Resveratrolo: cos’è? È dannoso? Combatte il COVID-19?

Come affermato dall’Istituto Superiore di Sanità, la preoccupazione generata dall’emergenza COVID-19 ha scatenato, negli ultimi mesi, una vera e propria “caccia al farmaco”. Il più delle volte tale atteggiamento è incoraggiato da informazioni fuorvianti che circolano in Internet. Non da meno si sono rivelate, tuttavia, alcune riviste scientifiche che, attingendo alla letteratura di settore, hanno identificato alcune sostanze quali possibili strategie terapeutiche nella lotta al nuovo Coronavirus. Fra queste, Nature Reviews Drug Discovery è stata la prima a parlare del resveratrolo, un fenolo naturale presente in diverse piante.

ATTENZIONE: la letteratura scientifica su COVID-19 è in continua evoluzione, perciò l’articolo potrebbe non essere aggiornato.

Che cos’è il resveratrolo?

Dal punto di vista molecolare e chimico, il resveratrolo appartiene alla grande famiglia dei ben più noti polifenoli. In natura ne esistono due forme: cis-resveratrolo e trans-resveratrolo. Di queste, in realtà, la seconda è considerata la più stabile e attiva a livello farmacologico.

Il resveratrolo è prodotto naturalmente da alcune piante a scopo protettivo contro virus, batteri e funghi (in particolare la Botritis Cinerea), raggi UV e stress idrici. È contenuto non soltanto nella buccia degli acini d’uva ma anche nei frutti di bosco, come mirtilli e more, nel cioccolato così come in alcuni semi oleosi come le arachidi e i pistacchi.

Le fonti più comuni di resveratrolo presenti in natura.

Proprietà del resveratrolo

Il resveratrolo vanta innanzitutto potenti proprietà antiossidanti. Oltre a questo aspetto, gli effetti benefici del resveratrolo non sembrano esaurirsi qui. Infatti gli sono state attribuite proprietà antinfiammatorie, endotelio-protettive e sirtuino-stimolanti, in particolare della SIRT1 (un importante mediatore di fenomeni quali l’infiammazione e l’invecchiamento).

Ad avvalorare quest’ultima proprietà del resveratrolo sono stati alcuni importanti studi preliminari condotti nel 2008, i quali hanno portato ad ipotizzare il suo ruolo nella riduzione della disfunzione cardiaca legata all’età ed estendere la durata della vita. Tuttavia, questa ipotesi non è ancora stata confermata in esperimenti su organismi-modello superiori (mammiferi).

Il resveratrolo: dall’ampeloterapia alla sua scoperta

Innanzitutto, la cultura della vite, dalla sua scoperta fino alla nascita di una tecnica vinicola vera e propria, è in realtà un viaggio millenario intessuto di miti, arte e vicende dei popoli.

Simbolo dell’autunno, la pianta di vite, con i suoi grappoli d’uva, era associata al dio Dioniso durante le libagioni in epoca arcaica. Ma c’è di più. L’utilizzo dell’uva per scopi medicamentosi appare già in alcuni scritti del greco Ippocrate, che ne consigliava il succo per combattere la febbre, come diuretico, come antisettico e aiuto nelle convalescenze.

In epoca successiva, l’ampeloterapia (dal greco ampelos che significa appunto “vite”) quale rimedio terapeutico divenne assai frequente, soprattutto nella preparazione di decotti a base di erbe medicinali. L’uva e il vino sono infatti raccomandati da Galeno ai soldati come tonico ricostituente, o ancora riportati da Plinio il Vecchio nella sua autorevole opera Naturalis Historia.

Affresco di epoca medievale. Il vino ha una lunga tradizione in ambito medico e salutistico, ancor prima della scoperta del resveratrolo nella sua composizione.

Tali considerazioni sono rimaste invariate tra i proseliti della Scuola Medica Salernitana (IX-XII secolo), e così con Paracelso (XV secolo), sino ai giorni nostri.

Nel 1939 fu isolata per la prima volta dalle radici di Elleboro bianco (Veratrum Grandiflorum), una pianta velenosa utilizzata a scopo curativo in Cina e Giappone, una sostanza a cui fu dato il nome di resveratrolo (dal latino res “cosa” e veratrum “Veratro”). Dopo alcune indagini in vitro, non solo si notò che il resveratrolo aveva proprietà singolari, ma fu possibile anche rintracciarlo in circa 70 specie vegetali. Tra queste, la buccia degli acini di Vitis Vinifera (la vite comune, appunto).
Le tanto decantate proprietà della vite, che fino ad allora avevano goduto di una fama incomputabile, adesso trovavano riscontro su basi scientifiche.

Il «paradosso francese»: resveratrolo e falsi miti

Ma non è finita qui. Il resveratrolo è stato anche alla base di un acceso dibattito fra gli studiosi. Un dibattito passato alla storia come il “paradosso francese“, termine introdotto nel 1992 dal francese Serge Renaud. Lo scienziato, confrontando la popolazione americana con quella francese, aveva notato come quest’ultima avesse un’incidenza relativamente bassa di disturbi coronarici, pur consumando una dieta ricca di grassi saturi. La ragione di tale proprietà era, secondo Renaud, evidentemente da ricercare nei polifenoli di cui il vino è ricco, in particolare nel resveratrolo.

A partire dal 1998, tuttavia, diversi autori sottolinearono i principali criticismi di tale postulato. Innanzitutto, secondo questi, vi era l’impossibilità di dimostrare che le proprietà biologiche mostrate in vitro fossero riproducibili in vivo: considerando che per assumere adeguate quantità di polifenoli il consumo di vino doveva essere ben più elevato che due-tre bicchieri al giorno, a quel punto l’organismo sarebbe stato esposto agli effetti negativi dell’alcol.

Inoltre, l’attenzione della stampa riservata al resveratrolo e a questa teoria nascondeva evidenti interessi economici, soprattutto per i produttori di vino. A tal proposito, un professore dell’Università del Connecticut, tale Dipak Das, venne accusato nel 2012 di frode: vi erano in effetti evidenze del fatto che avesse manipolato, ricorrendo ad inesattezze scientifiche, le proprietà benefiche del resveratrolo nei suoi studi.

Il resveratrolo nella letteratura scientifica

Ad oggi, i possibili effetti benefici di questo composto sono stati ampiamente studiati. Conseguentemente a ciò, basterebbe infatti pensare che fino al 2000 su PubMed si contavano “appena” 200 pubblicazioni. Invece, dal 2001 al 2014 sono presenti oltre 10.000 papers che investigano le numerose azioni preventive del resveratrolo su diverse patologie.

Il resveratrolo sarebbe innanzitutto attivo nel contrastare i fenomeni infiammatori, per la sua capacità di inibire la perossidazione lipidica, di chelare gli ioni metallici e di agire contro i radicali liberi.

In aggiunta, alcuni studi in vitro avrebbero attribuito al resveratrolo la capacità di bloccare la produzione della cicloossigenasi–2 (COX-2), l’enzima che trasforma l’acido arachidonico in prostaglandine infiammatorie, e di inibire l’aggregazione piastrinica, tramite un blocco irreversibile della sintesi degli eicosanoidi.

Con riferimento all’attività antitumorale, vista la numerosa variabilità dei risultati negli esperimenti in vivo su animali e umani, non ci sono ad oggi prove effettive dell’effetto positivo del resveratrolo.

Non meno importante è la nota azione antivirale attribuita alla molecola su Rhinovirus, virus dell’influenza A e virus respiratorio sinciziale (RSV), grazie a due azioni: una diretta, correlata alla sua capacità di interferire con la sintesi delle proteine virali tardive per blocco diretto della protein-chinasi C (PKC), e una immunostimolante, per l’aumento della produzione di interferone gamma (IFN-γ) e interleuchine 2 e 12 (IL-2 e IL-12).

Il resveratrolo: una possibile arma contro il nuovo Coronavirus?

La storia del resveratrolo quale possibile opzione di origine naturale, da testare per la prevenzione ed il trattamento del nuovo Coronavirus, inizia nel 2017, quando la rivista BMC Infectious Diseases pubblicò un articolo nel quale la molecola era risultata efficace in uno studio in vitro su cellule di MERS-Cov, o Coronavirus Mediorientale, manifestatosi nel 2013 in Medioriente e in seguito diventato epidemico nel 2018. Il lavoro sopracitato è stato chiaramente effettuato su cellule e non su esseri umani, inoltre su un altro ceppo di Coronavirus e non sul SARS-CoV-2.

In base ai risultati di questo studio ed alle proprietà già note del resveratrolo, la rivista scientifica Nature Reviews Drug Discovery il 10 febbraio lo ha inserito in una tabella di potenziali antivirali utili a contrastare l’emergenza.

resveratrolo
Il resveratrolo è stato indicato dalla rivista Nature Reviews Drug Discovery come unica opzione naturale nella lotta al COVID-19.

In un’intervista del 25 febbraio dell’Ordine Nazionale dei Biologi all’immunoallergologo Andrea Del Buono e al biologo Daniele Tedeschi è stato consigliato il resveratrolo per la profilassi.

Risalgono invece, rispettivamente al 12 marzo e al 12 aprile, il report della Saw Swee Hock School of Public Health della National University of Singapor e l’intervista al premio Nobel per la Medicina 2008, Luc Montagnier, i quali confermerebbero le potenziali proprietà del resveratrolo contro il COVID-19.

Conclusioni

Fino ad oggi la quasi totalità dei dati prodotti sul resveratrolo ad uso terapeutico proviene quasi esclusivamente da studi in vitro e in vivo su animali. Un approccio, questo, che non sempre garantisce risultati attendibili, o quantomeno riproducibili sull’uomo. Anche per quanto concerne la sua attività antivirale, vi sono alcuni dati positivi a riguardo, ma l’efficacia sull’uomo e sul COVID-19 non è stata ancora comprovata. Pertanto sono innanzitutto necessarie ulteriori evidenze scientifiche sul resveratrolo.

Tuttavia essendo una molecola naturale priva di importanti effetti collaterali, è possibile l’assunzione di resveratrolo a titolo precauzionale in zone ad alto rischio contagio, in aggiunta alle norme igieniche e comportamentali basilari già previste dal protocollo sanitario.

Fabio Capone

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Sitografia

https://it.wikipedia.org/wiki/Resveratrolo#cite_note-Subbaramaiah-1999-108

https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/aggiornamenti

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