Il Signore degli Anelli: analisi della trilogia di Peter Jackson

Diretto da Peter Jackson basandosi sui romanzi di J. R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli (The Lord of the Rings) è la saga fantasy con il maggior numero di oscar conquistati. I tre film che la compongono hanno, infatti, ottenuto un totale di ben diciassette statuette, oltre a vari riconoscimenti internazionali.

La trilogia ha, inoltre, un cast di altissimo livello composto sia da giovani all’epoca ancora poco conosciuti ma estremamente validi come Elijah Wood ed Orlando Bloom che da volti noti come Viggo Mortensen, Ian Mckellen, Christopher Lee e Cate Blanchett. Le riprese de Il Signore degli Anelli si sono svolte tra i boschi della Nuova Zelanda, terra di origine dello stesso Jackson. Ciascuna pellicola ha una durata di circa duecento minuti che scorrono però in modo fluido e senza punti morti.

Il Signore degli Anelli: immutabilità e mutevolezza dei personaggi

I protagonisti della saga presentano caratteristiche fisiche e caratteriali assai differenti tra loro, poiché diversi sono i loro vissuti, aspirazioni e paure. Essi sono però uniti da un unico intento: impedire al malvagio Sauron di rimpossessarsi dell’Anello del Potere, formidabile strumento da lui forgiato secoli addietro, gettandolo tra le fiamme del Monte Fato.

Ogni personaggio, buono o malvagio, ha un’importanza chiave all’interno della narrazione. Particolarmente ambiguo quanto determinante risulta essere il ruolo attribuito a Smeagol e al suo alter ego Gollum (Andy Serkis) che altternano atteggiamenti benevoli ad atti di pura malvagità.

Le battute, a volte forzatamente prosaiche, vengono precedute e seguite da musiche che bene rendono il senso di epicità di cui è intriso il romanzo.

L’Anello e la corruttibilità degli uomini

Il Signore degli Anelli

Al contrario di quanto accade in altre saghe fantasy ne Il Signore degli Anelli l’antagonista non agisce in maniera diretta contro i propri nemici. Sauron, infatti, si serve dell’Unico Anello per ingannare e corrompere gli uomini sfruttandone le debolezze.

Il Signore degli Anelli mescola ed alterna personaggi immutabili nella loro tendenza al bene, quali Gandalf ed Aragorn, ad altri emotivamente instabili e pertanto inclini a subire il fascino del male come Boromir, Frodo e Gollum. Com nel romanzo anche nelle pellicole manca la figura del protagonista principale, assunta forse dallo stesso Anello quale metafora del male assoluto.

Davide Gallo