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Dall’inizio del Duecento, per circa due secoli, nel vasto territorio euroasiatico esteso dall’Europa centrorientale alla Cina si sviluppò il vasto Impero dei Mongoli, popolazioni seminomadi provenienti dall’attuale Mongolia.
Si affermò in questo periodo la figura di Temujin, detto Gengis Khan, ovvero “signore oceanico”. Egli diede unità a tribù disomogenee ora sottoposte a uno stesso sovrano e a una medesima legge, le quali organizzate militarmente, si lanciarono alla conquista del mondo.
Ma come si trovavano i Mongoli così lontani dalle loro sedi? A cosa era dovuto il loro enorme successo?
A partire dal 1206 Gengis Khan nell’arco dei due decenni successivi estese il proprio dominio su buona parte dell’Asia centrale e orientale.
Le popolazioni che si sottomisero spontaneamente non subirono danni, quelle che invece opposero resistenza furono decimate e videro devastate le loro città; si calcolano all’incirca dieci milioni di morti. Ai territori soggetti fu imposta una rudimentale amministrazione, furono ricostruite città distrutte e fu fondata una capitale a Karakorum (antica città della Mongolia). Qui avevano sede gli organi centrali dello Stato e dove affluivano gli uomini di cultura ospitati a corte.
Dopo la morte di Gengis Khan, i Mongoli o Tatari (deformazione del termine Tartari adoperato in Europa, dove le immani distruzioni da loro causate li fecero considerare mostri infernali), continuarono ad espandersi. Fu così completata la conquista della Cina e della Corea, fu sottomessa l’intera Persia, si spinsero fino ai principati russi, in Polonia, e poi a sud-ovest verso l’Armenia, la Mesopotamia, la Siria e l’Egitto.
Gengis Khan organizzò militarmente abili e cavalieri e combattenti, e mise in piedi un’armata gigantesca composta da 150000 uomini, soggetta a una ferrea disciplina.
Ogni unità aveva un comandante, responsabile non soltanto dei suoi uomini, ma anche delle loro famiglie. Infatti dell’esercito facevano parte anche le donne, che avevano un ruolo di supporto, ma erano addirittura chiamate a combattere in caso di emergenza.
Fu molto curato l’equipaggiamento: ogni soldato aveva due archi, due spade, quattro scudi e tanti altri attrezzi. Successivamente, quando i mongoli mirarono alla conquista dei grandi imperi, si impadronirono delle tecniche per assalire le città fortificate, come macchine di assedio e ordigni esplosivi che impararono a fabbricare dai cinesi.
Il vastissimo Impero conquistato venne diviso in quattro distinti ambiti di dominazione (khanati) destinati a differenziarsi sempre di più tra di loro. Tra questi ebbe particolare preminenza il Gran Khan, che comprendeva le attuali Russia sudorientale, Mongolia, Cina e Corea. Il Gran Khan raggiunse il massimo splendore al tempo di Kubilai (1260-1294), il quale trasferì la capitale da Karakorum a Pechino.
In Cina si affermò un’economia prospera e con una classe dirigente assai raffinata, e fu così che i rozzi costumi dei Mongoli si venivano lentamente modificando, grazie anche alla conversione al Buddhismo. Vane furono le tante missioni cattoliche inviate dal papa.
Con l’unificazione e la relativa pacificazione (pax mongolica) delle regioni asiatiche sotto i Mongoli si crearono le condizioni per un contatto diretto fra Oriente e Occidente, facilitando la circolazione delle merci e gli scambi culturali lungo “La Via della Seta”.
A tal proposito ricordiamo i viaggi (che si svolsero dal 1260 al 1295) dei fratelli veneziani Matteo e Nicolò Polo e del figlio di quest’ultimo, Marco, che li narrò nel Milione, opera che contribuì a diffondere l’immagine dell’Oriente come un paese delle meraviglie e delle ricchezze.
[…] e quivi troverebbe fiumi di latte, di vino e di méle […] quando li giovani si svegliavano e si trovavano là entro e vedeano tutte queste cose, veramente credeano essere in paradiso.
Dopo tanta prosperità e ricchezza, il XIV secolo vide la decadenza dell’Impero Mongolo. Questo fenomeno è da ricondurre alla sproporzione fra l’esiguità numerica dei dominatori e l’ampiezza dei territori dominati, oltre alle difficoltà di integrazione fra la cultura di una popolazione nomade e quelle dei popoli sedentari assoggettati.
Attaccati dai Cinesi a Est e dai Turchi a Ovest, i mongoli furono cacciati dalla Cina e costretti a riparare oltreconfine e fu così che nel 1368 salì sul trono di Pechino la dinastia cinese dei Ming.
Anna Della Martora
A. Cortonesi, Il medioevo. Profilo di un millennio, Carocci editore, 2015.
G. Vitolo, Medioevo: i caratteri originali di un’età di transizione, Sansoni, 2000.
Per la citazione: G. Ferroni, L’esperienza letteraria in Italia, profilo storico e antologia. Dalle origini al Cinquecento, Einaudi scuola, 2006.
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