair, fecero scarcerare quest’ultimo annullando la severa condanna di dieci anni dopo due anni di carcere. Il governo tremò comprendendo l’imminente pericolo di rivolte senza sosta che si sarebbero protratte se non avessero liberato uomini incarcerati sia per aver espresso una loro opinione, sia per il loro retaggio sociale, all’epoca denigrato dall’élite americana.
Anche se il White Panthers Party e il Black Panthers Party si sciolsero negli anni ’80, la coscienza di rendere il mondo un posto migliore nacque nelle varie band che cominciarono a susseguirsi. John Sinclair e gli MC5 non furono altro che il punto di partenza tra il sociale e la musica uniti sotto un’unica bandiera. La maggior parte delle band punk aveva trovato il loro modo di combattere e fare musica da quel di Detroit cercando di dare voce alle classi più deboli e oppresse.
Tra queste ricordiamo i Sex Pistols, Ramones fino ai Rage Against the Machine che politicamente si avvicinano alla band di Detroit. Il razzismo ed altre fobie verso alcune categorie di persone non termineranno mai, ma è compito della coscienza sociale combattere e non far sentire gli emarginati soli: guardare il tutto da un lato collettivistico e non individualistico. Un po’ come quella fatidica sera del 30 ottobre 1968 dove il mondo ha cominciato a girare a favore degli outsiders.
Antonio Vollono
Sitografia
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