Letteratura gotica

Heinrich Heine, un poeta “da denuncia”

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Non han ne gli sbarrati occhi una lacrima,
Ma digrignano i denti e a’ telai stanno.
Tessiam, Germania, il tuo lenzuolo funebre,
E tre maledizion l’ordito fanno –
Tessiam, tessiam, tessiamo! (Heinrich Heine, Die schlesischen Weber, I strofa)

(Im düstern Auge keine Träne, / Sie sitzen am Webstuhl und fletschen die Zähne: / Deutschland, wir weben dein Leichentuch, / Wir weben hinein dein dreifachen Fluch- / Wir weben, wir weben!)

Eugene Delacroix, La liberté guidant le peuple, 1830

La rivoluzione di luglio, scatenatasi a Parigi nel 1830 e arginata dopo pochi giorni, provocò in tutta Europa non solo un cambiamento del clima politico, ma anche la nascita di importanti movimenti culturali come la Junges Deutschland (“Giovane Germania”) in Germania.  I membri di questa nuova corrente (il cui nome deriva da un corso di letteratura tedesca tenuto da un professore dell’università di Kiel) non erano accomunati da una stessa tendenza estetica: ciò che legava autori del calibro di Heinrich Heine, Heinrich Laube, Ludolf Wienbarg e Theodor Mundt erano i valori di libertà e rinnovamento in contrapposizione al tradizionalismo che in quell’epoca regnava sovrano in Europa e in Germania. Nei lavori di questi poeti (la cui pubblicazione, in seguito ad un editto reale, fu vietata a tutti gli editori) possiamo individuare un forte legame con il processo di industrializzazione e di sviluppo economico che nel XIX secolo vede la Germania protagonista.

Heinrich Heine, un poeta del suo tempo

Il poeta tedesco Heinrich Heine

Heinrich Heine è sempre stato un poeta molto attento alla questione sociale e ai problemi del suo tempo. In occasione della morte di Goethe, avvenuta il 22 marzo 1832, scriverà: “Ende der Kunstperiode”. Con questa affermazione, Heine vuole sancire la fine di un’epoca durante la quale è stato impossibile creare un vero legame tra arte e realtà. Il poeta della Junges Deutschland si oppone a quest’ultima tendenza, cercando di instaurare attraverso le sue opere un nuovo rapporto tra letteratura e problemi sociali. Un esempio di ciò si può rintracciare nella poesia “Die Schlesischen Weber” (“I tessitori slesiani”), per la cui composizione Heine prende spunto da un evento realmente accaduto.

Una spietata denuncia

Nel 1844 i tessitori slesiani si ribellano alla stremante concorrenza inglese e alla scarsa assistenza da parte del governo. A tale rivolta, soffocata nel sangue, Heine dedica la poesia “Die schlesischen Weber” che ebbe un grande successo in tutta Europa e che, a causa della censura, fu pubblicata su dei volantini distribuiti alla popolazione. Quest’ultimo dettaglio spiega il lessico semplice e facilmente comprensibile da tutti adoperato da Heine. La poesia non si sofferma solo sulle difficili condizioni di vita dei tessitori slesiani, ma anche sul tradimento della patria in seguito all’ordine di reprimere la rivolta nel sangue:

Maledetta la patria, ove alta solo
Cresce l’infamia e l’abominazione!
Ove ogni gentil fiore è pesto al suolo,
E i vermi ingrassa la corruzione.
Tessiam, tessiam, tessiamo!

(Ein Fluch dem falschen Vaterlande, / Wo nur gedeihen Schmach und Schande, / Wo jede Blume früh geknickt, / Wo Fäulnis und Moder den Wurm erquickt – / Wir weben, wir weben!)

Sfruttati da un sistema economico sempre più crudele, i lavoratori sono considerati e trattati alla stregua di animali. Tale sensazione è data non solo dal verbo fletschen nel II verso della I strofa (letteralmente “digrignare i denti”), ma anche dall’ultimo verso della III strofa:

Or come cani mitragliar ci fa

(und uns wie Hunde erschiessen läßt)

La triade maledetta

ll componimento, dal ritmo incalzante dato dalla ripetizione, alla fine di ogni strofa, di “wir weben, wir weben!” (“noi tessiamo, noi tessiamo!”), si rivolge e maledice destinatari differenti: Dio (“Maledetto il buon Dio! Noi lo pregammo / Ne le misere fami, a i freddi inverni“) la patria e il re:

E maledetto il re! de i gentiluomini,
De i ricchi il re, che viscere non ha (…)

(Ein Fluch dem König, dem König der Reichen, / Den unser Elend nicht konnte erweichen)

Il riferimento a questa triade non è casuale: quest’ultima, infatti, appartiene sia alla tradizione militare (a questa “trinità” il soldato giurava fedeltà) che a quei giovani volontari tedeschi che, per amore di questi valori, combatterono anni prima contro Napoleone.

Pia C. Lombardi

Curiosità

Questa poesia di Heine è stata tradotta dal tedesco da Giosuè Carducci e pubblicata nelle Rime Nuove nel 1906 con il titolo “I tessitori” (per visualizzare la traduzione completa, clicca qui).

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Pia Lombardi

Laureata in germanistica, dalle scuole medie nutre una grande passione per tutto ciò che è tedesco, dalla lingua alla letteratura (un po' di meno per la cucina). A chiunque conosca, consiglia di leggere gli autori da Goethe in poi (in particolare Heinrich von Kleist). I suoi articoli per "laCooltura" vogliono sensibilizzare i lettori alla causa tedesca e avvicinarli ad autori spesso sconosciuti.

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