Chi erano i cavalieri templari? Origine e fine della loro storia

Nel corso delle crociate, presero vita alcuni ordini monastici di natura militare. Tra gli i vari ordini nati nel primo XII secolo spicca quello dei Templari, intorno al quale ruotano miti e leggende che non cessano di affascinare gli appassionati di storia medievale.

Ma chi erano veramente i Templari?

All’inizio del XII secolo una decina o una ventina di cavalieri si riunirono attorno ad un nobile di Champagne: il conte Ugo di Payns. Pare che avessero deciso di consacrare il resto della loro esistenza alla difesa dei Luoghi Santi e dei pellegrini contro le incursioni degli infedeli.

Tra il 1118 e il 1120, re Baldovino II di Gerusalemme lasciò a loro disposizione la moschea di al-Aqsa vicino al Tempio di Salomone. Da allora, i cavalieri vennero chiamati milites Templi, Templarii. Questi giurarono davanti al patriarca di Gerusalemme di difendere i cammini per la Terrasanta e di osservare i tradizionali voti monastici: povertà, castità e obbedienza.

Pochi anni dopo, Ugo di Pays tornò in Occidente con lo scopo di dare ai Templari una regola riconosciuta dalla Chiesa e arruolare nuovi membri, regola che venne elaborata nel 1129 al concilio di Troyes. La fortuna di Ugo fu d’incontrare Bernardo di Clairvaux; questo era l’uomo più autorevole della Chiesa del tempo, il quale lodò il sorgere di questa nuova cavalleria scrivendo il trattato De laude novae militiae.

La doppia natura dei Templari: monaci-guerrieri, purezza e forza

Baldovino II cede la sede del Tempio a Ugo de Payns

Può stupire l’esplicito riconoscimento della liceità di portare le armi e uccidere, ma queste erano le premesse di un’idea di guerra santa e di martirio che aveva avuto piena legittimità dalla Chiesa. Nel trattato sopracitato De laude novae militiae di Bernardo di Clairvaux si legittima la violenza dei militi di Cristo in quanto salvifica, in grado appunto di assicurare la vita eterna al cavaliere.

«…perché la morte per il Cristo, che sia inferta o che sia subita, non ha nulla di dilettuoso, anzi rende ancor più meritevoli di gloria. Infatti, nell’uno e nell’altro caso, o si acquisisce al Cristo o si acquisisce il Cristo: il Quale accetta volentieri la morte del nemico a titolo di riparazione, ma ancor più volentieri offre se stesso al cavaliere caduto come consolazione.»

Votati alla povertà ma ricchi e audaci

I Templari, reclutati dal mondo aristocratico, si distinsero per la capacità di combattere e furono concessi loro ampi privilegi nei decenni successivi. Papa Celestino V consentì al Tempio di avere preti, chiese e cimiteri propri e autonomi dall’autorità ecclesiastica. L’Ordine era molto ricco grazie alle tante donazioni provenienti da quanti entravano nel Tempio, ma anche da chierici e laici per vari motivi, come varia è l’entità di tali donazioni: intere proprietà, castelli, diritti di riscossione di imposte, perfino oggetti e animali.

I Templari si incaricarono di gestire anche le decime per la crociata che ammontavano a cifre esorbitanti e questa trasformazione da cavalieri a “banchieri” fu una delle ragioni del loro successo, ma anche della loro rovina, come dimostra lo scontro con il re di Francia Filippo il Bello nei primi anni del Trecento.

L’Ordine ebbe uno straordinario successo anche in Occidente: centinaia di case templari nacquero in tutta Europa ma la sua ricchezza, sulla quale si è tanto favoleggiato, era finalizzata ad uno scopo che il Tempio non dimenticò mai: la difesa della Terrasanta.

Il preludio alla fine

Con l’affluire di tanta ricchezza, l’Ordine finì per costituire una temibile potenza economica-politica, oltre al fatto che i vari membri furono accusati di eresia, idolatria e sodomia. Ma forse l’elemento decisivo che li mise in cattiva luce fu la modificazione della pratica della crociata, la quale era diventata una macchina per drenare soldi alla cristianità per poi finire regolarmente in un fiasco. Dunque, a cosa servivano gli Ordini militari visto che la Terrasanta stava cadendo di nuovo in mano musulmana?

Templari
Il rogo su quale arsero vivi l’ultimo Maestro Jacques de Molay e Goeffrey de Charnay

Papa Clemente V informò Jacques de Molay, Maestro dell’Ordine, delle accuse che circolavano e questi lo aveva esortato ad avviare un’inchiesta. Il papa comunicò questo proposito al re di Francia che rispose prontamente, disponendo l’arresto di tutti i Templari nel territorio del regno. Il papa protestò contro quella che gli appariva come una diretta offesa, ma il fatto che i Templari francesi cominciassero a confessare gli addebiti, obbligò il pontefice ad agire. A questo punto i sovrani europei non potevano ignorare la faccenda e procedettero all’arresto e agli interrogatori.

La fine del Tempio

L’uniformità delle confessioni dei Templari è la spia che si era dinanzi a processi pilotati, fatti di intimidazioni e torture. Il papa si rese conto che da una parte condannarli sarebbe stata un’infamia, dall’altra sconfessare il re di Francia era per lui impossibile. Fu così che con la bolla Vox in excelso scioglieva l’Ordine del Tempio.

Nel 1314 Jacques de Molay e i suoi collaboratori vennero portati dinanzi ad una commissione di ecclesiastici francesi che li condannava al carcere perpetuo. Fu a questo punto che il Maestro e il precettore di Normandia Goffredo di Charney proclamarono la ritrattazione delle loro confessioni. Preferivano morire piuttosto che vivere nella vergogna.

Quella stessa sera, di fronte ai giardini del Louvre, Molay e Charney affrontarono il rogo.

Fu cosi che l’Ordine scomparve e subito fiorirono le leggende in cui si mescolano coraggio e misteri, spiritualità e martirio.

Anna Della Martora

Bibliografia

Franco Cardini, I Templari, Giunti, 2011.

L. Provero, M. Vallerani, Storia medievale, Le Monnier, Firenze, 2016.