The minister’s black veil: un racconto di Nathaniel Hawthorne

Nathaniel Hawthorne è stato uno dei romanzieri americani più importanti dell’Ottocento. Famosissimo è il suo romanzo The Scarlet Letter (La lettera scarlatta), ambientato nel New England del XVII secolo. Di notevole importanza è stata anche la sua produzione di racconti, tra cui proponiamo qui The Minister’s Black Veil (Il velo nero del pastore).

La scrittura di Nathaniel Hawthorne

La narrativa dell’autore americano si concentra sui temi del fantastico e del soprannaturale. Spesso si creano situazioni paradossali che hanno messo i critici a dura prova, proprio come nel caso di The Minister’s Black Veil. La scrittura di Hawthorne è ricca di simboli e allegorie, attraverso i quali si cerca di sondare gli stati profondi della psiche umana.

Le sue storie sono spesso ambientate in America, bensì non quella del suo tempo ma quella del passato coloniale. Ricrea dunque le atmosfere spesso lugubri e oscure del periodo coloniale.

Tra i temi fondamentali della narrativa ritroviamo il peccato, la colpa, la dannazione, la paura, la superstizione. E spesso, infatti, la scrittura di Hawthorne è stata messa in relazione alla sua formazione profondamente puritana. Tuttavia, negli ultimi anni la critica si è impegnata a distinguere la figura della persona di Hawthorne a quella della suo io narrativo.

The Minister’s Black Veil di Nathaniel Hawthorne

hawthorneIn una domenica, giorno dedicato alla celebrazione settimanale, il pastore del villaggio si presenta davanti alla sua comunità col volto coperto da un velo di crespo nero. Si crea così un subbuglio tra i fedeli che cercano di capire il motivo dello strano velo indossato dal pastore Hooper. A discapito della forte curiosità della comunità, il pastore non spiegherà mai il motivo del velo, che indosserà fino alla fine dei suoi giorni. Solo sul letto di morte Hooper ne farà un chiaro riferimento con una battuta diretta e irriverente:

Why do you tremble at me alone?” […] “Tremble also at each other! Have men avoided me, and women shown no pity, and children screamed and fled, only for my black veil? What, but the mystery which it obscurely typifies, has made this piece of crape so awful? When the friend shows his inmost heart to his friend; the lover to his best beloved; when man does not vainly shrink from the eye of his Creator, loathsomely treasuring up the secret of his sin; then deem me a monster, for the symbol beneath which I have lived, and die! I look around me, and, lo! on every visage a Black Veil! [1]

Analisi dell’opera di Nathaniel Hawthorne

The Minister’s Black Veil è uno dei racconti più famosi e conosciuti di Hawthorne. Ed è anche uno dei racconti che ha messo a più dura prova i critici dello scrittore americano. Le difficoltà interpretative del racconto, che sono legate al motivo del velo nero indossato dal reverendo, non sono ancora state risolte dalla critica.

Da un lato c’è chi assimila il personaggio del pastore alla figura di un santo o di un profeta, che richiama col suo velo al pentimento. Dall’altro c’è chi lo ritiene un peccatore senza salvezza, quasi una specie di anticristo. Famosa l’interpretazione di Edgar Allan Poe, grande ammiratore di Hawthorne, che sostenne che il velo nero rappresentasse il crimine che il reverendo aveva compiuto contro una giovane fanciulla citata nel testo.

La battuta finale

Anche la battuta finale del pastore è stata a lungo presa in considerazione dalla critica nell’analisi interpretativa del racconto. In questa prospettiva il velo sarebbe un simbolo delle finzioni di cui ogni uomo si circonda quotidianamente. Col suo velo nero, il reverendo lancerebbe dunque una sfida ai suoi fedeli contro la vigliaccheria e l’ipocrisia da cui nessuno può ritenersi escluso.

Tutte queste interpretazioni, comunque, sono legate alla dimensione morale del racconto. Ma ci sarebbe un’altra dimensione che pure andrebbe presa in considerazione, ed è quella simbolica. Da questa prospettiva la questione morale che investe la figura del pastore è di minore importanza.

Il velo come simbolo

Il velo nero andrebbe dunque considerato come un oggetto simbolico. Secondo il critico Hyatt Howe Waggoner, al centro della narrativa di Hawthorne ci sarebbe il fallimento del significato. Il fallimento del significato è un processo simbolico, poiché la relazione tra il simbolo e il referente si rompe completamente. E gran parte della produzione letteraria di Hawthorne andrebbe letta secondo quest’ottica.

The Minister’s Black Veil preparerebbe dunque il terreno verso questo fallimento. Il velo nero non sarebbe altro che il mistero, ciò che è nascosto all’occhio umano, e il significato dell’oggetto cade nel momento stesso in cui si rivela.

Lo spettacolo di Romeo Castellucci

Romeo Castellucci, fondatore della famosa compagnia teatrale Socìetas Raffaello Sanzio, ha tratto un intenso spettacolo dal romanzo di Nathaniel Hawthorne. Interpretato da William Defoe, il reverendo si mostra al pubblico per dire un lungo sermone. Il sermone è quello che il pastore col vero nero avrebbe recitato durante la celebrazione domenicale, ma di cui Hawthorne non riporta una sola parola. Ecco che dunque il testo di Claudia Castellucci immagina quello che il reverendo avrebbe detto alla sua comunità di fedeli, sconvolta dal velo nero che gli copre il volto. E col volto coperto recita l’attore per tutto il tempo, provocando negli spettatori la stessa sensazione provata dai fedeli del racconto.

Salvatore Cammisa

Fonti e traduzioni

Nathaniel Hawthorne, Short Stories, La Biblioteca Repubblica L’Espresso, Roma, 2016

[1] “Perché voi tremate solamente di fronte a me? […] Tremate anche gli uni dinanzi agli altri! Forse che gli uomini mi hanno evitato, forse che le donne non mi hanno mostrato alcuna compassione, e forse che i bambini sono scoppiati a piangere e sono fuggiti via solamente per il mio velo nero? Che cosa, se non il mistero al quale esso confusamente rimanda, ha reso tanto terribile questo pezzo di crespo? Ah, quando l’amico mostrerà l’intimo del suo cuore all’amico, e l’innamorato al suo più caro amore; quando l’uomo non rifuggirà più vanamente dallo sguardo del suo Creatore, nel disgustoso intento di tenere celato il segreto del suo peccato; allora sì, consideratemi un mostro, per il simbolo sotto il quale sono vissuto, e ora muoio! Mi guardo intorno ed ecco! Su ogni viso, un velo nero!”